Speranza

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Damien

La aspettai impaziente al lago, nel punto preciso in cui la vidi il giorno prima.

Sapevo che l'avrei trovata lì dopo la sua prima notte con Delos e sapevo che Delos era tanto vigliacco da lasciarla sola dopo averle fatto quello scempio... Quanto vorrei averlo compiuto io su un corpo così puro ed innocente, ma dopotutto ne ho ancora la possibilità. Nonostante abbia conosciuto i piaceri della carne con lui, Helena ha accolto il mio bacio come se le sue labbra fossero ancora vergini. Era così innocente, spaventata... ma si fiderà presto di me, saprò farmi amare da quella povera anima e finalmente tutto sarà mio.

Sentivo il sapore della sua pelle sulla mia lingua e il sangue del mio signore scorrere tra le dita... Finalmente avrei avuto la mia vendetta e il mio caro fratellino mi stava lasciando la strada spianata. Sentii l'erba frusciare dietro di me, leggeri passi avanzare... Era lei, il battere del suo cuore era come un sussulto e l'odore della paura più profonda impregnava l'aria e arrivava lieve alle mie narici. Helena era l'estasi, il desiderio: Helena doveva essere mia. Mi girai lentamente pregustandomi il momento in cui l'avrei vista, ed eccola...

La pelle diafana risplendeva al contrasto con quell'odioso abito nero che lasciava intravedere nient'altro che la linea delicata collo, i capelli erano sciolti in lunghe ciocce ondulate che cadevano lungo i fianchi coperti da un'amia gonna di tulle. Sembrava una bambola di porcellana con le sue labbra rosse e gli enormi occhi di zaffiro spalancati, una meravigliosa ed irreale bambola. Dovetti reprimere l'istinto di trovarmi dinanzi a lei immediatamente per sentire quell'esile corpo abbandonarsi a me, per stritolarlo fino a percepire le vene pulsare sotto le mie dita.

Si avvicinava lentamente, troppo, anche lei non riusciva a sostenere quella distanza; a pochi passi di distanza fui io a raggiungerla struggendomi per l'attesa. Colmai il vuoto tra noi due abbracciandola, inspirando il profumo dei suoi capelli e beandomi della piacevole scoperta che dietro tanta castità la sua schiena era nuda e alla portata dei miei tocchi. Poggiò le mani sul petto dove si accoccolò mestamente, adoravo con quanta fiducia si era data a me, con quanta innocenza, con quanta poca cautela... Alzò spaurita lo sguardo, timorosa di non doversi trovare lì, nel mio abbraccio e rincuorata dalle mie carezze.

"Lui non c'è..." sospirò con la sua bocca di rosa.

"Lo so" le risposi sicuro azzardando un bacio sullo zigomo.

La sentii irrigidirsi e tremare ancora di più, che gioia per la mia anima! Quella sconfinata dolcezza che le dimostravo stava diventando anche piacevole, mentire era nella mia natura ma godevo troppo alla vista delle reazioni che provocavo nella mia regina. Nonostante il dolore che provava provenisse da un demone come me, lei mi permetteva di farle tutto; sapevo cosa voleva, conoscevo il suo desiderio di essere amata, ed io potevo darglielo pur fingendo.

Delos, Delos, Delos... Quanto sei stupido. Dopo tutti questi anni ancora non hai imparato che sei un debole e non potrai averla come dici tu. Non hai ancora capito che sei un demone e non un umano!Perché ti hanno scelto...

"Damien, no... Potrebbe vederci qualcuno e se..."

"Shhh... Non ci vedrà nessuno, siamo al sicuro da ogni pericolo..." mi chinai di nuovo per baciarla, questa volta sulle labbra.

"No.." fece, e le permisi di svincolarsi dalla mia presa e allontanarsi verso il lago.

Comprendevo il motivo di quel rifiuto, era così chiaro quanto il blu dei suoi occhi se fossero stati felici e sorridenti: la notte scorsa. Vedevo oltre la stoffa nera le macchie violacee sulle braccia, le gambe e la schiena; li avevo toccati io stesso con una forzata delicatezza quei segni pur di continuare la messa in scena. Provavo attrazione per Helena, era la fanciulla più bella che avessi mai visto, ma la bramavo perché apparteneva a Delos. Avevo promesso di togliergli tutto prima o poi e quel momento era arrivato...

"Cosa è successo?" sussurrai al suo orecchio dietro di lei.

Tremò, mosse impercettibilmente le mani e alla fine crollò in ginocchio preda dei singhiozzi che le scuotevano convulsamente il petto. Rimasi un attimo immobile decidendo cosa fare, ma come il migliore degli amici e degli amanti mi chinai col solo intento di confortarla. Mi parai dinanzi a lei e scostando quelle setose ciocche corvine, presi il suo volto tra le mani e lo portai all'altezza del mio, le lacrime scendevano copiose e bagnavano anche la mia pelle. Chissà quale sapore delizioso avrebbero avuto... Il sapore della disperazione.

"Perché un angelo come te dovrebbe piangere?" domandai dolce "Non posso sopportare di vederti in questo stato. Vieni con me e raccontami tutto".

La condussi appena dentro il bosco in una culla circondata da rovi di spine che non facevano scorgere neanche il rosso del cielo, un luogo appartato e che avrebbe rassicurato e fatto calmare Helena. Una panchina di roccia era nascosta nell'angolo più scuro del luogo e lì avevo intenzione di sedermi e parlare con lei.

"Siediti" le porsi la mano dopo che mi fui accomodato, ma lei esitò. "Sai che non ti farò del male"

Deglutì e poggiò il palmo sul mio fiduciosa delle mie parole ma a tradimento ,anziché farla posare sulla pietra, fu costretta ad adagiarsi sulla mia gamba. Comprendendo tutto cercò di spostarsi ma glielo impedii.

"No, Helena. Ti prego..." gemetti insensatamente. "Rimani vicino a me".

"Io non..."

"Ti prego, ne ho bisogno"

Allora non si mosse più e non le rimase che puntarmi quegli immensi occhi arrossati dai quali scese un'altra lacrima nei miei. Raccolsi quella goccia con il dorso della mancina, al che lei fremette per un attimo per poi immergere il volto alla base del mio collo incominciando di nuovo a singhiozzare istericamente. Sospirai di piacere alla profondità di quel contatto, alla leggerezza del suo corpo che avvolsi possessivamente.

"Morirò... Non sopravvivrò una notte ancora con lui... Non ce l'ho fatta questa notte, il dolore era troppo forte!" spuntò le parole con tale angoscia.

"No! Non dire così, te lo impedisco!" a quel punto la staccai da me e la baciai smanioso e al tempo stesso con cura e attenzione.

Le labbra socchiuse mi aprirono le porte del piacere vero, non uno che potevano darmi delle prostitute bensì uno nascosto, casto e innocente. Non si ritrasse neanche quando la attirai più vicina al mio corpo e insinuai le mani gentilmente sotto i lembi della parte superiore dell'abito, quasi a lambirle un seno. Il bacio fu lungo e estenuante, desideravo unire le mie labbra con le sue, possederla lì nel folto del bosco, ma frenai per l'ennesima volta il mio istinto. Tutta la fatica che avevo sopportato fu però ripagata dalle parole che Helena pronunciò piena di amore...

"Perché non sei stato tu a salvarmi? Perché Delos non è come te? Perché non mi ama o non è gentile quanto lo sei tu?"

"Oh Helena! Ma io sono qui ora... "

"Ora, ma non quando lui ritornerà! Non mi lascerà andare:vuole un figlio! Un figlio... Io non voglio!"

Non avrei mai aspettato parole del genere, un figlio... Delos vuole una discendenza! Se prima la paura mi sorprende impreparato, dopo qualche istante devo soffocare una risata.

Non lo farai mai, tua madre è morta così e non lo farai mai. Sono piacevolmente sorpreso che hai ancora un'anima demoniaca,peccato che non sia l'unica...

"Shhh" le sibilai accarezzandole i capelli "Prendi da me tutto ciò di cui hai bisogno: amore, compassione, amicizia... Io te li darò!"

Fu lei a baciare me questa volta, timidamente come se avesse paura; poggiò le sue labbra morbide abbandonandosi totalmente all'idea di amore che potevo darle e di cui aveva tanto bisogno. Con le mani fredde mi prese per il volto avvicinandomi a lei ancora di più; la sua innocenza e la sua fragilità erano una tentazione troppo forte per me. Lacrime calde scesero fino alla mia bocca: avevano il sapore della dolcezza, della speranza e della pace. Tutte le imposizioni che mi ero ripromesso di seguire caddero, il mio desiderio di lei cresceva oltre ogni limite: le mani posate sulla pelle nuda pretendevano di toccare e di immergersi di più nella sua carne.

"Ti voglio... Fai l'amore con me!"erano parole che mai avevo detto ad una donna.

Amore... Cos'era? Se pure quell'unica volta nella mia vita umana avevo provato un sentimento simile, ora non ve ne era traccia, eppure... Qualcosa mi rendeva accondiscendente con Helena, la volevo consenziente, la volevo mia...

Sbatté le palpebre confusa e spaurita, quasi le mancò il respiro. La mano destra appena sotto il seno sinistro, avvolse completamente quella rotondità perfetta al che lei gemette e mi rivolse lo sguardo sconvolto.

"Cosa stai facendo?Io non posso..." sospirò.

"Lo vuoi, Helena?"

Non arrivò una risposta, ma i suoi occhi esprimevano più di quanto avessero potuto fare delle semplici parole.

"Ti insegnerò ad amare ed essere amata, non c'è colpa per questo. Non avere paura..."

Con velocità e dolcezza la feci distendere sull'erba sotto di me, tremava ai miei baci sul collo e al pensiero di quello che le avrei fatto provare. Senza alcuna impazienza le mie mani fecero scivolare la stoffa sul busto accompagnandone i movimenti; ad ogni lembo di pelle messomi in mostra lasciavo una scia con la lingua. I capezzoli erano turgidi dal desiderio e l'eccitazione, li baciai, li succhiai, feci di tutto pur di vederla contorcersi con i miei tocchi. Volevo arrivare al suo fulcro, godere di tanta bellezza e proprio per questo che azzardai più baci fatali lungo lo sterno. I gemiti e sospiri di piacere che arrivavano alle mie orecchie, culminarono in un grido di dolore lancinante; innaturalmente il corpo si allontanò dal mio controllo senza che io avessi fatto nulla per procurarle del male. Sollevò il busto e si portò le mani al seno dolorante e gonfio per essere soddisfatto, quanto era stato bello assaggiare la sua pelle ma in quel preciso istante qualcosa non andava...

"Oddio...Oddio! Brucia, brucia!"piangeva disperata non osando toccarsi il petto.

Mi avvicinai incuriosito a quel corpicino tremante, ma non appena lo feci si scostò più spaventata di prima.

"Ti prego non punirmi, non farmi del male!" singhiozzò proteggendo il viso con le braccia.

"Male? Io non te ne farei mai..." dovetti contenere un sorriso alla sua paura "Alzati , fammi vedere cosa ti è accaduto..."

Offrendole la mano , si alzò e la feci stendere sulla panchina di pietra: la lunga cicatrice sullo sterno si era riaperta nella zona in cui avevo posato le labbra. Alcune gocce di sangue erano emerse lasciando una scia che si estendeva fino ai capezzoli, che visione sublime... Teneva gli occhi chiusi allo stremo, le accarezzai le guance per calmarla e sembrò funzionare.

"Non posso guarire la ferita, non avresti giustificazioni con lui..."

Si protese ad abbracciami ed io la strinsi più forte di quanto avessi voluto unendo le nostre labbra in un bacio appassionato mentre il richiamo del sangue mi inebriava mente. Dalla bocca scesi per collo, le spalle, fino a raggiungere di nuovo i seni che lambii con la lingua eliminando ogni traccia rossa. Il suo sangue era dolce e amaro allo stesso tempo, accendeva le mie membra... A malavoglia mi costrinsi a rivestirla coprendo lo spettacolo di quella pelle liscia e bianca; un lieve rossore le si era diffuso sulle gote, gli occhi erano basso e non osavano incontrare i miei.

"Non è successo nulla..." mormorai.

"Io non dovrei essere qui con te... Devo andare..." e fece per allontanarsi ma con prontezza la trattenni per il polso.

"No!"

Vidi l'incertezza e l'arresa nel suo volto, l'attirai di nuovo fra le mie braccia ispirando l'odore dei suoi capelli.

"Se ci fosse una via di fuga da questo mondo e ti dessero la possibilità di prenderla... Acceteresti?"

"Io... Non so... Io..."sospirò.

"Accetteresti o no?"

"Sì!" ammise guardandomi negli occhi.

"Fuggiresti con me? Andresti via da lui per me?"

"Cosa stai dicendo? Ci perseguiterà... lui ci troverà e ucciderà te e me!"spalancò gli occhi "Non puoi morire per me!"

"Possiamo! Sono più forte di lui, andremo in un posto che non troverà mai... Avresti tutto ciò che hai sempre desiderato!"

"E se tu fossi come... lui? Se fossi una vittima per te?" mi accusò cercando di creare una distanza tra i nostri due corpi senza evidentemente riuscirci.

"Come puoi pensarlo? Ti ho sempre dimostrato il contrario!"

"Non dovrei fidarmi di te! Ho pagato un prezzo troppo alto per essermi affidata ad un demone!" esclamò piena di disprezzo.

"No! Ti prego non dire così... Io ti amo! Non avremo un'altra occasione: domani soltanto!"

"Non lo so..."

"Domani se verrai da me capirò che avrai accettato, altrimenti non potremo mai più rivederci! Non farmi questo..."

"Ci penserò..." disse solenne ma con un palese dispiacere nel concepire quello come il nostro ultimo incontro "Voglio ritornare al castello"

La sganciai dal mio contatto e lei si allontanò frettolosamente verso la direzione dalla quale eravamo entrati.

"Addio..." pronunciai sommessamente

La vidi arrestarsi di colpo, voltò il capo in modo da scorgere con gli occhi la mia figura; deglutì rumorosamente e un sussulto le scosse il petto. Non disse nulla e riprese a camminare, questa volta lentamente.

Helena saresti stata mia anche senza il tuo permesso... Grazie Delos, la stai portando dritta nella mia trappola. Verrà, dopo un'altra notte con te, verrà...



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