Fall Out Boy - My Songs Know What You Did In The Dark

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-Wood...Wood! Se non ti svegli subito, Wood Matthews, giuro che ti dò una sberla!
La voce di Allison, accompagnata da un sonoro schiaffo, mi riportò alla realtà. La luce del giorno filtrava attraverso la tenda. Le voci provenienti dal campo erano attutite. La pioggia bagnava il prato davanti la tenda.
Lo schiaffo, grazie ai Poteri (così le avrei chiamate le mie doti da lupo mannaro), non fece male per niente.
-Perché l'avresti fatto?- chiesi massaggiandomi la guancia.
-Non ti svegliavi. Tra un po' smette, oggi c'è il torneo di Palocerchio.
Palocerchio. Odio puro. Odiavo lo sport con tutto il mio cuore. Io non ero una fatta per lo sport. Elis e Allison facevano calcetto, Laura basket ma io.... Io ero fatta per la musica. Da quando avevo 5 anni, prendevo lezioni di basso. Nella mia famiglia, ogni venerdì sera, non ci ritrovavamo per vedere la partita, ma facevamo un gran concerto. Mia cugina al violoncello, mio cugino alla voce, io al basso, mio padre alla batteria, mio zio alla chitarra e mia zia al sassofono. Mio fratello e mia madre guardavano. La nostra famiglia era così. Dalla parte di mio padre tutti musicisti. Dalla parte di mia madre (e mio fratello) basket.
Io e lo sport, però, eravamo come i binari del treno: non ci saremmo mai incontrati. A ginnastica ero una cacchetta, figuriamoci a Palocerchio. Ero abbastanza veloce ma...
Palocerchio, gioco per antonomasia degli scout, consisteva nel dividersi in due squadre (le squadriglie) e contendersi il cerchio, da infilare nel palo tenuto da un componente della squadra. Il tutto cercando di non farsi scalpare. Praticamente, io facevo sempre il palo e ne approfittavo per parlare con le mie amiche.
Cominciai a sperare che il famoso Morso di Alpha mi avesse donato un po' di capacità nello sport.
Gettai la testa all'indietro ed emisi un gemito. Allison rise.
-Che hai te da ridere? Sei la migliore nel calcetto, tu e la tua squadra vincerete di sicuro- e detto questo mi accucciai sotto il sacco a pelo.
-Dai non fare così. Non tutti sanno suonare alla perfezione il basso.
Uscii fuori dal mio nascondiglio e, dalla sua faccia divertita, capii subito di avere i capelli in disordine. Ma, con quella pioggia, mi rifiutai di andare fino ai bagni per sistemarli.
Nell'ora che seguì, mi cambiai (ovviamente mandai Allison nell'abside) e lei mi aggiustò i capelli in una treccia a lisca di pesce. Poi mi spiegò il punto esatto in cui aveva infrattato (e poi coperto con un telo) alcuni trucchi di riserva, così in caso avessi bisogno di un po' di mascara.
In campeggio tutti infrattavano qualcosa, nascondendoli in sacchi e teli. Ovviamente Uch e Jennifer non sospettavano di niente. Allison infrattava trucchi, Elis vestiti da sera e Laura caramelle e bibite gassate. Io avevo avvolto un vestito e un paio di libri in un telo impermeabile.
Quando smise di piovere, presi al volo la felpona chiusa nera di mio fratello, me la infilai e andammo al campo da Palocerchio, allestito davanti l'alzabandiera.
-Ok ragazzi svelti che sennò cominciai a piovere- iniziò Jennifer -prima sfida: Cobra VS Rinoceronti.
Niente panico.
Mantieni la calma, Wood.
Fu quando vidi Alexandra venire verso di me zoppicando sorretta da Jane.
Allora, iniziai a panicare.
-Che è successo?- le chiesi.
-Si è storta la caviglia scendendo a tutta velocità la discesa delle cucine. Stava piovendo a dirotto. Devi giocare tu non c'è altro modo, lei non può correre.- mi spiegò Jane, mettendosi lo scalpo nei pantaloncini.
Feci lo stesso e mi tolsi la felpa, lanciandola a Elis. Lei e Laura si divertivano molto a vedere i miei misfatti con lo sport, e quello era uno show senza prezzo. Si sedettero ai bordi del campo, insieme a gli altri del primo anno.
In posizione da parte dei Rinoceronti si posizionarono Benny e Simon (il capo), al palo Fab, uno del terzo anno.
Mi preparai al disastro totale.
-Il cerchio si può prendere anche prima che cada a terra- ci informò Uch, lasciando il cerchio in aria.
E in quel momento, il lupo mannaro prese il sopravvento sulla Wood normale.
Mi ritrovai a mezz'aria, ad afferrare il cerchio saltando a un metro da terra. Mi ritrovai a lanciarlo ad Alexandra, che fece punto. Mi ritrovai al centro dei cori di quelli del primo anno. Mi ritrovai al centro degli sguardi sbalorditi di tutti, quando segnai i successivi cinque punti, con l'aiuto di Alexandra. Non ero più io. Era il Lupo. Ringraziai mentalmente Alpha. Mi sembrava quasi di sentire la voce di Zack dirmi "Controllati".
E poi... Erano veramente lì. In un attimo, Zack e Alpha apparvero vicino Uch, parlando amichevolmente. Erano vestiti come campeggiatori, totalmente diversi dal look total black dell'altra sera. Grazie al super udito da lupo (grazie mille Alpha), sentii alcuni pezzi di conversazione.
-Salve, scusate l'interruzione ma sono un collega di Adam Matthews, e vorrei parlare un attimo con la figlia, Woodline- che schifo il mio nome. Sentii una lieve risatina provenire dalla prima fila. Non avevo dato spettacolo con lo sport, ma il mio nome era sempre divertente.
-Va bene, le concedo 10 minuti, altrimenti ritardiamo con le attività. E il ragazzo è...?
-Oh, è mio figlio Zack.
Mi accorsi che Benny lo stava guardando storto.
Zack mi fece un cenno indicando il bosco dietro l'alzabandiera. Sotto gli sguardi attenti di tutti, seguii Alpha. Come sempre quando eri imbarazzata, tirai le maniche della felpona fino alle nocche delle mani, lasciando scoperte solo le unghie. Le tenevo sempre così quando mi esibivo con il basso.
Nonostante il freddo, Zack portava una maglietta a maniche corte, che metteva in risalto le braccia forti. Alla luce del sole notavo cose di lui che non avevo notato la sera di luna piena. Ad esempio il colorito roseo della sua pelle, come quella di un bambino. E il colore blu notte dei suoi occhi, profondi e pieni di riflessi. E la sua cresta non era mora, ma castana ramata.
-Perché siete venuti qui? Dovete starmi lontano- sussurrai.
-Puoi alzare la voce- mi imitò Zack, con un tono insopportabile e le fossette ai lati del sorriso -quegli umani sono così sordi che non sentirebbero nemmeno a un centimetro di distanza.
-Si da il caso che quegli umani siano miei amici- dissi.
-Non siamo qui per parlare di umani. Marco è morto- tagliò corto Alpha.
-Che cosa?- chiesi, anche se non ero dispiaciuta per niente.
-Stava scappando dai cacciatori del paese a valle e un branco nemico l'ha trovato e ucciso.
-Ma non può guarire da solo, con i poteri?
-No se si usa lo Strozzalupo, l'unica sostanza letale per noi lupi, ricavata da una pianta omonima dai fiori viola.- disse irritato Zack.
-Beh mi dispiace. Chi è questo branco nemico?
-È il branco di mio fratello Peter. Diventammo Alpha insieme, ma lui aveva idee diverse su come trattare il branco e così ne creò uno da sé. Un anno fa ci fu una grande battaglia, nella quale Zack divenne un Beta. Peter rimase sconfitto e giurò vendetta. Ora il suo branco è più numeroso del nostro, e stanno cominciando ad annientarci, iniziando dal più debole.
-Ma sono io la più piccola.
-Non sanno ancora che ho una nuova Beta. E questo è bene, perché quando lo verranno a sapere, tu sarai già addestrata alla lotta.
-Ma io...
-Niente ma. Ti allenerai tutti i giorni che saranno necessari dopo pranzo.
E detto questo, Alpha se ne andò. Non volevo rimanere sola con Zack, mi metteva in soggezione. E con l'aggiunta degli sguardi curiosi dei miei amici, beh....
-Hai aperto il pacchetto?- mi chiese.
-Quello di ieri sera? No, perché.
-C'è dentro un finto apparecchio, più la colla. Devi togliere quello di adesso e mettere quello.
-Perché dovrei fare come dici te?
-Grazie ai poteri, i tuoi denti sono perfetti e se tiene ancora il vero apparecchio, ti si rovineranno.
-Va bene. Grazie.
In quel momento il cielo si riversò su di noi. Mi strinsi nelle spalle mentre la pioggia bagnava la treccia laterale. Zack, con cresta e vestiti zuppi, mi guardava in modo strano. Guardai i suoi occhi blu, ma non vidi emozioni, a parte un velo di preoccupazione.
-Sta attenta, ok?- e, prima che potessi dire qualcosa, scappò via, infilandosi il parka.
Rimasi a guardarlo, con la pioggia che mi bagnava i vestiti, finché Laura non mi prese per il braccio e mi portò nella prima tenda che trovò aperta, la mia, nella quale Benny e Leo sembrava la stessero aspettando.

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