Lontano da lui

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Helena

Pigramente mi alzai dal letto con una strana aria sognante, faceva freddo e piccoli ma piacevoli brividi mi attraversavano la schiena mentre con la testa poggiata sulle ginocchia ripensavo a quanto la situazione era cambiata. Delos era stato diverso, anche se ancora stentavo a crederlo, io ero diversa: per quanto male mi avesse fatto, nonostante tutto una scintilla si era accesa e sarebbe stato difficile spegnerla. Possibile che un uomo o demone che fosse, potesse commettere atrocità e insieme provare un sentimento così profondo quale quello della notte scorsa? Tuttavia una costante rimaneva tale: Damien. Avevo due scelte: credere a lui oppure a Delos...
Avrei preso la seconda strada...

Quando mi parlò di cosa era successo tra loro, avevo notato che gli occhi di lui si erano leggermente inumiditi... Ebbene, gli avrei creduto a mio rischio e pericolo: la sua era una richiesta di aiuto, il rischio permaneva, eppure...

Voglio restare, vivere, amare Delos... Sarò masochista ma non reggerei senza il mio sposo. Il dolore che ho provato mi ha legato a lui, è bastato un briciolo di gioia e per riprovarlo ricomincerei tutto da capo.

Quando mi stiracchiai leggermente, le mie membra erano piacevolmente intorpidite e ciò mi ricordò di come tanto fortemente lui mi avesse tenuto fra le braccia, accarezzato e baciato. Era un sogno? Era la realtà? Desideravo solamente stargli accanto inspirando il suo profumo. Tenendomi ben stretto il lenzuolo per un briciolo di pudore che ancora albergava, con gambe molli mi sedetti alla toletta canticchiando tra me e me mentre mi pettinavo i capelli arricciatisi per l'umidità. In mezzo a tanta tranquillità, a tanta normalità, c'era qualcosa che non andava: bastava che ci pensassi anche per un solo attimo, e sentivo un tremore sconquassarmi il petto. Cosa avrei fatto se lui si fosse presentato qui vedendomi non arrivare?

No, non si spingerebbe fino a tanto... Sa che c'è Delos qui con me, non azzarderebbe una mossa così rischiosa. Io non andrò e lui capirà: queste erano le condizioni dopotutto...

In cosa mi ero cacciata? In una rivalità tra creature oscure che nemmeno immaginavo esistessero, qualcosa più grande di me e con radici profonde. Pochi giorni prima ritenevo che la mia vita sarebbe terminata con il matrimonio, in quel momento non potevo essere in una situazione peggiore: tra due estremi, ignorando completamente quale pericolo avessi accettato. Alla fin fine chi era Delos? Chi Damien? L'instabilità del primo rivelava una forte debolezza, la sicurezza e l'insistenza dell'altro un secondo fine. Sì, forse Damien era davvero un ammaliatore perché mi sentivo irresistibilmente attratta e legata a lui fino a quando ci trovavamo insieme, ma cosa avrebbe mai voluto da me che non potesse avere? Oddio, come avrei potuto mai darmi ad un altro dopo quello che stava accadendo? Le parole di Delos avevano in fin dei conti qualche fondamento...

Andrà tutto per il meglio e non ci sarà più alcun problema

Stare da sola non mi faceva bene, rimuginavo troppo e questo accadeva per il senso di colpa e la rabbia che mi attanagliava: se il mio sposo aveva chiesto aiuto con la richiesta di non fidarmi proprio del suo nemico, io lo avevo tradito anche se con un buon motivo. Dopotutto Delos aveva mostrato soltanto crudeltà e spietatezza e l'unica spalla amica era stata quella di Damien: il mondo in cui mi trovavo non mi apparteneva e mi vedevo come una bambola che andava meccanicamente avanti e indietro in quello strano scenario. Decisi che la cosa migliore da fare fosse vestirmi e andare da qualche altra parte con la possibilità di distrarmi.

Facendo cadere la stoffa del lenzuolo, mi diressi verso una poltrona sulla quale vi era adagiata della biancheria e un lungo abito rigorosamente nero con uno strascico così lungo da toccare il pavimento. Con non poca fatica presi la pesante sottogonna e l'allacciai alla vita, così feci con il bustino appoggiandomelo solamente al petto; la luce rossa del cielo mi aveva portata dinanzi alla finestra contemplando il macabro paesaggio al suo esterno.

Chissà cosa c'è oltre il bosco, che sarà mai quella landa oscura e desolata?

Sospirai pesantemente e appoggiai la spalla alla parete adiacente dondolandomi leggermente a destra e sinistra; voltai lo sguardo indietro e osservai malamente il colore dello strascico: era nero come quell'intero castello e l'atmosfera che vi si respirava.

Indosserò mai abiti di altri colori?...

Che cosa sciocca eppure così funzionale e distrattiva in quel momento; mi girai di nuovo verso la finestra con sul viso impresso un sorriso di biasimo e rassegnazione. Appena iniziai ad avvolgermi il busto con la stoffa steccata, i polsi mi vennero bloccati gentilmente da due mani forti lasciando così il seno coperto da poche ciocche di capelli. Abbandonando la presa scostò le onde morbide dietro la mia schiena e il demone, partendo dall'attaccatura della sottogonna, baciò la pelle e proseguì in lunghezza il suo percorso alternando alle labbra anche la lingua che tracciava immaginari disegni. Inarcai la schiena mentre premeva i palmi sui seni e risaliva con la bocca il collo; il respiro mi si fece corto, quasi i polmoni non riuscivano a contenere l'aria tuttavia questa beatitudine cessò appena udii una voce sussurrarmi all'orecchio.

"Quello non è un posto per creature innocenti come te, e poi perché indossare altri colori: il nero mette in mostra il candore della tua pelle e l'azzurro dei tuoi occhi"

Spostai lo sguardo lentamente nella direzione della mia spalla sinistra e quasi non svenni nel vedere le due iridi celesti riflesse nelle mie.

"Damien!"

"Shhhh" mi posò un dito sulle labbra in segno di ammonimento.

Fu allora che mi baciò con passione quasi smoderata da farmi perdere l'equilibrio, tentai invano di sottrarmi alla sua presa in quanto le forze mi vennero meno tutto ad un tratto.

Damien

Aspettavo nel folto della foresta, nel luogo esatto dove ci eravamo incontrati l'ultima volta, da tempo, troppo tempo perché non fosse accaduto qualcosa: avevo studiato fin troppo bene la mia preda e nulla era venuto contro i piani, anzi non potevo aspettarmi risultati migliori. L'attesa era straziante: non avevo calcolato qualcosa, ma cosa? il nervosismo era tale da spingermi a compiere qualche pazzia, ma dovevo stare bene accorto affinché la mia presenza non si svelasse. Osservavo la regale reggia del mio signore, un palazzo ed un potere che sarebbero dovuti essere soltanto miei e che invece erano stati dati a quell'incapace di mio fratello.

Era innegabile, volevo Helena per due motivi: il primo era perché apparteneva a Delos, il secondo perché mi aveva realmente conquistato e non ci sarebbe stato piacere migliore di condurla nell'oscurità più profonda. Ancora non si presentava, sapevo che non avrebbe mai rifiutato una proposta del genere tantomeno se in me vedeva una speranza, ma cosa le impediva di venirmi incontro? Con azzardo lasciai il posto sicuro da ogni sguardo per recarmi di fronte ai cancelli del giardino dal quale avrei avuto accesso al castello. Bastò avvicinarmi di soli pochi passi da quelle piante spinose per comprendere tutto: lui era lì, e dal potere che emanava nulla di buono poteva essere stato scaturito dalle mie trappole; allo stesso tempo udii il lieve battito di un cuore, così delicato, innocuo e umano: quello di Helena. Scomparendo nel nulla, mi
materializzai nella stanza in cui si trovava tenendomi ben nascosto fino a che non sarebbe arrivato il momento giusto.

Come era bella mentre provava a sistemarsi le lievi e morbide onde che contornavano il suo volto, forse lo stava facendo proprio per me. Intonava una melodia sconosciuta, anche quando si alzò rivelando le sue curve di donna completamente nude e perfette. Ne avevo avuto un assaggio solamente e non vedevo l'ora di godermele appieno; il seno, la vita e le caviglie sembravano disegnati da uno scultore, il viso con le sue labbra carnose e rosee dal nostro nemico celeste. Avvantaggiato dalla sua distrazione, mestamente mi feci sempre più vicino fino a captare i suoi pensieri e proprio quando stava per coprire quel dono che mi stava facendo con la vista del suo corpo, le manifestai la mia presenza. Percepivo i brividi di piacere su e giù, lungo tutta la sua schiena marmorea, si beava delle mie carezze tuttavia i suoi occhi sorpresi e spauriti, per quanto belli fossero, furono una pugnalata. Possibile che non si aspettasse che fossi io? La paura celata era così eccitante quanto inaspettata, soprattutto nel momento in cui pronunciò il mio nome. La baciai esercitando su di lei tutto il mio potere ammaliatore e le sue deboli proteste vennero spazzate via. Cielo! Quanto adoravo il sapore di quelle labbra e il suo schiudersi per me.

"C-che c-cosa ci fai qui?"balbettò non appena la liberai dal bacio

"Sono venuto a prenderti" le annunciai.

Con le mani mi fece segno di lasciarla dalla mia presa, indietreggiò con lo sguardo basso, stringendo spasmodicamente le mani sulla stoffa bianca al petto. I capelli le ricadevano in maniera tale da coprirle il volto, ma nonostante la sua richiesta mi avvicinai di nuovo lambendole la guancia con il palmo e lievi carezze costringendola a rialzare lo sguardo.

"Io non verrò con te"

Dovetti trattenermi dal non portarla via e punirla torturandola, ma a me serviva consenziente e fiduciosa per ottenere tutto ciò che desideravo.

"Lui è qui, vattene finché sei in tempo" disse e due lacrime le rigarono le guance.

L'abbracciai stretta, quasi impedendole di respirare: avrei giocato tutte le mie carte prima di passare alle maniere forti.

"Ti porterò via ad ogni costo, non era quello che volevi? Andremo dove nessuno potrà trovarci e farò di te la ma regina. Sai che ti amo, e io so che tu ami me"

"Molte cose sono cambiate" sospirò contro il mio petto "Non posso e non voglio, ed ora vai"

"Cosa è cambiato da ieri a oggi? Io ci sono sempre stato per te, io ti salverò da Delos"

Una parte del legame che avevo creato si era spezzato e non ne comprendevo la causa: che le avesse raccontato qualcosa? No, era impossibile. Non si sarebbe mai mostrato debole e ferito, non a lei, ma ad ogni modo era riuscito ad allontanarci; il fatto che fosse rimasto qui la diceva lunga e che Helena si rifiutasse ancora di più. Avrei utilizzato l'ammaliamento pur di renderla mia: con calcolata lentezza mi abbassai fino ad inginocchiarmi tenendole la vita stretta, la guardai negli occhi incatenandola ed incantandola.

"Delos ti ha tolto la speranza, la vita, ti ha torturata e tutto per i suoi scopi malsani. Ora pensa: resterai con me per sempre, non costringerò mai il tuo corpo a donarsi a me. Sarai felice, avrai ciò che desideri: amore, solo io posso donartene. Non lasciami solo..."

Mi contemplava rapita, percepivo la leggerezza creatasi nella sua mente; ero rapito dalle sue labbra schiuse e il movimento affannato del seno nudo. Allungando le mani le sfiorai con delicatezza i capezzoli eccitandoli, inarcò il busto: era fatta, avevo il suo consenso.
Nello stesso momento in cui stavo per formulare la mia richiesta definitiva, la porta si spalancò improvvisamente espandendo il suono del suo sbattere contro la parete.
Una figura si materializzò da una coltre nera: Delos.

"Tu! Tu qui, non sai che grande sbaglio hai fatto! Lasciala immediatamente: te lo ordino!" gridò in preda alla rabbia.


Non potei trattenere la risata di soddisfazione alla sua furia, finalmente ero riuscito nel mio intento ed avrei goduto dei risultati. Intanto Helena sembrava essersi risvegliata dalla sua trance e guardava con disgusto le mie mani poggiate sul suo seno, si ritrasse e subito dopo aver incrociato lo sguardo con quello dell'altro demone, tentò di andargli incontro ma la bloccai in tempo.

"Tu non andrai da nessuna parte" e le strinsi il polso.

"Sarò clemente con te, Damien, lasciala andare e non ti accadrà nulla"

"Ne sono molto lusingato, mio signore" proclamai con finta cortesia e un gesto teatrale "Ma c'è un problema: io voglio la vostra sposa, e lei vuole me. Diglielo anche tu, Helena!"

Senza alcuna grazia la baciai, sentii sferrare l'attacco del mio caro fratellino ma lo bloccai in un secondo e con sua grande stupore.

"Sorpresa fratellino!" esultai.

"Come hai fatto? Non è possibile...!

"Nella nostra lunga vita ho imparato che niente è impossibile, niente... Ed ora se permetti, ci sei di impiccio"

Caricai il mio potere mentale e lo scagliai diretto a Delos: lo vidi inginocchiarsi, prendersi la testa fra le mani e gridare dal dolore.

"Guarda mia cara, è debole ed indifeso, come potresti mai appartenere a lui?"

Helena era rimasta imbambolata, paralizzata dalla scena e il suo sguardo era totalmente vuoto.

"N-no... No! Liberalo! Fermati ti prego!"

Oppose di nuovo resistenza e per l'ennesima volta la strattonai per tenerla ferma.

"Lo farò, ma devi venire con me, il tuo bel principe farà una brutta fine"

Strinse gli occhi e con un breve cenno col capo acconsentì.

Delos

Helena...

Fu il mio primo pensiero appena il dolore che mi aveva attanagliato le membra cessò. Gridai come mai avevo fatto, fino a che la gola non mi dolse e le nocche delle dita divennero bianche. L'aveva portata via, ed io non avevo potuto fare nulla, perché? Vista la situazione ero giunto alla decisione di ucciderlo eppure non ci ero riuscito... Mi aveva bloccato come uno sciocco, con un semplice gesto delle dita senza che potessi reagire. Ero solo, ma diamine dove riprendermela: lei era mia e non avrei permesso proprio a Damien di togliermela. Mi alzai dal pavimento con un unico scopo: scoprire come Damien era riuscito a sconfiggermi.

Mi diressi nel luogo in cui non ero mai stato se non per unirmi a Helena: la stanza degli avi.

Li avrei interpellati per la prima volta e mi avrebbero dato le risposte che cercavo; non avevo mai commesso nulla che potesse offenderli, quindi non avrei avuto ostacoli. Giunsi al centro della stanza e il ricordo della offerta che Helena mi aveva concesso durante il rito, mi prese in pieno petto ma dovevo procedere senza scrupoli e così iniziai.

"Miei avi, io, figlio dei vostri figli, vi chiamo in appello e per una giusta causa. Damien, mio fratello, ma ancor meglio, un mio suddito ha rapito colei che ho scelto per sposa e ha utilizzato un potere a me sconosciuto. Oggi chiedo a voi di darmi delle risposte: non sono io il più potente fra i miei simili? E perché non riesco a percepire la sua presenza nel mio regno?"

Sapevo che avevo richiamato la loro attenzione ma la loro risposta si fece attendere, e nel loro mutismo aspettavo immobile.

"So che siete qui, rispondetemi! Non ho fatto nulla che a voi non andasse bene. Merito delle spiegazioni! Il mio regno, il vostro sovrano è in pericolo!"

Pronunciate quest'ultime parole un sussurro nell'antica lingua demoniaca mi giunse all'orecchio...

"Tu ci hai offeso dal momento in cui hai portato qui quella ragazza, e senza chiederci consiglio alcuno"

"Ho legato una donna dalle parvenze d'angelo a me come qualsiasi demone sovrano, l'ho condotta qui con l'unico intento di possederla fino in fondo!"

"Ci menti: hai rinnegato il motivo per cui l'hai legata a te secondo l'antico rito: darti una dinastia! Non ti aiuteremo principe, la debolezza che hai mostrato non è degna del tuo rango"

"Non sarete miei alleati? È assurdo! Mi dovete obbedienza!"

"Abbiamo commesso un errore nel porti come sovrano del nostro mondo, sapevamo che Damien avrebbe adempiuto ai propri doveri senza alcuno scrupolo"

Infuriato uscii dalla stanza, avrei ritrovato Helena ad ogni costo anche quello di distruggere tutto il mio reame.

Helena

"Ora puoi aprire li occhi"

Ci ritrovammo in una grotta, o almeno così pareva, illuminata da torce tale era l'umidità da farmi rabbrividire notevolmente. Ancor meglio giudicai il luogo delle prigioni sotterranee dalle numerose grate che mi circondavano. Feci un giro su me stessa finché non mi ritrova dinanzi allo sguardo glaciale di Damien che se ne stava appoggiato al lato di una delle entrate sbarrate.

"D-dove siamo?"

"Nel mio castello, queste sono le prigioni, affascinanti eh?" e uscì dalla penombra che prima lo celava.

Ad ogni suo passo indietreggiai coprendomi il petto, aveva una strana luce negli occhi che mi faceva presagire qualcosa di non buono.

"Hai paura Helena? Non devi averne. Allora che ne pensi?"

"Perché siamo qui?" deglutii.

"Penso che Delos ti abbia plagiata con la magia; sarà questa la tua casa da ora. Non ti avvicinerai alle mie stanze finché non avrai scacciato anche il nome di quel bastardo. Arriverai al punto di supplicarmi per avere il mio perdono. Mi sei cara più di qualsiasi cosa, ma io ti desidero completamente e così deve essere per te. Goditi la tua stanza perché ci resterai parecchio"

Lo guardavo allibita, spaventata e lui sembrava così calmo.

"Vieni qui, non vuoi che diventi cattivo"

Azzardai qualche passo ma non era sufficiente, "Più vicina" sibilò e mi trovai faccia a faccia con lui.

"Ci rivedremo tra qualche giorno, dimenticati di lui: non esiste più"

Mi prese per i capelli e inscenò quella che era soltanto la brutale copia di un bacio.

"Spero ti ricorderai di questo quando ci rivedremo, amore mio" sottolineò con risentimento le ultime due parole.

Come era comparso, se ne andò; ero sola, spaurita e tremante e non avevo la minima idea di cosa fare. Possibile che Delos non avrebbe tentato di salvarmi?



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