CAPITOLO 1

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New Orleans, 31 Luglio '91

Ormai era abitudine quel parco, si sedeva sotto il solito salice e leggeva, dondolandosi sull'altalena, non degnando mai nessuno di uno sguardo, nessuno, neanche una volta, mai. Neanche oggi aveva intenzione di farlo, e non l'avrebbe mai fatto se non avesse sentito quel rumore. Una Porsche. Celeste. Decapottabile. Il suo amore per le macchine prese il sopravvento e per un minuto si concesse di ammirarla, la velocità e l'indipendenza erano una via di fuga, l'unico modo di lasciarsi qualcosa alle spalle e sapere che un giorno avrebbe potuto farlo da sola la riempiva di speranza. La carrozzeria. I freni. Le ruote. I rivestimenti in pelle. I cerchi metallizzati.

Lui, che era stato notato solo tempo dopo mentre risaliva, sicuramente troppo snob e viziato per capire il valore di quella creatura e, sicuramente, non riusciva neanche a capire quanto fosse fortunato ad essere riuscito ad attirare l'attenzione di Jackie, che così spesso era immersa in parole, pensieri, sogni e illusioni.

Jackie era seduta sotto un salice e fissava la vettura celeste e il suo proprietario di spalle.

Lui si girò, solo per un momento, solo perché i loro occhi si incontrassero e si fondessero insieme, l'azzurro del mare e il blu del cielo cancellarono l'orizzonte. Un sorriso sghembo si dipinse sul volto di lui, giusto un secondo prima di rientrare in macchina, giusto per farle capire che l'aveva notata e che le sembrava ridicola, giusto per capire se era una ragazza vera o un miraggio.

Jackie, dal canto suo, cercava di proseguire nella sua lettura con scarso successo, le parole di Elizabeth Bishop le sembravano moscerini che disturbavano i suoi pensieri, rivolti al ragazzo che non avrebbe mai voluto incontrare e che con quella risata soffocata le aveva fatto capire quanto disperata fosse la sua vita. Ma lei che cosa poteva fare? Sua madre le diceva sempre "la tua vita è un film che non puoi stare a guardare" ma, francamente, non si era mai sentita così impotente.

***

Una persona che le rideva dietro, okay, ma una città? Doveva trovare qualcosa da mettere domani, una maschera, assieme a trucco e capelli, ma finì per passare la notte in bianco a fissare il soffitto, dove si proiettava qualcuno, alternando, realtà, persone, ricordi, sogni.

-    Hey 'ackie! Che fai ancora sveglia?

-    Perché?

-    È tardi e domani è il nostro primo giorno di scuola

-    Allora?

-    Dormi

-    Anche tu

-    Io faccio quello che voglio

-    Io pure

-    Non ne avevo dubbi, ma potresti ascoltarmi per una volta

-    Potrei

-    Potresti, ma non lo farai. Cos'è successo?

-    Secondo te sembro disperata?

-    Lo sei, ma non lo sembri eccessivamente. Perché?

-    Perché dici che lo sono?

-    Tutto è cambiato, papà, casa, la famiglia, tu, io.

-    Dormirò, Josh, solo se mi racconti una storia.

-    Che genere? Tipo favoletta?

-    No, qualcosa che ti è successo in questi giorni

-    Okay, ma poi mi dici cos'è successo a te?

-    Si, prometto, una promessa tra fratelli è quasi sacra.

-    Allora, ero andato a farmi una birra oggi pomeriggio, al bar di Fred, quello vicino al parco, e mi capita di buttare l'occhio fuori; mi vedo arrivare questo tizio, avrà avuto non più della tua età, che guidava una Porsche cobalto, una delle macchine più belle che io abbia mai visto. Beh entra tutto su di giri, si compra un pacchetto di Camel e si butta giù un drink, poi se ne va. Sempre arrabbiato fino a quando non sale sulla sua macchina. Eccolo. Bello come il sole, con un sorriso da un orecchio all'altro stampato in faccia, mette in moto e io sento il suono di tutti quei cavalli, capisci? Sarei potuto imp... ma stai bene? Sei bianca come un lenzuolo, guarda dormi che è meglio, ci si vede domani mattina.

-    Vabbè allora dormo. Bella storia.

1991, New OrleansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora