~Capitolo 7~

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Aveva quasi baciato Dawn la sera prima. Le aveva quasi permesso di fargli perdere nuovamente la ragione. Lei lo aveva colto in un momento di particolare fragilità e non si sarebbe mai perdonato per questo, tutti quegli anni non erano bastati a fargli imparare la lezione a quanto sembrava. In realtà era Dawn molto brava a confonderlo, quando aveva percepito la sua mano calda e morbida sulla propria non aveva capito più nulla. Un secondo prima stava ammirando le stelle e maledicendo il suo passato mentre quello dopo si trovava ad un centimetro dalle labbra della ragazza; il suo profumo era più stordente di qualsiasi droga e più ammaliante di quello di una dea. Tutto sarebbe stato più facile da gestire se lei non lo avesse fissato come se volesse divorarlo, una parte di lui si era sentito così fiero per aver scatenato quella reazione in lei mentre l'altra lo malediva perché sapeva avrebbe ceduto. Infatti lo aveva quasi fatto, per fortuna quelle scale marce lo avevano riportato alla realtà, facendogli conficcare una scheggia di legno nel palmo. Il leggero pizzicore l'aveva risvegliato e in un secondo la realtà di ciò che stava per fare si era abbattuta su di lui come un blocco enorme di cemento. Si era allontanato in fretta da lei per dirigersi in casa, borbottando qualcosa che nemmeno ricordava più. Era stata una scelta giusta, lo sapeva, ma doveva ammettere con rammarico che baciare nuovamente Dawn era uno dei suoi desideri inconfessabili. Scese giù in cucina, venendo investito da un invitante profumino, proprio com'era successo la sera precedente, a quanto sembrava la bionda aveva preso possesso della sua cucina – non che la cosa gli dispiacesse. Appena entrò nella stanza vide sul piccolo tavolo due piatti di french toast e una caraffa di spremuta d'arancia venuta fuori chissà da dove, l'unica cosa che mancava in quel quadretto casalingo era proprio Dawn. Chissà dov'era finita quella matta. Diede uno sguardo al campo fuori dalla finestra, constatando con sollievo che la ragazza non si trovava tra il terreno e le erbacce a tentare di ridare vita a quella flora martoriata.

Si sedette a tavola, deciso a fare colazione in fretta per andare in giro a chiedere lavoro nelle fattorie della zona prima che potesse cambiare idea. Il solo pensiero di dover chiedere aiuto a quelle persone non lo entusiasmava per nulla anzi, avrebbe preferito tagliarsi un braccio e venderlo al mercato nero piuttosto. Però sapeva anche di non poter mantenere né lui né Dawn e nemmeno il bambino coi pochi risparmi che aveva messo da parte, ed anche quelli un giorno sarebbero finiti. Infilzò il french toast con la forchetta e diede il primo morso, ebbe la conferma che la biondina ci sapesse proprio fare in cucina. Si accinse a dare il secondo morso, ma uno strano verso lo fece bloccare stranito, rimase in attesa che quel rumore si ripetesse evitando anche di respirare. Dopo qualche secondo il suono si ripresentò e capì che erano conati di vomito. Preoccupato, si alzò e si diresse verso il piccolo bagno del piano inferiore, da dove sembravano provenire, e la scena che si ritrovò davanti gli fece stringere il cuore: Dawn era china verso il water, il viso terreo ed esangue, e sembrava stare molto male. Capì subito di cosa si trattasse e ringraziò Dio di non essere una donna.

La ragazza sospirò stanca e si portò una mano alla fronte, i conati sembravano cessati o almemo così sperava lui. Le si avvicinò piano, lei sembrava non essersi accorta di lui e questo era veramente strano, doveva stare davvero male per non percepire le sue "auree".

«Dawn?» La chiamò piano, facendola voltare di scatto.

«Scott, non ho percepito la tua presenza.» Sussurrò debolmente, barcollando verso il lavandino. Quasi istintivamente si avvicinò per sorreggerla e lei lo ringraziò con un cenno del capo.

«Ti senti meglio?» Chiese, sentendosi un'idiota il secondo dopo. Ovvio che non si sentisse bene, aveva il volto più pallido della neve e sembrava sul punto di svenire.

La ragazza annuì e si sciacquò la bocca. «Sì, sto bene. Ormai sono abituata a questo risveglio, o quasi.» Ridacchiò tesa. Alzò il viso verso di lui e sorrise, Scott notò con sollievo che le guance stavano lentamente riprendendo colore. «Hai già fatto colazione?» Domandò lei, per stemperare l'aura di preoccupazione che era calata in quel bagno.

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