Di Amore, libero, e Barbablù

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33."Io penso che dovremmo mangiare stasera, siamo una decina, giusto? Vado a prendere del cinese. Ne ho visto uno all'angolo, venendo in qua.""Non dimenticare Harry. E il mago francese, anche." Rispose Hermione all'appello di Seamus."Ok.""Vengo anch'io."Ron raggiunse la porta. Non si capiva da dove fosse uscito. Era stato come un fantasma, fino a quell'istante."E va bene." Rispose Seamus, contando i soldi nel portafogli. Prese in prestito un berretto dall'appendiabiti. "Ci vediamo dopo."Megan stringeva la mano di Rex. Hermione si sentiva stanca. Si accoccolò sul bracciolo del divano."Non posso credere che siano scappati. Forse aveva ragione Weasley." Buttò lì Megan. Hermione rimase sorpresa. Non dava l'impressione di essere una chiacchierona."Se non avessero avuto niente da nascondere, non sarebbero scappati. Avrebbero atteso di essere scagionati e ci avrebbero fatto la pelle.""È quello che penso anche io. Però Daphne è una tipa a posto.""Non sembra." Disse Hermione con un tono strano."Comunque, è un onore incontrarti. Potter e Weasley. Weasley e Potter. Non si fa che parlare di loro. Solo perché sono entrati all'Accademia. Come mai ti sei nascosta? Saresti un ottimo Auror. A dire il vero, anche un ottimo Medimago.""Non era quello che volevo. Io... volevo solo stare in pace. Io e i miei libri e anche il mio gatto. Nessuno..." Hermione esitò. Ma dopotutto, con chi stava parlando, il Ministro della Magia? "...nessuno fra i piedi. Mi sono diplomata in Storia della Magia, ho reso disponibile il mio indirizzo per delle consulenze, ma in modo protetto. Mi occupo di libri antichi. Libri magici. Fin ora me ne hanno mandati solo due, per cui... adesso lavoro per i Babbani in una biblioteca. Loro non sanno niente.""E non ti ricordano niente, anche."Megan aveva capito l'antifona. Hermione voleva semplicemente evitare i suoi ricordi."Preferisco così.""È comprensibile.""Tu? Chi sei? Ho già sentito il tuo nome, Reeves. Mi dice qualcosa.""Mio padre, era un membro del Magisterium.""Era, ed ora è...?""Morto e sepolto. Voldemort l'ha ucciso.""No. No io... credo di aver visto il tuo nome altrove. Ma ora come ora non mi viene in mente.""Saresti ben la prima!" borbottò Megan, chinandosi a guardare Rex."Ecco! Tu facevi parte dell'Ordine, non è così?""Accidenti, Granger." Stupita, alzò lo sguardo. "Sì." Disse, "Andava troppo lentamente con i metodi di mio padre. E noi... abbiamo avuto qualche disaccordo, mettiamola così. Avevo bisogno di sentire che stavo facendo qualcosa, nel mio piccolo.""Quanti anni avevi quando hai cominciato?""Dovevo averne diciotto. Non è passato poi tanto tempo...""E invece sembrano secoli.""Già."C'era così tanto da dire, ma avrebbe significato aprire un vaso di Pandora. Nessuna delle due voleva parlare del passato. Il passato, meno lo maneggi e meglio stai, Meg. Glielo diceva sempre Rex, quando lei si perdeva a fissare il vuoto. Così, rimasero zitte per minuti interminabili. La chiave che girava nella toppa fu una vera e propria liberazione. Hermione corse incontro alla porta che si apriva. Gli buttò le braccia al collo, d'impeto."Harry. Stai bene.""Certo. Novità?""Qualcuna."Harry si districò dal suo abbraccio e raggiunse il caminetto per togliersi la giacca. Accese il fuoco con la bacchetta. Daniel Haroche si avvicinò ciondolando per scaldarsi le mani."Siamo rimasti in pochi, o sbaglio?" disse Harry a Megan. Fu prima di aver visto Rex. "Come sta? Shacklebolt mi ha raccontato tutto. Il signor Coulter vi ha dato del filo da torcere.""Rex è... stabile." Si voltò verso Hermione."Dovrebbe cavarsela. Invece... Greengrass e il suo spasimante sfortunato si sono liberati.""Perfetto, abbiamo dei latitanti ora." Sospirò Harry, coprendosi il volto con le mani e guardando di traverso il francese."Pensavo saresti imploso, Potter.""Pensavi male, Reeves. Meglio così. Noi la pista ce l'abbiamo. Non possono certo sparire. Se si tratta di loro, li staneremo, non ti preoccupare. E comunque, dove sono finiti tutti?""Potter, sicuro di stare bene?""Ma cos'avete tutte e due?"Hermione si avvicinò a lei. Le pupille allargate allarmarono Harry, che si voltò verso Daniel."Si può sapere cos'ho in faccia che non va?""Ehm... prima non c'era, n'est-ce pas? No. Ecco... una...""Una voglia, Harry." Sbottò Hermione.Si avvicinò e la studiò, non si accorse che Seamus e Ron erano rientrati. Il profumo di cibo d'asporto fece gorgogliare più di uno stomaco. Ron si fermò a metà strada, guardandoli come uno strano animale da circo."Che state facendo?""Harry ha una nuova voglia."Rispose Hermione, voltandosi."Sì, ed è rosa."Aggiunse Daniel, incredulo.Forse complice l'isteria sovrana, qualcuno cominciò a ridacchiare e qualcun altro seguì. E, forse, propizio il momento, si svegliò anche Rex."Granger! Presto!"Hermione raggiunse la nuova, strana, amica."Meg..."Era la voce sommessa di Rex. Megan si fece più vicina. I suoi capelli scuri gli solleticavano il naso."Meno male." Lei gli strinse la mano, gli accarezzò il volto. "Disgraziato.""Non è che..." Nessuno sentì il resto.Megan arrossì."Certo." Si alzò, rovistò nelle buste di Seamus e prese una confezione di spaghetti al curry e un paio di bastoncini. "Ragazzi, devo andare. Torno appena possibile.""Megan, dove..." cominciò Ron."A cercare Adam.""Aspettami, vengo anch'io."Silenzio abissale. Il clangore della porta che si chiuse. Il crepitio del fuoco. Il rumore dello stupore."Mancherebbero i grilli per un cri-cri teatrale."Hermione lanciò a Seamus un'occhiataccia."Scusatemi. È stato più forte di me.""Ma cosa gli è preso?"Harry guardò Hermione insistentemente, ma lei non rispondeva, quindi si alzò e si mise a seguirla nelle sue deambulazioni. Seamus si sedette a mangiare accanto a Rexford, e Daniel si torceva le mani davanti al fuoco."Parto stasera." Disse, tentando una conversazione con Seamus."Davvero? Dove devi andare?"Hermione si chiuse il brusio di fondo dietro alle spalle. Harry sgusciò nella stanza insieme a lei.Le tese una porzione di noodles e scartò le sue bacchette. Si sedettero uno di fronte all'altro. Harry era al posto di Ginny, Hermione era al posto di Harry."Come accidenti si usano questi cosi?""Devi usare l'indice... così.""Hm. Grazie.""Prego.""Senti, Hermione.""Merlino, che ansia. E va bene. Sì. Ron ti sta evitando.""Cos'è successo?""Si è lasciato sfuggire Greengrass e Nott. È tutta colpa sua. Venderà l'anima al diavolo per espiare i suoi peccati. Sai com'è fatto.""Sei troppo dura con lui."Il tono irritato di Harry le fece alzare lo sguardo dal cibo."Non è.""È vero.""Certe volte Ron è insopportabile.""Tutti lo siamo.""Sì, ma io non lo sopporto più.""Allora lascialo."Harry sentì Hermione fremere. Come si era permesso di dire una cosa simile? Come gli era uscita? Non stava cercando di salvare il loro – come l'aveva chiamato? – fidanzamento?"Lascia perdere, scusami. Non sono affari miei.""Cosa c'è, Harry? Ti stai immedesimando? Ti fa pena?""Non c'è bisogno che usi quel tono. E no, io...""Possibile che lo difendi sempre?""Ma è il mio migliore amico!""E io sarei?" alzando il sopracciglio."E tu..."Lo sguardo di Harry cominciò a vagare per la cucina, alla ricerca di un appiglio. Come avrebbe rimediato a quell'impiccio? Se si fossero lasciati, sarebbe stata colpa sua. Anche, colpa tua, non solo colpa tua."Come non detto, Harry. Non ti riesce proprio, di essere imparziale.""Non sapevo fossimo al Wizengamot.""Senti, hai presente quando la misura è colma? Quando tutto ti fa sbroccare? Basta veramente poco, una briciola, ed ecco che il piatto della bilancia si rovescia."Harry deglutì."Davvero?""Sì. Io... gli sto dando possibilità su possibilità. In nome del passato, dell'amicizia, del tempo, dei traumi e di tutto quello che vuoi metterci dentro. Perché alla fine è complicato anche fra di noi. Però non c'è verso, Harry. Lui non cambierà mai.""Ne avete – ehm – già parlato?""Certo."Harry vide che era sul punto di piangere.Hermione si trovò le bacchette di Harry sotto il naso, con un boccone."Prendi.""Cos'è, verdura?""Sì.""Ce l'ho anche io.""Ma questa è mia, è speciale.""Apprezzo il tentativo, avvocato delle cause perse."Un sorriso mesto, e il boccone fu inghiottito."Non fare così. C'è sempre una soluzione.""Sì. Solo che a volte non va bene lo stesso. Non era quello che ti aspettavi.""Già, noi..."E si zittì."Che cosa?""Non so, dovrei stare zitto. Non è il momento giusto per parlare di me.""Harry, non dire sciocchezze.""Si tratta di Ginny. Lei... prima di tutto questo. Prima ancora del viaggio in Brasile. Mi mancava moltissimo."Hermione si fece seria."Ma poi ci ho fatto il callo, a stare sempre da solo.""Harry, non puoi segregare una persona in casa.""Dai, ma per favore. Io non sono Barbablù. Ma aveva bisogno di andare così lontano?""E tu, di andare a stanare gli Horcrux, ne avevi proprio bisogno?""Rivalsa, Ginevra? No. O almeno. Non credo."Il paragone, per chiunque altro, sarebbe stato inopportuno. E Harry l'avrebbe percepito come tale, detto da un altro. Hermione c'era sempre stata. Lei sapeva. E tanto bastava."Forse aveva solo bisogno di viaggiare, imparare a conoscersi.""Potevamo farlo insieme. Invece ha deciso di farlo da sola.""Harry, ma mettiti nei suoi panni una buona volta!""Senti, non ci siamo fidanzati dopo la scuola per questo. Io ho aspettato, lei ha aspettato. Sapevamo almeno vagamente a cosa andavamo incontro. E io non pensavo fosse questo.""Questo cosa? Non capisci? Londra per lei è una grande casa di Barbablù. Grande e senza finestre! E tu non hai nemmeno tutte le chiavi in possesso per dargliele. E quella tua stanza segreta a lei non è andata giù. Ha bisogno di inseguire i suoi sogni. Ha bisogno di conoscere il mondo senza di te. Come lo hai conosciuto tu, scappando, eppure viaggiando. Soffrendo, ma vivendo.""No, Hermione. No. No. C'è di più. Lei non ha mai avuto bisogno di me. È sempre stata una scelta. Quella di stare insieme, un giorno alla volta. Mi ha sempre affascinato il fatto che lei potesse andarsene in qualsiasi momento, e invece restava. Probabilmente fa bene al mio orgoglio. Il mio ego fa le fusa.""Cos'è cambiato?""Non lo so." Ammise, quasi stupito da se stesso. "Il Brasile però è lontano.""Tornerà. Sono sicura che stia bene. Se come dici, non hanno trovato traccia...""Non voglio parlarne. Non ci devo nemmeno pensare, altrimenti...""Ok. Scusami.""Non fa niente. Sono stato io a cominciare.""E ti fa così male aprirti con me?" gli sollevò il viso per il mento.Le scintillava lo sguardo. Lui lo vide."Non fa mai male niente, con te."Era uno di quei momenti che restano impressi nella memoria. Per la dolcezza, l'intimità, l'ardore. La luce in fondo allo sguardo, il sentimento puro e condiviso che scorreva dalla mano di lei al viso di lui.Hermione guardò Harry finire il suo incarto con pacatezza. Il mondo fuori dalla cucina, andasse pure avanti."Mi fa stare bene parlare in questo modo. Non posso farlo con nessuno." mormorò Hermione.Harry sapeva che lei, senza Ron, era sola. Non aveva amici. Non coltivava relazioni. Aveva reciso le sue radici e si era fatta orfana per scelta. Il suo buonismo rasentava la follia. Ed era come lui, ora. Forse in quel momento aveva solamente lui. Si sentì profondamente onorato di essere suo amico, di poter finalmente essere utile. Che insulsità, lasciare le giornate passare via ad aspettare una donna che vuole vivere solamente con se stessa. E aspettare, aspettare, aspettare. Giorno dopo giorno, continuare. Liste di incantesimi inutili, un lavoro precario per un uomo vecchio e pazzo e filo-riddleiano – un suo amico? Sì, forse. Forse era di quel genere di amici di cui era ricco. Ma di Hermione ne aveva solamente una. Le prese la mano, e la strinse, d'impeto. Lei capì. Due anime affini, cresciute e vissute insieme in ogni singolo instante. Chi meglio di uno per l'altro poteva capire?"Ho bisogno di una mano. Ho notato che la mia bacchetta è scheggiata. So che Olivander me ne farebbe comprare una nuova, ma io mi sono affezionata. Potresti chiedergli di aggiustarla? So che ti darà ascolto."Domanda banale, dolce ma piatta. Aspettare, ancora, e continuare...
Il momento speciale, magico per certi versi, era già finito."Certo. Ti accompagno domani mattina. Va bene?""Celere ed efficiente." Scherzò lei.Qualcuno bussò alla porta della cucina prima di entrare con circospezione. Era Seamus."So dove sono andati Nott e Greengrass."Harry ed Hermione si guardarono. Sbigottiti."Come diavolo?""Conosco molto bene il fuoco. Ho imparato a ...a domarlo. Posso convincerlo a fare quello che voglio io. E io... l'ho costretto a farmi vedere in che caminetto sono andati. Posso andarci anch'io, immaginando il posto, ma non posso portare voi senza farvi vedere i miei pensieri. Dovrò andare da solo."Harry continuava a fissarlo senza capacitarsene. Hermione invece aveva lo sguardo pieno di malcelata ammirazione. Era perfettamente plausibile, no? Se non fosse che lui era quello del Wingardium Leviosa esplosivo al primo anno. E tantissimi episodi successivi. Non valeva la pena riportarli tutti. Era semplicemente stupita."Sei bravissimo, Seamus. Complimenti. Sai quanti maghi sognano di fare quello che sai fare tu?""Oh, andiamo, Hermione..."Era impacciato, senza sorridere. Imbarazzato, si sfregava la mandibola."Davvero. Lo dirò a Shacklebolt. Ne sarà entusiasta." Disse Harry, facendolo diventare paonazzo."Comunque, credo sia ora di andare per me. Voi cosa fate?""Ti seguo a ruota." Hermione si alzò e cominciò a mettere in ordine la cucina."Lascia stare, faccio io dopo." Mormorò Harry."Se hai intenzione di vegliare su Grant, hai bisogno di qualcuno che ti dia una mano però.""C'è Daniel! È un tipo veramente simpatico, ho scoperto. Ed è quasi medimago." si intromise Seamus.Hermione sospirò, mentre dava loro le spalle, occupata a sciacquare i bicchieri nel lavello.Harry se ne accorse, ma non lo diede a vedere a Seamus."Giusto. C'è Daniel. Beh. Allora ci vediamo domani, comunque. Domani che giorno è? Venerdì?""Sabato, Harry. Ci troviamo qui?""Se riesci a venire la mattina presto è perfetto. Così mentre esco a fare due commissioni e accompagno Hermione per la sua bacche-""Andiamo?" sbottò Hermione, rivolta a Seamus.
Cosa stava cercando di nascondere? Non c'era niente di male, a dover riparare la bacchetta. Forse non voleva condividere i fatti suoi con chiunque. Harry la guardò impertinente.Seamus invece capì. Lei, inconsciamente, si stava proteggendo. Qualsiasi cosa avesse fatto con quella dannata bacchetta, quella sera del compleanno di Harry era stato lui a raccoglierla esanime dopo il misfatto. Ma non disse nulla. Ognuno i suoi segreti. E lei, nonostante tutto il ciarlare altrui sul suo conto – brava, Hermione, saggia Hermione, brillante, Hermione –, sembrava ne avesse parecchi.

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