Prima notte

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Ricambiai il suo bacio ancora stordita dal sonno. Mi aveva preso il volto tra le mani e accarezzava le guance con i pollici con fare delicato e possessivo allo stesso tempo. Quando si staccò da me, mi sarei aspettata che mi guardasse negli occhi come ero certa che avrebbe fatto, ma si chinò sul collo cominciando ad annusare il mio profumo e baciandolo. Tremai al pensiero di quel terribile dolore che mi aveva attanagliato la spalla sinistra poco tempo prima, lui evidentemente se ne accorse e clemente dei battiti del mio povero cuore iniziò a baciare la pelle per poi far ricadere sulla stoffa le sue labbra languide e pene di desiderio. Mi voltai per vedere il percorso eseguito dal demone e notai come si era affidato ad una scia di sangue che si estendeva dal quello che presumevo essere stato un morso, il suo morso, e la vita. Ora si era inginocchiato e aveva poggiato il capo sul mio ventre, non riuscivo a percepire il suo peso a causa dell'ingente quantità di stecche che mi fasciava il busto. A quel gesto avevo allontanato impercettibilmente le mani dalla gonna dell'abito per paura di toccare anche solo un centimetro del suo corpo, tuttavia un altro suo contatto non tardò ad arrivare: prese la mia mano e se la portò alle labbra torturandola con le medesime cure che aveva riservato alla mia bocca. Ma ecco che finalmente mi rivolse i suoi occhi, puntati senza stregua nei miei; la luce della luna lo faceva apparire ancora più bello, tutti i suoi tratti erano resi più misteriosi dalle ombre sul suo viso...

"Come ti senti?" domandò premuroso.

Nessuna risposta giunse alla sua domanda. Forse per paura avevo timore a proferire parole che gli fossero state possibilmente sgradite. Scostai lo sguardo dal suo, incerta sul da farsi. In realtà stavo pensando a ciò che avrei dovuto passare dopo questi attimi: le parole di Damien mi avevano rammentato che quella sarebbe stata la mia prima notte di nozze, ma allo stesso tempo mi beavo di quelle passionali premure e non volevo che finissero.

Lui si alzò in piedi rapido e sempre tenendo la mia mano nella sua, riportò il mio viso sulla traiettoria del suo sguardo...

"Credo bene, il tuo cuore batte regolarmente... So che è stato doloroso, ma la parte peggiore è passata: ora ci sarà tutto fuorché dolore..."

Proferì tale affermazione con una nota di dolcezza, almeno così mi parve...

"Vieni! E' tempo che tu risalga nelle nostre stanze. Avrai freddo, si congela qui fuori..."

Con un moto di agitazione dettato da quelle semplici parole, mi staccai dalla sua presa facendo qualche passo verso la fontana dei due amanti situata alle nostre spalle. Chinando il viso mi persi nel riflesso della luce lunare sulle sue acque scure, ma oltre al riflesso della mia figura presto vi si aggiunse un secondo: il suo.

"Non potremmo rimanere qui ancora per un po'?"

Vidi formarsi una smorfia sulle sue labbra attraverso il luccichio dell'acqua. Allora ruotai la testa verso la sua direzione, cercando di dargli una motivazione che suonasse vera anche per le mie orecchie...

"Ho bisogno ancora di un po' di aria... Non mi sono ancora ben ripresa. È stato tutto così strano... così bello!"

Non capivo come avessi potuto pronunciare delle parole simili; la prime erano vere, non mi ero ancora del tutto ripresa anche se il mio obbiettivo era un altro: allontanarmi dal talamo nuziale, ma definire addirittura bello ciò che era avvenuto... Eppure quando avevo incrociato lo sguardo contrito di Delos lo avevo detto.

"Hai ragione, forse hai bisogno di fare qualche passo... Seguimi, ti mostrerò una cosa" rispose calmo, fin troppo calmo.

Svoltammo per un'altra uscita del giardino, nascosta dalle foglie e dagli intrecci di rami. Camminammo per un bosco silenzioso e oscuro, ma non riuscii a non perdermi nella bellezza di quel luogo di transito: sapevo quasi per certo che saremmo giunti in un luogo del tutto fuori dall'immaginario, come era accaduto per il giardino.
Arrivammo infine ad un lago, un enorme lago illuminato dalla luna ora diventata bianca; rimasi stupita da come era possibile che in un regno di disperazione potesse esserci un luogo del genere...

"Non è bello?"mi sussurrò Delos all'orecchio da dietro le spalle. "Siediti..."

Aiutata dal suo appoggio mi sedei goffamente sull'erba in quel momento nera a pochi passai dallo specchio d'acqua, ma il principe non si fermò con me ad ammirare quello spettacolo. Con velocità il demone si chinò e lo vidi immergere la mano nelle increspature della riva, per poi tornare verso di me. Si mi sedette accanto e lentamente passò la mano bagnata quanto gelida sulla parte di pelle recisa dal morso.; il contatto bruciava ed un gemito uscì dalle mie labbra.

"Quest'acqua ti curerà da qualsiasi ferita"spiegò "Alza la testa ti curerò anche quei graffi sul collo...Ecco, vedi, si è tutto rimarginato"

Il dolore passò in fretta, ma ora che Delos mi guardava con insistenza mentre io osservavo il lago, mi ritrovavo uno strano tremolio che saliva dal ventre fino alla gola, mozzandomi il fiato. Che fosse consapevolezza di non poter scampare a quello che avrebbe preteso tra poco? Inspirai profondamente chiudendo gli occhi, e allora mi giunse la sua voce...

"So di cosa hai paura Helena, ma non preoccuparti minimamente... Sarò dolce con te, se tu me lo permetterai... Sai anche tu che me lo devi..."

Accolsi forzatamente il palmo che mi aveva rivolto, e quasi a suggellare la sua promessa mi diede un bacio a fior di labbra, ma ciò non mi rassicurò per niente. Quante volte mi aveva detto di non aver intenzione di farmi del male, e poi l'aveva fatto?Ma a quale speranza potevo mai aggrapparmi qui, sola e abbandonata a lui?Lo seguii all'interno di una costruzione nascosta da migliaia di alberi: era formata da una sola stanza, una camera da letto. Tutto intorno vi erano delle candele illuminate che illuminavano fiocamente l'ambiente, un grande letto dorato con tende bianche, un tavolo con frutta, un grande specchio e un'enorme vasca da bagno.

Avanzai di qualche passo verso il letto, ma appena mi voltai indietro capii di essere sola, non vedevo più Delos che mi seguiva come un'ombra. Ebbi paura a rimanere senza di lui...

"Delos?"mormorai "Delos?!"pronunciai quasi gridando.

"Helena sono qui!" mi sentii rispondere. Era seduto sul ciglio dell'alta finestra alla mia sinistra, totalmente privo di indumenti che gli coprissero il petto bianco e scolpito nel marmo, come quello di cui erano composte le statue greche.

Rimasi affascinata dal suo corpo tanto da non poterne staccare gli occhi. Me ne feci accorgere a causa della mia insistenza, e così con un sorriso di soddisfazione scese dalla sua posizione e avanzò con passo felino verso di me...

"Ti piace quello che vedi, mia dolce sposa?Io penso di sì, e credo che farai altrettanto con me...".

Con una forte presa del braccio mi avvicinò di più a sé e con una mano prese a sganciare i bottoni del bustino smanioso di liberarmi da quella gabbia di stoffa. Fece scendere lo scheletro del mio abito da sposa ai miei piedi e con cura mi sollevò da quella coltre di tessuto bianco da terra tenendomi il busto e facendomi riprendere posizione girata di spalle al suo corpo. Cominciò ad accarezzarmi le spalle e la schiena ormai nuda, passava le sue mani anche sulle stecche damascate del corpetto bianco anch'esso per poi torturare un'apertura centrale che scopriva la parte del ventre con le sue mani gelide. Tremavo e sospiravo pesantemente sotto a quei languidi gesti, ma non avevo neanche forza per ricambiarli: eseguivo i suoi muti comandi passiva...

"Oh, non tremare... Non avresti paura in questo momento se avessi concesso di prenderti prima della nostra unione. Ora smanieresti dalla voglia di farti possedere da me... Farà male la prima volta, ma passerà tutto in fretta..."

Mi venne dinanzi e mi prese le labbra in un bacio possessivo costringendomi a schiuderle e sentire la sua lingua lambirmi all'interno. Intanto sentivo i lacci del corsetto allentarsi per mano sua e la stoffa scendere man mano, ma per pudore staccai le mani dal suo petto per reggere il tessuto che mi copriva il seno. Si spostò da me il giusto per parlare, sapevo che non sarebbe stato contento di quell'azione...

"Sei timida Helena? Non devi esserlo, almeno non con me... "

Con la sua rapidità ci ritrovammo presto sul letto: lui a cavalcioni sopra di me, io indifesa sotto di lui..

"Sapevo che non saresti stata accondiscendente... Sarebbe stato deprimente per te ritornare nella camera nel castello dove avevi tanto avuto paura. Guarda come sono premuroso con te, o non è così?"

Annuii con la testa con gli occhi puntati nei suoi.

"Voglio sentirtelo dire con la tua meravigliosa voce"

"Sì, Delos. Lo sei e molto..." sussurrai.

"Io non devo essere per te Delos, io sono molto di più di questo: sono il tuo amante, il tuo sposo..."

Mi guardò come a dirmi di riformulare la risposta con i termini esatti.

"Sì, amore mio..."

"Così voglio che mi chiami: amore, perché sarò l'unico uomo che avrai nella tua vita..."

Le mani che tenevo saldamente sul petto vennero portate sopra la testa, e Delos iniziò a togliermi la biancheria molto lentamente per non farmi tremare ancora di più per il freddo. Rimasi totalmente nuda alla sua mercé, immobile alla sua vista per la consapevolezza di essere per la prima volta nuda dinanzi ad un uomo, se così lo si poteva definire. Mi ammirava in piedi estasiato e languidamente, con un sorriso di meraviglia...

Si stese su di me senza comprimere il mio corpo, inalò il profumo dei miei capelli ed io feci altrettanto: il suo odore era fresco, sensuale...unico. Mi baciò la fronte, le guancie, le labbra fino ad arrivare a lambirmi un seno con la lingua; pur non volendolo la mia immobilità sparì e fui io stessa a spingerlo a di più immergendo le dita tra le ciocche nere. E lui continuava inesorabilmente a leccarmi ora l'uno, ora l'altro capezzolo, costringendomi ad inarcare la schiena e a gemere spudoratamente. Sentivo sospiri che troncavano risate da pare sua, e scendendo sempre più si allontanò da me e mi prese le ginocchia piegate per aprirmi le gambe. Le tenevo serratamente chiuse e unite tra loro nonostante i suoi tentativi, così mi guardò come per ispirarmi fiducia e solo allora cedetti vedendolo chinarsi sulla mia intimità. Con uno scatto la avvicinò a sé e ne baciò la parte più sensibile facendomi sussultare dalla sorpresa; risalì e percorse più volte la parte più sensibile del mio corpo che donavo per la prima volta. Provavo uno strano calore farsi strada verso la mia fessura che sarebbe stato accolto da quelle labbra donatrici bellissime, ma appena Delos capì che le mie pareti si sarebbero contrate per sfogare tutto il piacere che stavo provando, si fermò. Mi bloccò il respiro con un altro bacio mentre percepii che si stava togliendo i pantaloni, e appena il mio basso ventre venne toccato da qualcosa di duro compresi che era la sua eccitazione, pulsante ed enorme. Ancora baciandomi avvicinò il suo membro alla mia intimità e senza alcuna premura entrò in me strappandomi un grido di dolore terribile. Due lacrime solcarono le mie guancie e ricaddi in un tonfo sordo sulle coperte bianche cercando di liberarmi dal male al basso ventre e dal suo contatto. Allontanandomi verso la parte opposta della testiera del letto, ansimando e singhiozzando, abbassai lo sguardo verso le lenzuola e vidi con mio grande orrore una macchia rossa che le macchiava. Rivolsi gli occhi verso Delos che mi osservava furioso e spaesato...

"Cosa stai facendo?"mi ringhiò.

"T-ti prego n-non farlo... Mi fa male! Ti prego!"implorai tenendo le mani sul basso ventre illudendomi di poter placare il dolore.

Ma per mia sfortuna non ascoltò nessuna delle mie preghiere: mi bloccò violentemente sotto di lui e affondò con ferocia dentro di me che gridavo dalla sofferenza e dalla pena che provavo per me stessa. Arrivato al culmine della sopportazione mi prese per la gola e stringendola fino allo stremo...

"Zitta! Non voglio sentire un altro grido da parte tua... Odio chi non sa obbedirmi: ora tu sarai docile e accoglierai ogni mia attenzione con la passione più intensa... Ti è tutto chiaro?"

Rincominciò a muoversi dentro di me con ancora più forza, celando le mie labbra con le sue che pur di non contrariarlo si aprirono inconsapevolmente...

"Gemi insieme a me, fammi sentire che mi vuoi Helena!"

Emisi dalla bocca alcuni suoni che sembravano compiacerlo, anche se per me erano lamenti di singhiozzi bloccati.

Mi aggrappai alle sue spalle per nascondere il pianto che stava per giungere ai suoi occhi e che non mi avrebbe cero perdonato. Con un ultima spinta di reni lo sentii svuotarsi del suo piacere e accasciarsi su di me; mi riempiva di nuovo il collo di baci, ma con mia grande sorpresa si allontanò silenzioso dal letto e si diresse verso il tavolo dove avevo visto della frutta. Sospirai di sollievo per un attimo pensando che mi avrebbe lasciata in pace e sola per sfogare tutto l'odio che potevo avere per lui. Mi accucciai su me stessa coprendomi con le lenzuola e poggiando il capo sui cuscini, volevo dormire per dimenticare e scoprire che tutto questo era stato un incubo, ma non mi graziò neanche di ciò. Sentii dei passi avvicinarsi e vidi il mio aguzzino nudo nel suo splendore e con qualcosa di luccicante in mano; appena riconobbi cosa era l'oggetto che teneva stretto mi sentii una morsa al cuore: un lungo coltello d'argento. Aprii la bocca per lo sgomento, seguì un grido acuto che terminò con il mio svenimento.


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