Rémy era a dir poco infuriato: prima il suo capo lo aveva obbligato a fare straordinario per poter tenere di domenica aperta la pasticceria anche quella settimana, visto che "era luglio, e a luglio tutti hanno più voglia di dolci" – sue testuali parole – quando lui avrebbe dovuto essere nell'appartamento del suo ragazzo a fare ben altre cose con la panna; poi una mamma aveva pensato bene di dare il pacchetto che Rémy aveva appena confezionato a un bambinetto di poco più di quattro anni perché non facesse i capricci e quello, in meno di tre passi, era riuscito a farlo volare per terra, spiaccicando completamente la torta al suo interno. Al bambino era venuto un attacco di pianto, alla madre una crisi isterica e al pasticcere un'improvvisa voglia di mandare tutti al diavolo e tornarsene a casa. E con chi se l'erano presa tutti quanti? Avec lui (3). Infine, Stéphane l'aveva chiamato e aveva dato di matto, facendolo sentire ancora più in colpa.
E ora finalmente, alle ore sette e ventitré del giorno venerdì 17 luglio, poteva tornarsene a casa e trascorrere una serata di meritato riposo. Andò nel retro della pasticceria, si sfilò il grembiule e il resto della divisa, si sciacquò un poco il viso con l'acqua del rubinetto, salutò il pasticcere e uscì da quel terribile luogo. Fece poca strada a piedi, dal momento che Stéphane abitava vicino a una fermata della metropolitana ed era il suo ultimo desiderio camminare per più di quaranta minuti dopo essere uscito dal lavoro. Quindi fece il biglietto e – nel pieno della sua pigrizia – prese l'ascensore. Poco prima che le porte si chiudessero, un piede si infilò nel piccolo spazio che era rimasto vuoto e un ragazzo dall'aria stranamente familiare si intrufolò all'interno della cabina, trascinandosi dietro una valigia blu scuro.
Rémy incominciò a scrutarlo, cercando di capire dove avesse già visto quei capelli neri in contrasto con la pelle bianca come porcellana e con gli occhi di un azzurro così intenso da parere finto. Osservò attentamente le lunghe dita e il fisico decisamente prestante, ma fu interrotto dalla voce pacata dell'altro che, infastidito, gli chiese: «Si può sapere perché continua a guardarmi?»
La sua voce ebbe un effetto totalmente inaspettato su di lui, perché gli ricordò immediatamente due parole che componevano un nome: «Ma lei è... lei è Aloïs...-» si interruppe un attimo per cercare di ricordare il cognome, poi aggiunse: «Aloïs Neveu, giusto?»
L'altro lo guardò con aria stupita, quindi gli chiese: «Ci conosciamo?»
«Sì..., cioè, non proprio. Ero il cameriere di una pasticceria in cui è venuto qualche giorno fa».
Aloïs sembrò frugare mentalmente nella sua memoria alla ricerca di quel viso, quando parve ricevere un'illuminazione: «Rémy, tu ti chiami Rémy»
«Exact (4), sono Rémy» disse, sorridendo all'improvviso passaggio alla seconda persona. Poi chiese: «Torni da un viaggio?»
«Più o meno. Torno da una trasferta».
«Sei uno sportivo?» chiese Rémy, incuriosito.
«Sì, io nuoto».
Rémy trattenne a malapena un sorriso. Certo che sei un nuotatore: chi altri può avere un fisico del genere?
Ad un tratto, però, i pensieri di Rémy vennero interrotti da un'improvviso scatto che scosse tutta la cabina dell'ascensore. La luce, per qualche minuto, andò a intermittenza, quindi la cabina si bloccò completamente. Rémy guardò Aloïs, quindi iniziò a premere ogni tasto sulla pulsantiera, senza successo.
«Accidenti, siamo rimasti chiusi in ascensore» disse Rémy, sempre più convinto che, alla fin fine, la credenza che il venerdì 17 portasse sfortuna fosse vera.
«Suoniamo l'allarme» propose Aloïs.
«Decisamente: non ho voglia di rimanere qui per ore».
«Nemmeno io» disse, quindi premette il pulsante giallo con il simbolo di una campanella disegnato sopra.
Rémy si sedette per terra, con aria sconsolata: avrebbe dovuto essere a casa con Stéphane, non lì ad aspettare che qualcuno li tirasse fuori da una cabina dell'ascensore. Il suo ragazzo si sarebbe arrabbiato di sicuro, anche se non era colpa sua, e probabilmente avrebbero finito per litigare.
Si sentiva sempre più in trappola, e non solo per colpa di quel guasto: era un anno intero che stava con Stéphane e, per quanto fosse sicuro di amarlo, non poteva che sentirsi soffocato da tutto ciò che gli imponeva, anche se involontariamente. Non poteva rimanere quasi mai a cena da lui, perché non voleva che occupasse i suoi spazi per troppo tempo, non poteva sperare di andare nel suo appartamento e tornare a casa senza aver fatto sesso, non poteva venire a prenderlo al lavoro perché aveva paura che qualcuno dei suoi colleghi avrebbe iniziato a dare problemi e, allo stesso tempo, neanche Stéphane si era mai fatto vedere fuori dall'ingresso della pasticceria. Si arrabbiava in continuazione, parlavano poco di cose realmente serie e scherzavano sempre in modo sarcastico; gli offriva sempre sigarette anche se sapeva che Rémy stava tentando di smettere di fumare, aveva più fame di sesso che di una conversazione e lo vedeva più come un amico di letto di un vero e proprio ragazzo con cui aveva intrapreso una relazione... eppure non lo aveva lasciato, e molto difficilmente ci sarebbe riuscito. Aveva un qualcosa di magnetico: forse era il suo modo di muoversi, parlare, sorridere o guardare, ma comunque esercitava su di lui una forza d'attrazione abbastanza potente da impedirgli anche solo per un secondo di sottrarsi alla sua orbita di controllo quando stavano insieme. E così l'assecondava sempre – o quasi – e non diceva di no alle ore di sesso, alle sigarette e alle sue stupide limitazioni.
Guardò di sottecchi Aloïs e percepì una sensazione strana, come se sentisse di conoscerlo da anni. Nei suoi gesti eccessivamente controllati c'era un qualcosa di familiare, le dita lunghe e affusolate parevano quelle di una donna, e furono proprio le mani a provocargli un curioso déjà-vu: vide quelle stesse dita muoversi sapientemente su e giù, cucendo una stoffa rossa all'apparenza molto preziosa. Quell'immagine gli suscitò uno strano sentimento di nostalgia che non riusciva a comprendere. Che cosa stava succedendo?
I suoi pensieri vennero però interrotti dalla voce di Aloïs che parlava al telefono con qualcuno: «Ciao, Maurice. Spero che sentirai questo messaggio: sono rimasto bloccato in ascensore, quello della metropolitana. Non so quando riusciremo a uscirne, ma abbiamo chiamato i soccorsi. Arriverò, te lo prometto. A dopo».
Rémy lo osservò, incuriosito: «Con chi parlavi?»
«Con la segreteria telefonica».
Simpatico, il ragazzo. Si ritrovò a pensare Rémy, con sarcasmo.
«La segreteria telefonica di chi?»
«Di Maurice».
«E Maurice è...?»
«Il est mon petit ami (5)»
Ah, ecco. Quindi è fidanzato ed è pure gay, cosa non così sorprendente visto il suo aspetto.
«Dovevi andare da lui?»
«Già, ma non sono».
No, mi correggo. È decisamente sorprendente che qualcuno stia con un tipo così.
«Anche io stavo andando dal mio, mh..., dal mio ragazzo».
«Quindi hai anche tu un petit ami» concluse lui.
«Sì, anche se non è esattamente un fidanzato...»
«E cosa sarebbe?»
«Uno con cui faccio sesso volentieri».
«E tu fai sesso volentieri anche con gli amici o con gli sconosciuti?» chiese lui, come se fosse sinceramente stupito.
O vive fuori dal mondo, oppure è un grande stronzo.
«No, lui è più di un amico... è, come dire, un milleur ami (6)».
Aloïs sembrò pensarci un attimo, poi disse: «Anche Maurice è il mio migliore amico».
«Allora vedi che capisci» rispose quindi Rémy, con un sorriso sollevato.
Era difficile conversare con lui, eppure continuava a sentire quel presentimento, quella sensazione di conoscerlo da sempre, come se si fosse dimenticato di qualcosa di molto importante.
Poi fece un'altra domanda, di cui lì per lì si sarebbe pentito ma che, col senno di poi, sarebbe stata la miglior domanda che avrebbe potuto porgli: «Ma senti, Aloïs, tu pensi che potresti stare con un altro ragazzo che non sia Maurice?»
«E con chi altro dovrei stare?» chiese, guardandolo di sbieco, come se si domandasse che accidenti di pensieri passassero per quella testa rossa.
«Non so... un qualcuno che incontri per caso, con cui senti uno strano lien, un collegamento, o che è come se conoscessi da anni, anche se in verità ci hai scambiato solo poche parole».
«Con qualcuno che mi attrae?» chiese, alzando leggermente un sopracciglio.
«Sì, esatto. Conosci la leggenda giapponese del filo rosso del destino (7)?»
Sorrise un poco, per la prima volta in quella giornata. A Rémy sembrò che tutti i suoi muscoli si distendessero e che l'atmosfera si fosse fatta stranamente più leggera: «Sì, la conosco».
«Ecco. Se incontrassi qualcuno che senti che è la persona a cui sei legato dal filo rosso, saresti disposto a stare con lui, anche se hai Maurice?»
Ma, prima che Rémy potesse sentire la risposta, l'ascensore ricominciò la sua discesa. Ci vollero pochi secondi perché arrivasse al piano dove entrambi avevano necessità di andare, e Rémy quasi si dispiacque che, dopo quasi mezzora, la cabina avesse ripreso a funzionare.
Arrivati infine alla metropolitana, i due entrarono nello stesso vagone, spingendo un poco per entrare. Aloïs si trascinò dietro la sua valigia e si mise in fondo allo scompartimento, così da non dare fastidio a nessuno con il suo bagaglio, quindi Rémy lo seguì.
«A che fermata scendi?» chiese il giovane dai capelli rossi, morbosamente curioso di sapere quanto tempo ci sarebbe voluto perché si separassero, forse per sempre.
«Tra cinque fermate».
«Ah, perfetto. Io tra quattro» rispose.
Trascorsero le prime due fermate in silenzio, limitandosi a guardarsi solo di sottecchi, quindi Rémy cercò di ricominciare il discorso iniziato prima in ascensore: «Allora, Aloïs, lo faresti? Staresti con qualcun altro che non sia Maurice?»
«Dipende».
«Da cosa?»
«Dipende se quest'altra persona percepisce lo stesso legame che io sento. Perché se si tratta di una cosa unilaterale, significa che mi sono sbagliato e che non c'è nessun filo rosso del destino a unirci».
Rémy sentì una scarica di brividi e adrenalina scorrergli per tutta la colonna vertebrale. Che Aloïs gli stesse davvero chiedendo implicitamente di dargli un segnale? Che davvero quel bellissimo giovane vicino a lui percepisse la stessa sensazione di profonda unione che sentiva lui? Non ne era per nulla certo, ma tentò il tutto per tutto: «Anche io seguirei il mio filo rosso, se fossi certo che anche l'altro ricambi».
Rémy vide Aloïs alzare lo sguardo su di lui, come a volerlo scrutare in profondità. Poi sussurrò, talmente piano che a Rémy venne il dubbio che fosse stato solo frutto della sua immaginazione: «Je vous connais, Rémy, je me sens une connexion avec vous (8)».****Le porte della metropolitana si chiusero per la terza volta da quando erano entrati, quindi ne mancava solamente più una, e la prossima sarebbe stata l'ultima. Aloïs si avvicinò un poco a Rémy, cercando di focalizzarsi su quella sensazione che aveva percepito nell'ascensore. Gli sembrava davvero di essere legato a lui da qualcosa, da un passato oscuro di cui né lui né Rémy avevano memoria, ma che comunque si stava manifestando. Come se fosse già accaduta una cosa del genere, come se quel desiderio bruciante e totalizzante che provava appartenesse in realtà a un altro Aloïs Neveu, lontano secoli e spazi. Sentiva che l'unica cosa davvero giusta per lui era avvicinarsi ancora all'altro, prendergli le mani e baciarlo, eppure si sentiva bloccato. Non era mai stato una persona particolarmente razionale o normale,ma capiva che baciare un uomo quasi sconosciuto perché gli pareva di averlo già incontrato in un'altra vita era totalmente folle e insensato.
Ci pensò Rémy a mettere a tacere tutto ciò che la sua testa stava farneticando: colmò l'ultima distanza fra loro e, incurante degli altri passeggeri che li guardavano con un misto di curiosità e disgusto, posò le proprie labbra sulle sue.
Aloïs si sentì come se fosse la prima volta che baciava qualcuno: provò un tale senso di smarrimento che gli venne quasi un capogiro, ma si aggrappò alla schiena di Rémy e restò in piedi ancora un poco, approfondendo il contatto. La bocca del ragazzo tremava, e Aloïs era incerto se si trattasse di desiderio represso o di semplice paura, eppure era convinto che stesse sentendo esattamente lo stesso mare di emozioni che stavano scuotendo il suo di corpo fin nel profondo.
Continuarono a baciarsi per tutto il tempo che rimaneva loro, finché anche la quarta fermata sopraggiunse, troppo presto. Rémy quindi si staccò da lui e sussurrò: «Passa in pasticceria uno di questi giorni, se ti va».
Aloïs, ancora stranito da quel bacio, annuì piano, non fidandosi delle parole, e salutò con lo sguardo e un lieve sorriso l'altro ragazzo che, velocemente, si allontanava.
Sarebbe passato certamente in pasticceria, l'avrebbe di certo incontrato ancora. Ma ora c'era un altro problema che lo attanagliava e che lo faceva sentire terribilmente in colpa: cosa fare con Maurice?
Si diresse a casa del compagno, trascinandosi dietro la sua fida valigia blu scuro contenente tutto ciò che era necessario per una trasferta di tre giorni, quindi coprì la poca distanza rimanente che lo separava dall'appartamento che condivideva con Maurice. Dopo poco suonò il campanello e aspettò che l'altro gli aprisse, conscio del fatto che Aloïs non portava mai le chiavi nei suoi viaggi per lavoro per paura di smarrirle. E, di fatti, dopo poco la porta si aprì e Aloïs poté salire.
Appena entrò in casa, un Maurice spettinato e vestito con una semplice tuta lo accolse con un dolce bacio e con una domanda: «Come sono andate le selezioni?»
Aloïs sorrise un poco, sorprendendosi ogni volta di come, nonostante i suoi soliti ritardi, sapesse preoccuparsi sempre per lui prima che di se stesso. «Bene. Sono passato».
Il suo compagno quindi sorrise e disse: «Ah, lo sapevo che il grand prodige (9) avrebbe massacrato tutti con il suo freestyle (10)...! Quindi gli ho preparato una cosina» aggiunse, trascinandolo in cucina.
Lo spettacolo che si parò di fronte ad Aloïs era qualcosa di semplicemente bellissimo: la loro banale sala da pranzo era ricoperta di candele di un tenue azzurro e di delicate rose bianche, un leggero profumo d'incenso si spargeva nell'aria e in forno si stava cuocendo un enorme sgombro dorato. Aloïs quindi guardò Maurice e, cercando di soffocare il senso di colpa che stava provando, lo baciò con ardore, spingendolo contro il tavolo e cercando il più possibile un contatto con lui. L'altro rise davanti a tanta intraprendenza e sussurrò: «Mi sei mancato, Aru».
Il ragazzo deglutì a vuoto, sentendo una sensazione sgradevole in fondo allo stomaco, quindi rispose: «Anche a me sei mancato, Maurice».
E mentre l'altro iniziava a spogliarlo, cercò di scacciare la sensazione delle calde labbra di Rémy dalla sua testa.
Note:
1 → Qui faccio riferimento a uno dei monologhi del film "Abaout a boy", dove il protagonista afferma di trovarsi in disaccordo con l'affermazione di Jon Bon Jovi "Nessun uomo è un'isola". potete trovare la citazione completa.
2 → solamente stile libero.
3 → con lui.
4 → esatto.
5 → è il mio fidanzato.
6 → migliore amico.
7 → La leggenda del filo rosso del destino dice che ognuno ha un filo rosso legato al mignolo della mano che lo lega a un'altra persona, e che non importa quanti nodi o intrecci ci siano in questo filo, ma alla fine i due sono destinati a incontrarsi.
8 → "Io ti conosco, Rémy, io ho una connessione con te."
9 → grande prodigio.
10 → stile libero.In questo capitolo, e in particolare nel primo bacio fra Aloïs e Rémy, inizia finalmente a sentirsi l'idea che lega tutta questa serie di mini-long: due anime che si conoscono e innamorano in un'epoca passata e che, superando il tempo e lo spazio, si rincontrano periodicamente vivendo nuovamente la loro storia d'amore. Questa volta, però, entrambi hanno la sensazione di conoscersi già, e Rémy ha un déjà-vu che gli ricorda le dita di Aloïs quando era stato Aruse (in Liberum – Libero, per capirci), mentre cuciva la stoffa rossa (che, tra l'altro, è il colore che invece domina in tutta la prima mini-long). Questo perché la serie sta giungendo al termine, e più avanti vanno più si renderanno conto di essere legati in qualche modo, forse proprio dal filo rosso del destino.
Sì, sono un'inguaribile romantica, ma lasciatemi sognare xD.
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Libre - Libero
Fiksi PenggemarUna storia è più semplice iniziarla dalla fine, dal punto in cui tutto si conclude. Ed è così che questa storia va avanti, o meglio indietro, come le vite di Aloïs, Rémy, Stéphane e Maurice. Le loro vite s'intrecciano con legami diversi, si scontran...