Ricordo ancora il primo giorno di scuola al liceo.
Era una mattina di settembre come tutte le altre,l'estate,se così si poteva chiamare,era appena terminata. Cavolo,quella sì che si poteva chiamare estate: passai un mese a New York con la mia migliore amica,era da sempre stato il nostro sogno più grande e sebbene avessimo a malapena 14 anni,quella fu una delle più belle esperienze. In più,conobbi un ragazzo che ora,dopo cinque anni,è ancora qui al mio fianco. Charlie. Charlie è stato il primo e l'unico ragazzo con cui ebbi una relazione che fortunatamente andava sempre più a gonfie vele. Forse era per il fatto che ci somigliavamo molto: lui era un ragazzo davvero dolce,a volte anche troppo romantico per la sua età. Non avrei mai pensato che esistessero ancora ragazzi come lui e sopratutto che potesse innamorarsi di una come me,ma forse era destino.
Sì,io credo nel destino e sono anche abbastanza superstiziosa. Credo soprattutto ai desideri espressi di notte,ma ogni volta che ne parlavo con Charlie,lui ci rideva sopra. Forse è l'unica cosa che ci differenzia: lui non crede affatto a queste cose,anzi,le chiama addirittura "stronzate",ma ho imparato ad accettarlo perchè in fondo so che se lo perdessi,perderei anche me stessa.
Il grigiore e la soffice luce che filtrava dalle finestre mi svegliarono,mi preparai velocemente perchè non avrei mai voluto arrivare in ritardo il primo giorno di scuola:jeans neri,una camicia e quadri,un po' di mascara e via,pronta per questo primo giorno al liceo. Ho sempre avuto paura pensando al primo giorno di liceo: "chissà quanta gente ci sarà","e se non conosco nessuno?", "e se mi perdo?", "magari sbaglio classe,o che ne so,qualcuno mi viene addosso e mi fa perdere l'equilibrio come succede nei film solo che nel mio caso tutti inizieranno a ridere". Provavo del vero e proprio terrore per il primo giorno di liceo,ma ora che sono passati cinque anni e ripenso a quei stupidi pensieri che facevo inizio a ridere.
Di solito prendevo l'autobus che passava esattamente davanti al mio quartiere.L'autobus era l'unico posto in cui non pensavo a niente,accendevo il cellulare,mettevo le cuffiette,alzavo il volume al massimo ed entravo nel mio mondo. Probabilmente sarà la cosa che più mi mancherà del liceo,ma mia madre era così contenta di potermi accompagnare a scuola il primo giorno che non le potei dire di no.
Appena arrivai,per mia fortuna, incontrai subito Rebecca,la mia migliore amica. Eravamo davvero inseparabili,sebbene lei,prima del liceo,avesse frequentato una scuola diversa dalla mia. Le saltai praticamente addosso e ricordo ancora tutte le maledizioni che mi urlò. "Bethany,cosa fai? E' il primo giorno di liceo,sappiamo entrambe che siamo terrorizzate solo al pensiero di fare un figuraccia e proprio cinque secondi fa stavamo rischiando di perdere l'equilibrio e cadere entrambe per terra!".
Lei era l'esatto opposto di me. Era la persona più sicura di sè che conoscessi. Era alta,aveva un fisico invidiabile,i capelli lunghi fino alle spalle e biondi,lisci come la seta. Adorava essere al centro dell'attenzione ed ero sicura che si sarebbe fatta notare sin dal primo giorno.
"Buongiorno anche a te,Reb!",le risposi ridendo finchè lei cercava di risistemarsi i capelli.
Scegliemmo entrambe lo stesso indirizzo ma ricordo il volto deluso di entrambe quando ci dissero che non avremmo avuto tutti i corsi insieme. Poi però ci feci l'abitudine,in fondo non era così male "aprire le porte dell'amicizia ad altre persone",come diceva sempre mia madre.
Di quel primo giorno non ricordo nient'altro di speciale,fu come uno dei tanti altri giorni di scuola solo che tutti,appena passavamo per i corridoio,ci squadravano visto che eravamo i "nuovi".
E dire che fino a dieci mesi fa ero proprio io a guardare gli ultimi arrivati come avevano fatto con me ed ora sono qui,appena sveglia,ancora sdraiata sul mio letto a pensare a ciò che spetta al mio futuro con lo stesso terrore con cui immaginavo il primo giorno di liceo.
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01.01
Fanfiction"Tu sei pazzo!",gli dico. "Forse sì,ma anche tu sei completamente fuori di testa",risponde lui. "Perché?",gli chiedo. "Perché aggiungiamo ogni giorno un pezzo di noi ma siamo subito pronti a distruggerlo."