"Don't get too close,
It's dark inside.
It's where my demons hide,
It's where my demons hide."
Delilah.
Percorsi il corridoio azzurro dell'Istituto velocemente, contando le porte accanto a me, mano a mano che le superavo.
Ne avevo contate 127 ma non riuscivo ancora a intravedere l'ultima porta.
Il corridoio era più stretto di come lo ricordavo e le pareti stavano diventando sempre più scure.Se solo avessi allungato un amano verso l'alto avrei potuto toccare il soffitto, nero, come le pareti.
Ogni traccia di azzurro era sparita e i muri attorno a me erano sempre più opprimenti, soffocanti.Ci sbattè vogliono addosso con le braccia, con le gambe e il soffitto mi premeva sulla testa, ma continuavo a correre, a scappare.
Le gambe sarebbero state la mia salvezza, se solo fossi riuscita a muoverle.Il freddo pavimento in marmo si era trasformato in una lastra di ghiaccio, che mi congelava i piedi.
La fine del corridoio si faceva sempre più vicina, anche se non mi muovevo, per paura che il ghiaccio si sgretolasse sotto i miei piedi.Mi voltai, per quanto mi permettessero le pareti attorno a me e Incrociai quegli occhi rossi, iniettati di sangue.
Le gambe si mossero da sole e il ghiaccio si distrusse sotto ai miei piedi, catapultandomi in acqua.L'acqua gelida mi passava sotto i vestiti, tra i capelli, mi premeva sugli occhi e sulla bocca perché li aprissi e mi tappava le orecchie, avevo freddo e paura di muovere anche un solo muscolo, volevo solo dormire.
Un fischio stridulo mi copriva l'udito, assordandomi.
Non dovevo addormentarmi. Dormire significava morire.
Raccolsi tutte le mie forze e spalancai gli occhi.Attorno a me era tutto nero, non vedevo nulla, ero avvolta dal buio più totale.
Cercai di muovere le mani e le gambe, ma ero legata ad una sedia.Riconobbi le solite voci di Damian e Grove e iniziai a tremare involontariamente.
Con uno strappo mi fu tolta la benda.Incrociai gli sguardi dei due uomini di fronte a me, mentre cercavo di slegarmi per scappare.
Mi stavano parlando, ma non riuscivo a capire cosa dicevano.
Cercai di allontanare il fischio assordante dalle mie orecchie e finalmente riuscii q sentire le loro voci."Dobbiamo presentarti qualcuno" dissero in coro, mentre si allontanavano da me sfumando nel buio.
Dietro di loro, dall'ombra, spuntò una figura abbastanza alta che iniziò ad avvicinarsi a passo lento.Tutto ciò che riuscivo a vedere erano una fila di denti bianchissimi che brillavano nel buio e un paio di occhi rosso sangue.
Mi mossi sulla sedia, cercando di divincolarmi, mentre la sagoma si avvicinava.
Sotto la luce della luna riuscivo a scorgere un ciuffo castano tirato verso l'alto e dei lineamenti alquanto familiari.Un sorriso, che di tranquillizzante non aveva proprio nulla, appesantiva il suo volto, mentre la sua mano scorreva sulla mia guancia.
I miei occhi si soffermarono sulla sua maglietta nera e il buio mi inghiottì.Spalancai gli occhi urlando sulla mia mano, che mi copriva istantaneamente la bocca.
Mi guardai attorno, mettendo a fuoco le sagome dei mobili attorno a me e mossi la mano verso il comodino, dove accesi la piccola abat-jour.
Il mio respiro si stava regolarizzando, mentre scendevo dal letto.Indugiai sulla maniglia fredda della stanza, volevo davvero uscire in corridoio dopo quest'incubo?
Quel paio di occhi rosso sangue mi lampeggiarono davanti alla vista.
No, di certo.Spensi la lampada e tornai sotto le coperte, comprendomi fino al mento.
Era dicembre inoltrato e i pochi fondi dell'Istituto non garantivano un buon riscaldamento, purtroppo.Non sapevo cosa pensare riguardo a quel sogno. Era strano, inizialmente sembrava uguale al mio solito incubo, ma quell'inaspettato ragazzo alla fine mi metteva i brividi.
Quando, qualche sera fa, mi aveva seguita nel corridoio mi aveva spaventata, ma era quasi comprensibile che l'avesse fatto, avendomi sentita gridare.
Ma nulla poteva giustificare il fatto che si fosse intrufolato nella mia stanza, per leggere la mia cartella, senza il mio permesso.
Era già tutto estremamente difficile per me, lo era sempre stato e non avevo bisogno che uno sconosciuto entrasse nella mia vita e si facesse gli affari miei, rivangando il mio passato.
Ero qui proprio per dimenticarlo.Controllai l'orologio. Erano le cinque e mezza e qualche debole raggio stava filtrando dalla finestra.
Chiusi gli occhi e mi voltai a pancia in giù, affondando il viso nel cuscino.
"Buonanotte" mormorai a me stessa, stringendone le estremità.
Questa giornata non sarebbe potuta iniziare peggio."Delilah apri, sono Emily." era la quarta volta che me lo ripeteva, intervallando le sue parole ad alcuni colpi sulla porta.
Mi aspettavo che si sarebbe arresa, ma forse la sottovalutavo, perché dopo qualche secondo ricominciò a bussare.Mi decisi ad andare ad aprirle, magari si sarebbe assicurata che io fossi ancora viva e poi mi avrebbe lasciata in pace.
La stavo sottovalutando, di nuovo.
Spalancai la porta incrociando il suo sguardo e la vidi lasciare un sospiro di sollievo.Non avevo voglia di parlare, ma non avrei potuto ignorare la mia migliore amica per il resto dei miei giorni, anche perché se la Signorina Gray fosse venuta a saperlo si sarebbe insospettita e non avevo alcuna voglia di condividere i miei problemi con lei.
Emily si sedette sul letto accanto a me, facendo accidentalmente scontrare le nostre ginocchia.
Un silenzio opprimente e imbarazzante calò su di noi, ma non avevo intenzione di interromperlo."Non c'eri stamattina a lezione" iniziò guardandosi le punte dei piedi avvolti in dei calzettoni rossi.
"Lo so" annuii, cercando di far cadere la conversazione, invano.
"Cos'hai?" mi chiese esplicitamente.
Non risposi. Non ero abituata a parlare con le persone, a dire loro cosa provavo, come mi sentivo, o in generale a lamentarmi dei miei problemi.La Signora Braun era l'unica con cui avevo stabilito in qualche modo un legame ma non avrei mai parlato di questo a lei.
Feci un respiro profondo e iniziai a raccontare.Emily era la persona giusta, mi avrebbe capita e aiutata e dovevo iniziare a comportarmi come avrebbe fatto qualcun'altra con la propria migliore amica.
Le raccontai del mio incubo, del ragazzo che mi aveva seguita in corridoio e che si era poi presentato nella mia stanza, rischiando di causarmi un infarto, o peggio.Lei mi ascoltò in silenzio, forse anche un po' imbarazzata. Era la prima volta che le parlavo sul serio di me stessa e questo rendeva le cose un po' complicate, ma, quando conclusi il racconto, mi consigliò di darmi una sistemata e uscire un po' dalla stanza o, per usare un eufemismo, sarei impazzita sul serio.
Spazio autrice.
Lo so, è un capitolo un po' monotono e forse anche un po' palloso ma purtroppo siamo ancora agli inizi e la storia si sta sviluppando.
Comunque cercherò di pubblicare presto il prossimo e intanto spero che mi facciate sapere che ne pensate (:
Baciniii ♡
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Insanity || Taylor Lautner
FanfictionDai capitoli: "Significa che sono fuori?" chiesi spazientito, volendo solo andarmene da lì e non doverci più tornare. "Si, ma dovrà prestare servizio e aiuto all' Istituto Femminile di Riabilitazione Elizabeth Parks per un tempo minimo di sette...