La scelta - 2 anni prima

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Astrid

Se ne sta seduta da sola, la schiena appoggiata alla parete, le braccia intorno alle gambe premute il più possibile l'una contro l'altra, la testa leggermente reclinata all'indietro, lo sguardo pronto a fulminare chiunque si avvicini, specialmente se si tratta di un ragazzo.

Al momento non può sopportare neanche la vista dei maschi e il ricordo di ciò che per lei rappresentano. Una cosa è sicura: non permetterà mai a se stessa di amare. Non un uomo. Se desidererà la compagnia di qualcuno, qualcosa che vada al di là dell'amicizia, potrà sempre cercarla in un un'altra donna.

Quel terribile giorno estivo è ancora troppo vicino. Le immagini troppo vivide dietro le palpebre chiuse. Qualcosa però le dice che lo saranno per sempre. Non ci sarà mai un giorno in cui sembreranno acqua passata.

Negli ultimi giorni, poi, è diventato tutto ancora più insopportabile per colpa degli incubi. Non solo è costretta a vedere l'ombra di quell'uomo, quel mostro, ovunque vada, ora deve anche rivivere ogni notte la scena.

Le sembra di sentire di nuovo il dolore. Stringe ancora di più le gambe una contro l'altra. Vorrebbe poter comprimere nello stesso modo i propri ricordi.

Sente gli occhi verdeacqua inondarsi di lacrime.

Non fare la stupida! Si dice, ma è inutile. Le sente sgorgare.

Si conficca i denti nelle labbra per non singhiozzare.

Abbassa un po' la testa in modo che i capelli neri le nascondano il volto. Si sente addosso degli sguardi e non può fare a meno di sbirciare.

Due ragazzi la stanno guardando e parlottano tra di loro.

Vorrebbe fulminarli, ma in questo momento sarebbe in grado solo di puntare loro addosso degli occhi rossi e pieni di stupide lacrime. Odia piangere. La fa sentire debole. Vulnerabile. All'orfanotrofio i ragazzi più grandi picchiavano spesso i bambini che piangevano.

Allunga una mano fino al suo zaino, senza distogliere lo sguardo dai due ragazzi.

Apre la tasca esterna e ne sfila uno dei sassi che si è portata dietro. Ha scoperto che possono essere molto utili se hai una buona mira.

Si è allenata.

Il movimento del braccio è fluido e istantaneo, quasi invisibile.

Il sasso colpisce sulla mascella uno dei ragazzi.

Prima del dolore sul suo volto compare la sorpresa.

Astrid sorride anche non volendolo.

Si raddrizza. Le lacrime sono scomparse. Ora ha voglia di ridere.

Si conficca le unghie nei polpacci per non farlo.

So sente un'idiota. Perché deve continuare ad avere questi sbalzi d'umore?

Cominciano a chiamare tutti i ragazzi, uno per uno e in ordine alfabetico.

Ci vorrà molto prima che tocchi a lei allora.

Imitando una ragazza più avanti, si stende per terra, le gambe sempre unite e piegate, la testa e le spalle appoggiate allo zaino per stare sollevate.

A differenza di tutti gli altri questa è la sua unica valigia.

Comprensibile se si considera che fino all'anno prima, quando la sorella è diventata maggiorenne, viveva in un orfanotrofio.

Il ragazzo che poco prima la indicava viene chiamato e si alza. Mentre le passa accanto le ritira il suo sasso.

Lei lo prende al volo.

Passato ~ Unica sceltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora