Rimisi frettolosamente lo scontrino nella tasca dei jeans e uscii dalla stanza. Sapendo che non sarei riuscita a chiudere occhio, mi appollaiai sulle scale con il pugnale stretto in mano e nascosto sotto la felpa, che avevo appoggiato sulle gambe.
Ero paralizzata dal terrore. Se all'inizio della missione ero così nel panico, come avrei fatto a tornare a casa senza prima aver avuto un esaurimento nervoso? Ah, già, io non avevo una casa a cui tornare.
Non riuscivo nemmeno a muovermi, tanto avevo paura. Quando sentii le scale al piano di sotto cigolare, temetti che il cuore mi esplodesse. Ormai stava diventando buio, e la prima cosa che vidi fu la mano di una donna anziana che teneva una candela accesa sopra la testa, in modo da illuminare le scale. Strinsi più forte il pugnale e mi preparai a utilizzarlo, nel caso fosse stato un mostro. L'ombra dell'essere mi mise i brividi, e ripassai mentalmente le mosse che Percy mi avevo insegnato nell'ultima settimana.
-Che cosa ci fai qui, cara?- mi chiese la signora della hall. Lasciai andare un sospiro di sollievo e rilassai i muscoli. Era solo una normalissima mondana che lavorava in quel posto.
-Se sei rimasta chiusa fuori ho le chiavi di riserva- mi informò.
-Oh, no, non è per questo che sono qui, ma grazie mille. Solo... non è che c'è un ristorante qui, o un posto dove mangiare?- cercai di sviarla.
-Andare al bar questa mattina non ti è bastato, tesoro?- mi chiese facendo un sorriso inquietante. In quel momento, mentre lei si avventava su di me, feci due più due: quella donna non sapeva parlare italiano; non sapeva dove ero stata con Marco. O meglio, non avrebbe dovuto saperlo.
Senza esitare un attimo, lanciai il pugnale. Lei urlò, e quando le si conficcò nel petto esplose in una colonna di fumo.-Ma che diamine...- esclamò Percy vedendomi rannicchiata sulle scale. Sembrò notare dopo il pugnale conficcato nel muro davanti a me. Sbigottito, andò a sfilarlo sotto il mio sguardo attento. Dovevo essere sconvolta, perché mio fratello sembrava non volersi avvicinare più di tanto a me, forse temendo che lo avrei aggredito senza alcuna motivazione.
-Ehi Marti... rilassati, ok? Ci sono qui io con te.
Dopo un minuto di silenzio, mi chiese di potersi avvicinare. Come se prima non riuscissi a muoversi, in quel momento mi sbloccai e mi gettai fra le sue braccia. La mia testa gli arrivava a stento sotto il mento. Senza che lui mi chiedesse nulla, iniziai a raccontare tra i singhiozzi.
-C'era la signora... quella della hall... e lei sapeva delle cose. Cose che non avrebbe dovuto sapere. Ho lanciato il pugnale ed è esplosa.
-Marti... non puoi avergli dato così tanta forza da permettergli di rimanere attaccato al muro dopo aver trapassato il corpo del mostro. Nemmeno io ci riuscirei.
Qualcosa fece click nella mia testa. Era vero. E avevo visto chiaramente che dopo aver ucciso il mostro il pugnale era caduto a terra. E allora perché avrebbe dovuto essere nel muro? Possibile che avessi immaginato tutto?
-Perché eri qui?
-Non riuscivo a dormire- gli spiegai semplicemente, ma omettendo il particolare del messaggio lasciato sullo scontrino del bar.
-Potevi svegliare qualcuno, sai? Non avresti dovuto stare qua da sola.
-Non volevo. Prima sono stata un po' con Marco, ma poi lui è tornato a dormire. E io sono rimasta qua fuori.
Purtroppo per me, non sono mai stata una buona attrice, e nascondere le cose non era proprio il mio forte.
-Cosa mi stai nascondendo?- mi domandò sospettoso allontanandosi da me quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi. I suoi erano identici ai miei, e mi sembrò di guardarmi allo specchio. Così mi fu più facile mentire: erano innumerevoli le volte in cui avevo ripetuto qualcosa allo specchio per convincermene.
-Niente, perché?
-Non mi stai raccontando tutto... credo- sembrava già meno convinto.
-Non ho fatto nient'altro.
-Oh. Okay. Beh, vediamo un po' che ora è. Le otto meno un quarto, quindi possiamo svegliare gli altri e ripartire. In realtà avremmo dovuto svegliarci alle sette, ma va bene così.
-Aspetta, cosa? Non è possibile che siano già le otto di sera!
-Perché no?
-Perché saranno stati venti minuti fa che sono tornata con... o forse no. Forse ho solo bisogno di riposare.
Percy mi rivolse uno sguardo dolce. -Andiamo a svegliare gli altri.
Si diresse verso la stanza di Marco e Andrea, mentre io in quella di Silvia. Ma quando entrai lei era già sveglia, così le dissi di prepararsi in fretta che saremmo andati via e uscii per andare a svegliare Annabeth. Fuori, nel corridoio, trovai Percy, Marco e Andrea che mi fissavano in cagnesco.
-Perché non hai detto a me o a chiunque altro del messaggio?- esordì mio fratello.
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Incroci
FanfictionMartina è una ragazza come tante altr... No, riformulo. Martina è una ragazza problematica. È stata espulsa da tutte le scuole ed è stata adottata da cinque famiglie diverse. Ma lei si sente a suo agio solo quando legge. Da buona lettrice, capisce s...