Capitolo 7- Un grande passo.

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Avevo fatto alcuni live e scritto un paio di testi, ma non ero mai stata in uno studio di registrazione.

Era tutto fantastico, un sogno!

Era proprio come quelli che facevano vedere nei film e nelle foto i cantanti: i muri erano coperti da pannelli insonorizzanti neri e rossi all'interno della cabina di registrazione dove c'erano i microfoni e alcuni strumenti, poi all'esterno c'era un enorme console con pulsanti e leve collegati a monitor e computer dove un ragazzo con molti tatuaggi si occupava di gestirli.

Non riuscii a dire niente tanto era il mio stupore.

Quel pomeriggio lo passammo a studiare il brano e a sistemare le intonazioni nelle parti di duetto, non mi sembrava vero: io in uno studio con un cantante, gente professionista e le mie migliori amiche; avrei voluto che quei momenti non fossero mai finiti, lì ero a casa, finalmente felice.

La sera ero stanca,ma felice e soprattuto soddisfatta.

Dopo essermi fatta la doccia mi sedetti con le gambe incrociate sul grande letto a due piazze, mi guardai allo specchio che si trovava di fronte a me, e mi vedevo diversa, forse migliore.

Stavo finalmente diventanto la persona che ho sempre voluto.

In passato ho provato a vivere come altre persone, ma subito mi sono resa conto che la loro vita non aveva niente a che fare con la mia: avevamo due concetti diversi di divertimento e passione.

Questo é stato dovuto ad un momento di svanimento in cui ho perso i miei passi, credevo di non potermi fare dei veri amici; ed invece eccomi qui circondata da persone fantastiche.

Mi alzai in piedi sentendo sotto la pelle la morbidezza del tappeto in netto contrasto con il legno liscio e duro del parquet che affrontai dopo, mi avvicinai ancora di più allo specchio e cominciai a scrutare il mio corpo, quasi fosse nuovo ai miei occhi.

Non vedevo più la Sofia ragazzina, ma la Sofia 19enne pronta ad affrontare il mondo, a sfidare tutto e tutti pur di realizzare il suo sogno.

Mi promisi che nonostante tutto ce l'avrei fatta.

Al mattino a risvegliarmi fu una voce che sussurrava continuamente il mio nome al mio orecchio, dopo se ne aggiunse un'altra; lentamente cercai di aprire gli occhi, un fascio di luce già entrava dalla finestra, mi voltai e trovai le mie due amiche che mi fissavano sorridenti, "Buongiorno signorina!" Esclamò Azzurra, "Allora, come sta la nostra cantante?" Aggiunse poi Alyssa, io sorrisi e mi girai tirando sul mio volto le lenzuola con l'intenzione di riprendere a dormire.

Ma quelle due cominciarono a farmi il solletico e a cercare di buttarmi giù dal letto, "Sei a Napoli, ricordi? Hai un brano da registrare!!" ,a quelle parole scattai in piedi e corsi in bagno a prepararmi.

Dopo tre giorni di prove, arrivó il tanto atteso giorno dell'incisione, ero talmente emozionata che non riuscii ad ingoiare un boccone a colazione per colpa dello stomaco in subbuglio.

Arrivati in sala i primi a registrare furono ovviamente Alessandro con la batteria e poi Antonio con la chitarra elettrica e il pianoforte per la base, io me ne stavo dall'altra parte del vetro a guardarli entrare uno alla volta e suonare concentratissimi.

Riescono a non sbagliare una nota quando suonano dal vivo e dunque anche la fase di registrazione fu molto rapida dato che entrambi non commisero mai un errore, durante la loro pausa il ragazzo di fronte ai monitor creó la base con i vari strumenti e quando ce la fece sentire, un brivido mi percorse la schiena.

Quando andai a congratularmi con Stash, mi colse alla sprovvista abbracciandomi, "Ora tocca a noi." affermó non lasciando la presa, potevo sentire la sua pelle calda sulla mia e devo ammettere che era una bella sensazione tanto che la pelle d'oca si impossessó della parte sfiorata.

Il brano era una canzone d'amore, ogni volta che la cantava gli occhi erano luminosi e non smetteva mai di sorridere, e si atteggiava come se davanti avesse la ragazza alla quale dedicare veramente le parole scritte nella canzone che come loro solito era in inglese, menomale che con le lingue me la cavo!

Registrammo insieme, dopo il segnale presi un grande respiro con il diaframma e la base cominciò, le note attraverso le cuffie arrivarono al cervello che immediatamente rispose, schiusi le labbra dieti fiato e le parole cominciarono ad uscire delicate.

Poi la sua voce si unì alla mia, alzai lo sguardo e trovai i suoi occhi puntati su di me, sorrideva e mi strizzó l'occhio per farmi capire che stavo andando bene nonostante l'insieme di emozioni che mi ribbollivano nel corpo.

La voce scivolava tranquilla tra le note, e quando finì la base tirai un sospiro di sollievo, sorrisi seguita da Antonio, in fondo non era così male:era davvero un bel ragazzo.

Quando uscimmo ci abbracciammo tutti e mentre il ragazzo sistemava il brano con il padre di Stash ne approfittammo per andare a pranzo, appena varcammo la porta d'ingresso un odore di cibo ci travolse, era un'odore inebriante proveniente dalla cucina, la tavola della sala da pranzo era apparecchiata e su di essa c'erano già dei piatti riempiti dei cibi tradizionali della città.

Senza fare complimenti mangiai tutto quello che mi veniva servito, ormai il grande masso di emozioni che avevo sullo stomaco si era sciolto lasciando spazio alla felicità.

Ci ritrovammo d'un tratto soli io e Stash, lui stava fumando ed io lo guardavo sulla panchina mentre aspettavamo fuori dallo studia di poter sentire finalmente il brano per il quale abbiamo speso giornate intere.

"Sai, sei andata anche meglio di quello che mi aspettavo." Sorrise, "Hai davvero un talento." Aggiunse mentre soffiava fuori il fumo, io abbassai lo sguardo e borbottai un timido "grazie".

"Ma poi per Amici ti hanno fatto sapere?", "No, ancora niente ma é agosto ormai..." gettò il mozzicone di sigaretta e lo calpestó violentemente con la suola della scarpa, avevo toccato un tasto dolente evidentemente.

Fortunatamente a salvarmi da quella situazione fu Daniele ,l'altro componente della band, che venne a chiamarci: era pronto il brano.

Quella voce non poteva essere la mia, non riuscivo a crederci quella situazione era stranissima.

L'unica cosa a cui riuscii a pensare furono i miei genitori: tutto ció é grazie a loro che hanno contribuito pagandomi le lezioni e lasciandomi venire qua e ora é merito loro se sto piano piano crescendo diventando una donna, ma soprattutto una cantante.

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