1. Our Monsters

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"I'm friends with the monster

That's under my bed.

Get along with the voices

Inside of my head."


Delilah.

Mi sollevai a sedere sul bordo del letto per la quarta volta in quella notte.

Scivolai giù da esso e posai i piedi sul pavimento della stanza.

Mentre percorrevo il solito, buio corridoio, i miei piedi si sollevavano velocemente, per evitare di congelarsi al contatto con il freddo marmo del pavimento.

Ogni cosa attorno a me era avvolta nel silenzio più profondo, ogni luce era spenta e dalle altre stanze non proveniva alcun rumore.

Riuscivo a malapena a intravedere il contorno delle mie dita, avvinghiate al bordo della vestaglia, cercando di allontanare gli spifferi d'aria fredda che si insinuavano sulle mie gambe nude.

Spinsi la porta del bagno in fondo al corridoio e mi decisi ad accendere una luce, mentre fissavo la mia figura nello specchio appeso al muro.

Il freddo clima invernale di Brooklyn, in contrasto con il tepore del bagno, aveva appannato interamente lo specchio, dandogli un'aria più antica, quasi misteriosa, impreziosita anche dall'elaborata cornice d'ottone.

Sussultai appena al contatto con la gelida superficie dello specchio, mentre spazzavo via col dorso della mano la nebbia che lo offuscava, lasciando al suo posto solamente qualche gocciolina di vapore.

Raccolsi i capelli in una crocchia scomposta, lasciando cadere alcuni ciuffi castani sulle tempie per coprire la mia piccola cicatrice sopra all'occhio destro.

Sciacquai più volte il viso, sfregando particolarmente gli occhi, nella speranza che gli incubi mi abbandonassero completamente, prima di spegnere l'interruttore della luce e ritornare verso la mia stanza.

Appoggiai la vestaglia accanto al letto e mi infilai sotto il piumino coprendomi fino al naso.

Strofinai le gambe fra di loro, cercando di ricreare un po' di calore e di addormentarmi, nella consapevolezza che non avrei impiegato molto più di un'ora, prima che un altro incubo mi sorprendesse.


Taylor.

Tirai un calcio al muro crepato di fronte a me, più per scaricare la rabbia che per sperare che si sgretolasse di fronte ai miei occhi.

Che cazzo ci facevo in prigione?

Mi abbandonai sulla scomoda branda della cella, cercando di riportare il mio respiro ad una frequenza regolare.

Era tutta colpa di quel coglione di Nate.

Se non altro avevano preso pure lui, e per sua fortuna lo avevano messo in una cella separata dalla mia, perché morivo dalla voglia di levargli il suo sorrisetto del cazzo dalle labbra con un un pugno.

Ero così preso dai miei pensieri, che quasi non mi accorsi che qualcuno aveva fatto il suo ingresso nella mia cella.

"Signor Lautner" attirò la mia attenzione l'agente Dork "ho delle buone notizie per lei. Il signor Seek ha deposto a suo favore."

Allora qualcosa di giusto lo faceva quel coglione, ma era il minimo dopo avermi trascinato qui con lui per un suo fottuto errore.

"Significa che sono fuori?" chiesi spazientito, volendo solo andarmene da lì e non doverci più tornare.

Insanity || Taylor LautnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora