The forgotten

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"Mi chiamo Gerard Way e ufficialmente sarei morto"

Quella frase continua a rimbombare nella mia testa come un eco senza fine; la mia mente l'ha registrata e adesso come un ripetitore fa rimbalzare il suono della sua voce per tutte le pareti del mio cervello.

Ormai lo sto fissando da una serie indefinita di minuti, sono immobile, bloccato, non riesco a mettere insieme nessun tipo di pensiero logico. Lui continua a fissarmi, forse, in attesa di una qualche risposta che ritarda sempre di più ad arrivare. Ma cosa diavolo dovrei rispondere ad uno che si spaccia per un ragazzo morto?

Tutto ciò suona così dannatamente assurdo, non è possibile, lui non è Gerard Way, Gerard Way è stato seppellito stamattina sotto sette metri di terra. Mi sta prendendo ancora in giro, è ovvio, è l'unica spiegazione logica.

-T-tu non sei Gerard Way, lui è morto!- esclamo scuotendo la testa.

La bocca del ragazzo che mi sta di fronte si dischiude leggermente, come se la mia affermazione lo avesse lasciato esterrefatto. Non capisco, cosa c'è di così "scioccante" nell'affermare una cosa già saputa e risaputa?

-Sul serio non ti ricordi di me? E-ero così invisibile? E-ero così insignificante ai tuoi occhi?- la sua voce sembra quasi un sussurro strozzato da quelle che temo siano lacrime, eppure, nessuna goccia sembra solcare il suo volto.

Io continuo a non capire, perché mi sta parlando in questo modo? Cosa intende dire?

La mia mente in questo momento si sta affollando da così tanti pensieri contrastanti, così veloci e così sfuggenti, da non riuscire a stargli dietro e distinguerli. Ma nonostante ciò, le sue parole mi fanno un certo effetto; riesco a sentire un peso sul petto che mi fa sprofondare nell'angoscia, e un nodo alla gola che mi impedisce di produrre qualsiasi tipo di suono.

Muovo la bocca con scatti rigidi ma da essa non esce neanche una sillaba, deglutisco pesantemente e... dio, i suoi occhi. Mi ha puntato addosso quei fanali dalle sfumature verdastre, così grandi e così pieni da poterci affogare dentro; continua a fissarmi, mentre io a fatica cerco di formulare una qualsiasi risposta per poi finire col balbettare.

-I-i-i-i-io...-

-Quarta fila a destra vicino alle grandi finestre Frank! Dietro di te, durante l'ora di storia! Prima delle vacanze di natale, cazzo!- la sua voce si infrange su di me facendomi sussultare, ha lo stesso suono di uno specchio quando va in mille frantumi e il mio nodo alla gola non fa che crescere.

Indietreggio di qualche passo e senza accorgermene calpesto qualcosa che si rompe sotto il mio peso, sposto gli occhi sul pavimento e un coccio di vetro compare da sotto la suola. Istintivamente mi volto alle mie spalle, verso una delle mensole della libreria, e la palla con la neve che Jemia mi ha regalato qualche natale fa è distrutta; velocemente ritorno a guardare il ragazzo immobile di fronte a me, il suo viso sembra spaventato tanto quanto il mio, che sta succedendo?

Deglutisco per l'ennesima volta e stringo i pugni nel tentativo di far smettere le mie mani di tremare. Si, sto tremando e non per il freddo; il cuore mi batte all'impazzata e le ginocchia sono deboli, ma non le faccio cedere, non posso, stringo i pugni ancora più forte e digrigno i denti.

-C-chi sei tu- riesco a dire a denti stretti.

Lo vedo scuotere leggermente la testa, sembra lui quello incredulo.

-I-io sono Gerard, Frank...- dice facendo un passo pesante verso di me, facendomi indietreggiare automaticamente.

-C-come sai il mio nome?! C-come hai fatto a...- la voce mi si strozza nel fondo della gola non permettendomi più di continuare la frase, e forse, non voglio neanche farlo perché al solo pensiero di cos'è appena accaduto ho i brividi.

The ghost of youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora