Occhi nelle tenebre: prologo

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"Occhi nelle tenebre: Prologo"

Eccola, la vedo...

Finalmente la maledetta luce del giorno se ne è andata, ed io posso stare con lei, la mia umana. Quanto è bella mentre è immersa nel sonno, sembra anch'ella una creatura dell'altro mondo,tranne che per un dettaglio: il suo cuore batte e le pene che lo tormentano sono insostenibili per una giovane come lei.

Povera piccola... se solo sapesse che verrò io a salvarla dal suo mondo, e a quale prezzo... ma la desidero. Sì, sarà il conto più terribile, ma la possiederò e si libererà delle sue angosce terrene per incontrare quelle terribili dell'Inferno.

La seguo da quanto quelle grida strazianti raggiunsero il mio orecchio, niente di simile mi ha mai scosso così tanto da incuriosirmi, mai. Dolore, strazio, e rassegnazione erano impressi sulle sue labbra di rosa, e lacrime copiose scendevano sul velluto della sua pelle. In questo mondo malsano avevo visto, udito e vissuto ogni minima emozione, ne ero indifferente ormai e nulla avrebbe riacceso quella fiamma nel mio corpo, se non la dolcezza di un'anima perduta. Niente di tutto ciò è però paragonabile a quando la vidi realmente, come ora, nel suo letto, stanca e sgombra da pensieri terreni che stanno per piombarle addosso... Helena, questo è il suo nome, è la fanciulla più affascinante in questa terra: capelli neri mossi da sinuose onde ricadono sull'intero busto coprendolo, occhi enormi circondati da ciglia altrettanto lunghe e scure, bocca rossa ben marcata; inutile dire che possiede una figura alta e slanciata, con un busto esile e un seno abbastanza generoso per la sua età. Ha solo diciassette anni, ma sembra che abbia vissuto più di mille vite per la profondità del suo animo...

Non mi era mai accaduto prima d'ora, eppure non mi faccio scrupoli a prendere ciò che voglio.

Sto qui ad osservarla muto ed impassibile, mentre il desiderio di prenderla pervade le mie membra umane, ma non voglio affrettare le cose: manca poco al momento in cui mi evocherà, lo sento, e solo allora si sottometterà e mi darà tutto quel che chiederò.

Sono attratto dalla sua pelle immacolata, non limitatamente per l'incarnato etereo, anche per i miei occhi di demone: non vi sono macchie di delitto, di odio... di passione, fino ad ora. Più la guardo, e più la voglia di toccarla è irrefrenabile, marchiarla di me è lo scopo... ma nulla, esito inesorabilmente. Il petto si alza e si abbassa affannosamente, le braccia sono incrociate dietro il capo, soltanto due scie bagnate sono la testimonianza di ciò che prova dentro di lei; finalmente accade qualcosa che mi aspettavo da tempo, il bustino che ancora indossa si abbassa sempre più ad ogni suo respiro, fino a farne uscire il parte del seno sinistro.

La luce della luna mostra spudoratamente quello spettacolo al mio sguardo, il roseo capezzolo si incastra inaspettatamente tra la stoffa e la fessura da cui uscito, è impossibile per me frenarmi adesso, per troppe notti ho sognato di affondare la mia asta in lei, morderla, baciarla, infilare la mia lingua per succhiare ogni briciolo di castità delle sue labbra celate. Ora posso.

Lentamente, senza farmi sentire, mi avvicino chinandomi sulla vittima ignara, ho paura di svegliarla con la violenza della mia natura demoniaca e farle del male, ma dopotutto sono qui per portarla all'Inferno, questa sarà un'eccezione. Per sicurezza le passo una mano sulla fronte fredda in modo che non si possa svegliare mentre sazierò il mio istinto, avrà la percezione di ciò che accadrà, ma penserà che sia soltanto un sogno. Poso gli occhi sulla parte svelata del suo corpo e meccanicamente slaccio il bustino allacciato sul davanti e lo faccio scendere un po', e libero anche il seno destro, non mi accontenterò di godere della sola metà di quella deliziosa carne. Nei miei secoli di età ho visto i seni di migliaia di prostitute, donne languide e tentatrici senza destarmi alcuna sensazione, ma ora...

Oh, cielo! Lei è illibata, non ha nulla a che fare con le altre!

Senza indugiare troppo inizio baciare i capezzoli turgidi a causa del freddo, sentire quelle perle torturate dai miei morsi e la mia lingua, mi da l'eccitazione più forte che abbia avuto; involontariamente lei risponde alla mia tortura muovendo la testa ed emettendo piccoli gemiti e sospiri, dandomi la carica a continuare. È così che la voglio: schiava e senza forze contro di me.

Bacio ogni centimetro di quelle due sfere perfette , leccandola ogni qualvolta che abbia il bisogno di assaggiare il suo sapore, mordendola quasi a percepire il gusto del suo sangue con i denti. Ambisco a qualcosa di maggiore di quello, è bastato così poco per non fermarmi più: voglio con le mie dita esperte il suo sesso mai violato. Le mani scivolano da sotto la gonna bramose della sua umidità, arrivo al ginocchio, ma mi fermo: è abbastanza per soddisfarmi pienamente questa notte? Se la toccherò lì, non avrò modo di arrestarmi, e tutti i miei piani svaniranno nell'ombra della mia mente. È così difficile, ma lo faccio, credo di volermi punire da solo in un certo modo e la ricompensa di questa perdita temporanea sarà a dir poco enorme. Svogliatamente la rivesto con la seta che ricopre una meraviglia simile... Questo è un peccato nel vero senso della parola, devo andarmene prima che il mio mondo mi reclami o svanirò al tocco della luce nemica.

Oh cara Helena, sarai mia, mia e di nessun altro! Domani mi chiamerai a te, e la tua vita verrà stretta nella morsa delle mie fiamme di dolore, paura e rimpianto. Ti pentirai delle tue azioni per sempre, non ti lascerò mai andare finchè non giurerai di appartenermi anche nel battito del tuo delicato cuoricino. Soffrirai oltre ogni ardire, ti dispererai e implorerai la morte per ogni giorno che vivrai... Sei giovane, e non sarà facile domarti, ma ti troverò ovunque tu sia, pronta o no ad accontentarmi!

Graffio il suo collo in segno di possesso, il primo segno di pena che avrà sarà il mio. Le piccole gocce di sangue fuoriuscite mi sporcano le dita, lo assaggi: è delizioso.

Ora sei connessa a me, non mi scamperai Helena, neanche se ti rifugiassi nella morte...

Pensato ciò, il demone si allontanò sparendo in un vortice di nebbia nera, scura quanto l'oscurità da cui era fuoriuscito nella stanza, senza lasciare alcun segno del suo passaggio e dei suoi terribili piani.


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