Promesse e rimpianti

4.7K 247 6
                                    

Al fine del tortuoso tragitto arrivammo al suo castello: un enorme palazzo su un'alta rupe cinto da possenti mura nere di pietra e rovi spinosi. Dunque era riuscito a convincermi a seguirlo, a baciarlo e ad implorare le sue attenzioni... Ero caduta preda della sua bellezza e dolcezza accentuate ancor di più dal sangue che mi legava a lui, tuttavia ero una schiava nelle sue mani, nelle mani del mio padrone.

Durante il cammino avevo avuto modo di riflettere su quanto fossi stata stupida ad acconsentire passivamente a tutto ciò, ma l'aveva detto lui "con le buone o con le cattive maniere" e tentavo così di non rimpiangere quella decisione presa d'istinto, per sopravvivenza. Poteva mai un demone amarmi, desiderarmi, farmi sua sposa? E cosa avrebbe comportato un tale gesto? Ebbi paura al solo pensiero, ma lui si dimostrava così amorevole nei miei confronti, eppure per avermi mi aveva tratta in inganno con quel patto che stipulai in preda al delirio.

Mi teneva stretto il palmo fra le manigelide ed io lo seguivo tremando per la desolazione ed il pericolo che emanavail luogo. Passato il valico tra il bosco ed un sentiero interno all'area delcastello, un tunnel di rami morti ci avvolse nel suo abbraccio oscuro, ed ilmio timore divenne sempre più forte tanto da inciampare più volte nelle freddee pesanti pietre disseminate al suolo. Delos se ne accorse, e anzichépersistere nella presa della mia mano, iniziò col cingermi la vita, facendomiaderire in parte al suo corpo. A quel tocco sussultai per un attimo, masoffocai il gemito di terrore cercando di proseguire impassibile l'interminabiletragitto. L'oscurità degli alberi man mano si dissipò, e a prendere il suoposto vi fu quello che appariva come un giardino. Un'enorme fontana sormontatada due figure di amanti si trovava nel mezzo dell'enorme spazio dinanzi a noi,ma cosa ancora più straordinaria era il complicato intreccio dei fusti dicentinaia, migliaia di rose rosse come il sangue. Con lo stupore per unabellezza simile il suo braccio lasciò il busto e semplicemente si allontanò perraggiungere dei boccioli cremisi appena spuntati. Con delicatezza ne colse unoe me lo porse senza alcun timore. Avvolsi lo stelo tra le dita congelate, estudiando il fiore, arrossii per l'imbarazzo di quel momento, indecisa su cosadire o fare. Quella mia reazione doveva averlo compiaciuto perché quando miazzardai ad alzare lo sguardo verso gli occhi i grigi del mio compagno, unsorriso gli aleggiava in volto..."Come vedi i boccioli dellemie rose sono meravigliosi, ma non eterni. Tu sarai la meraviglia della miavita, come le rose lo sono per questo giardino, ma al contrario di quelle saraieterna" disse con serietà.

Non ebbi il coraggio di rispondere, se soloavesse letto la mia mente la furia si sarebbe scatenata in lui. Non volevosentire quelle parole, avevo paura nell'udire parole d'amore simili che ioinvece non provavo. Ero costretta dalla paura ad accettare ogni suo singologesto; nella mia ingenuità lo ringraziavo per tutto ciò che faceva per me, maquale futuro mi avrebbe serbato? Era un essere demoniaco, in grado di uccideresenza il minimo sforzo, e se la sua collera si fosse scatenata su di me cosaavrei fatto?

Iniziò a mostrarmi il castello, le sue sale, lesue scalinate, le sue bellezze, percorrendo corridoi vuoti, immensi eilluminati soltanto dalla flebile luce delle candele. Infine raggiungemmo unodegli angoli più nascosti delle mura, un portone con barocche rifiniture dorateci si parò dinanzi e il demone lo aprì senza alcuno sforzo nonostante sembrassedavvero pesante. Entrai con insicurezza nella stanza: era una camera da lettola cui magnificenza era data dai broccati neri, il marmo del pavimento e l'oroche incorniciava quella ricchezza. Un peso insostenibile mi schiacciava ilpetto: cominciavo ad avere davvero paura. Perché mi aveva condotto qui?Immediatamente ricordai alcune delle ultime parole che l'uomo che dovevadivenire mio marito mi disse: "Come faremo domani notte allora? Tu dovrai essere mia, io farò di te ciòche voglio. Sono molto esigente e dovrai apprendere molto presto tutto ciò chemi piace".

Avevo conosciuto quello che avrei dovuto subiredurante la mia prima notte di nozze, proprio dal mio promesso con tentativi emolestie di ogni sorta che tanto mi avevano fatto temere quel momento. Laviolenza era una costante che consideravo inclusa ormai, e lui aveva detto chesarei diventata la sua sposa nel corpo e nell'anima. Dunque...

All'improvviso, appena udii il tonfo della portarichiusasi alle mie spalle, mi sentii abbracciare da quelle braccia ferme e diferro del demone; le mani scorrevano languide sul busto indugiando sullascollatura del seno. Non potevo muovermi in quella posizione, infatti rimasiimmobile subendo quell'indesiderato contatto. Scansò con il viso gelido leciocche di capelli che ricoprivano il mio collo, posando baci che parevanoardenti su di esso; gli occhi divennero lucidi ma mi era impossibile compierequalsiasi gesto di rifiuto, anche desiderandolo con tutte la mie forze. Le sue ditaarrivarono a slacciarmi pian piano la chiusura della parte superiore del miolurido vestito, la fece ricadere ai miei piedi, lasciandomi coperta dal solobustino bianco che era stato risparmiato dall'intemperie. Le mani, primaaccarezzandomi le spalle nude, cercarono di infilarsi tra la stoffa dellabiancheria e il seno stretto fino all'impossibile in quella gabbia.

"No, ti prego..." riuscii a sospirareterrorizzata e stanca.

"Shhh" mi fece fremente "Dopo mi ringrazierai..."

Continuò nonostante le mie suppliche, baciava lamia pelle, lasciava solchi immaginari con la lingua, pregustandola e talvoltamordendola. Sarebbe stato il gesto più sensuale mai ricevuto nella mia interavita, se non fosse stato per il fatto che i sensi di vomito giunsero quasi al miagola. Delos stava per slacciare i gancetti d'argento che mi tenevano ancoraprotetta dal suo tocco, quando liberò il primo gridai con tutti il fiato che mirimaneva in gola...

"No! Non toccarmi!"

"Cosa stai dicendo Helena, haigiurato di darmi tutto quello che volevo... Credo che tu sappia cosa desideroadesso!" disse meschino.

"Non-non ti avvicinare, s-stailon-lontano da me!" esclamai esausta.

Non lo fece, con pochi passi colmò la distanzache avevo creato tra me e lui. Indietreggiai fino a che la mia schiena incontròla parete decorata di stoffa, il principe si appoggiò di peso al mio corposovrastandomi. Nella mia agitazione mi prese il viso tra le mani mentre midibattevo instancabilmente con grida e spinte vane. Sospinse forzatamente ilmio volto sul suo, ma le mie labbra era serrate, non desiderose di voleraccogliere le sue. Provò più e più volte, diventando sempre più violento eseccato di non riuscire nel suo intento. Le lacrime bagnarono anche il suovolto oltre al mio, e solo allora riuscì a ritornare cosciente...

"Non permetterti mai più dirifiutarmi così. Ccosa ti spaventa ancora? Rassegnati che prima o poi dovraisottostare alla mia volontà, quando e come voglio... Guardami!", pronunciò quest'ultima parola scuotendomi convigore.

Chiusi gli occhi ermeticamente, singhiozzaisoffocando nei miei stessi gemiti e sentii le mani di lui allontanarsi dal viso.Non avevo più alcun appoggio, così mi accasciai quasi morta ai suoi piedi,piangendo e coprendomi il volto con le mani; mi sentivo in trappola, sapevo chemi avrebbe presa lì e in quel momento. Si chinò anch'egli alla mia altezza, miprese il mento e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Il mio sguardo eraimplorante e distrutto, il suo freddo e allo stesso tempo preoccupato.

Rimanemmo così per alcuni per alcuni istanti,intanto aveva avvicinato la mia mano alla sua guancia, e la guidava in un gestosimile ad un carezza mentre faceva lo steso con me. Si avvicinò fino a che inostri nasi non si sfiorarono, voleva che lo baciassi come avevo fatto prima,ma mi ritrassi disgustata...

"Non posso! Non posso farlo..." ammisi "Come posso baciare un uomo che nemmeno amo e voglio... Un uomoche mi desidera con la forza!"

La mia confessione provocò in colui che mi stavadi fronte una reazione inimmaginabile: sbattendomi al muro, mi strinse il collocon una stretta di ferro così che mi mancasse quasi totalmente l'aria neipolmoni. Ci misi del tempo per rendermi conto di quello che stava accadendo,accostò la bocca all'orecchio e in un flebile sospiro sussurrò...

"Pensi davvero di poterrisolvere la questione in questa maniera? Ti sbagli, mia cara... Starà a te ladecisione: vuoi che tu sia la mia sposa, una donna desiderata e appagata, opreferisci passare le tue notti a donare il tuo corpo a me e ai miei soldati... Nontremare anche se sei così bella quando lo fai, non mi faccio alcuno scrupolo,ma sappi bene che non mi limiterò a torturarti fisicamente: ti lacereròl'anima"

Rivolsi uno sguardo sottomesso, sì ero di nuovosottomessa a quell'essere, e lui pose un lieve bacio sull'incavo della mia golanella quale non passava altro che uno strascico di aria...

"Oh Helena! Questa volta nonmi farò ingannare da un tuo semplice consenso, dovrai dimostrarmelo davvero...Questa sera vi sarà la nostra unione di sposi, e dovrai dimostrarmi che nonavrai altro uomo, amore, oggetto di adorazione che me. Sai cosa accadrà se nonfarai altrimenti ... Spero per te che prenderai una decisione giusta, midispiacerebbe dover rovinare una gemma così preziosa..."

Mi liberò dalla sua vicinanza, lasciandomisfinita sul pavimento; si stava dirigendo fuori dalla stanza, quando miosservò, ed io osservai lui, e solo allora ebbi il coraggio di pronunciareun'ultima domanda...

"Che cosa mai dovrei fare?"

"Sarà il bello della miarichiesta, dammi il gesto d'amore più puro che vi sia, ed io sarò magnanimo conla tua terrena miseria. Ma ricorda: questa notte ti avrò ad ogni costo e non tipotrai sottrarre mai più ai miei desideri!"

Se ne andò in silenzio ed io rimasi sconsolatanel mio terribile stato. Non avrei potuto scegliere destino più crudele, undestino che mi univa all'oscurità eterna e dal quale non mi sarei potuta maisottrarre.


Sii mia per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora