Capitolo 6- Viaggio a Napoli.

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La giornata lavorativa fu dura, ma allietata dai pensieri, rimasi io a chiudedere e quando tornai a casa trovai mio padre in salone ad ascoltare i The Kolors.

"Sono davvero bravi come dicevi, hai il permesso di andare a Napoli ma solamente se porti con te qualcuno! Ordina altri dischi dei The Kolors domani, piaceranno sicuramente ai clienti!" affermó sorridente, io non ci potevo credere ed istintivamente corsi ad abbracciarlo come ringraziamento, anche se ció valeva molto di più.

Non potevo andare sola, dunque mi vennero subito in mente i nomi di due persone che avrebbero accettato senza neanche pensarci all'offerta di una vacanza gratis: Azzurra e Alyssa.

Il giorno della partenza si fecero trovare davanti casa mia con due valigie a mio parere troppo spropositate per tre giorni, anche Stash quando passó a prenderci si spaventó e credette che quei bagagli non sarebbero mai potuti entrare nel porta-bagagli della sua auto.

Salutai mia madre che come sempre rimaneva impassibile alle emozioni e mio padre che faceva l'esatto contrario,da un eccesso all'altro.

Il viaggio verso il mio sogno e una nuova avventura stava cominciando.

C'era un traffico assurdo, due giorni dopo sarebbe stato Ferragosto e molta gente era intenta a passare il weekend fuori casa,poi il caldo esagerato rendeva tutto molto più difficile.

In macchina io, le mie due amiche,Antonio e suo cugino Alessandro, ci divertimmo a cantare canzoncine stupide o di cantanti che passavano alla radio, ma ci diedero l'onore di cantare anche un paio di canzoni dei Dear Jack, mentre la fila di macchine davanti a noi non accennava movimento.

In quel momento mi venne in mente Federico, era da un bel pó che non si faceva vedere e mi mancava da morire, così aprii Whatsapp e gli mandai un messaggio pensando che avrebbe letto sicuramente subito dato che non si separava mai dal cellulare.

Invece passarono i minuti e lui non si collegava, cominciai a preoccuparmi, così lo chiamai, ma invece della sua voce sentii rispondere una voce robotica di una ragazza: era scattata la segreteria telefonica.

Mi arresi.

Una linea blu cominciava a spuntare dall'orizzonte visibile dal mio finestrino, il mare diventava sempre più vicino e visibile nella campagna che circondava la strada.

Poi cominciò la città, ma non era quella che facevano vedere sempre in tv, dove c'erano discariche abusive sulle vie oppure delinquenti, anzi, era un paesaggio bello e caloroso come gli abitanti del luogo intenti nelle attività della vita quotidiana.

Le case erano antiche, ma non malridotte, erano una vicina all'altra, perció dovevano conoscersi proprio tutti; era un ambiente nuovo per me, non avevo mai visto una cosa del genere.

Le case antiche finirono e cominció la città 'moderna' con case ,e delle volte ville, moderne che di certo non avevano nulla a che fare con le abitazioni che avevo visto precedentemente.

D'un tratto l'automobile si arrestó, mi guardai intorno e tra i vari negozi e abitazioni notai un cartello con su scritto "Fiordispino" e allora lì capii che eravamo finalmente giunti a destinazione, non vedevo l'ora di cominciare.

Ogni sera quando vado a dormire esamino la mia giornata, e solamente poche volte sono soddisfatta di ciò che ho fatto in quel giorno.

Oggi sto facendo qualcosa che mi rende pienamente soddisfatta.

Sono poche le persone che credono e hanno fiducia in me e questo piccolo traguardo sarà un pugno allo stomaco per loro.

Lì in quel paese di provincia non mi sento più a mio agio, ho bisogni di allargare i miei orizzonti e provare nuove avventure, come oggi in fondo.

Scendemmo tutti i nostri bagagli e li sistemammo nella camera degli ospiti nella casa di Antonio, dovevamo dormire tutte tre in un letto matrimoniale, ma ci siamo adattate: era già molto che ci avesse ospitate invece di mandarci in hotel.

Appena scendemmo in cucina una signora sulla quarantina si avvicinò a noi e ci salutó calorosamente presentandosi come la madre di Stash, poi aggiunse che il marito era in sala di registrazione con un ragazzo che stava incidendo il suo secondo singolo e sarebbe arrivato a momenti.

Ci fece accomodare in salotto e ci offrì la merenda dato che ormai si era fatto pomeriggio, il salone era grande ,come del resto tutta la casa che si distingueva dalle altre nel quartiere: c'erano due divani disposti ad angolo ed entrambi puntavano verso un modesto televisore al plasma, affianco ai divani padroneggiava un caminetto di marmo, i colori erano caldi si partiva dal rosso-aranciato fino ad arrivare al beige; tutto ció donava a quella stanza un'atmosfera accogliente che mi faceva sentire a casa.

"Sofia,sei tu la cantante?" chiese la madre rivelgendomi un sorriso materno, io di tutta risposta annuii; in quel momento entrò quello che doveva essere il padre di Antonio dato che gli somigliava moltissimo.

Al primo impatto sembrava un uomo duro e serio, ma quando sul suo viso s'increspò un sorriso cambiò totalmente immagine.

"Allora siamo pronti?" chiese entusiasta dopo le varie presentazioni,io annuii lanciando uno sguardo complice a Stash.

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