5. Should I apologize?

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"Hey, I did you no wrong.

I did you no wrong."

Finalmente la signorina Gray mi aveva trovato un'occupazione e non dovevo più passare tutto il mio tempo chiuso in camera o a girovagare per i corridoi.
Non era niente di speciale, ma considerato che l'Istituto non aveva fondi e non si poteva permettere ristrutturazioni me ne sarei occupato io.
Entro i miei limiti, ovviamente.

Non appena mi fu comunicato che il mio primo incarico consisteva nel ridipingere i corridoi, esultai mentalmente.
Mi sarei liberato di quell'odioso azzurro smorto.

Al momento ero nell'ala dell'Istituto riservata agli studi e, con secchio e pennello, mi davo da fare per rendere il muro presentabile.
Lavorare mi piaceva e, anche se era un'occupazione decisamente diversa da ciò che facevo di solito, non mi dispiaceva.

Conclusi la prima mano sul corridoio un paio di ore dopo e, riportati gli attrezzi al loro posto, mi diressi verso la mia stanza.
Avevo estremo bisogno di una doccia.
Recuperai un asciugamano e mi diressi verso i bagni.

Mi lavai velocemente e uscii dal bagno con indosso solo l'asciugamano avvolto in vita e i capelli che ancora gocciolavano.
Le ragazze avevano iniziato ad abituarsi alla mia presenza, ma non abbastanza da ignorarmi mentre passavo loro accanto, a torso nudo, in pieno inverno.
Probabilmente se avessi incontrato la signorina Gray avrei dovuto sorbirmi qualche rimprovero per la mia "nudità" ma lei non c'era e io non ero per niente in imbarazzo quindi non mi feci alcun problema.

Il problema però si presentò puntale, quando, in un momento di distrazione mi ritrovai a letteralmente inciampare sui piedi di una ragazza e per poco non mi cadde l'asciugamano a terra.
Sollevai lo sguardo su di lei e sorrisi.
Bingo, era Delilah.

"Scusami" mormorò lei, indietreggiando di qualche passo.
"Tranquilla" risposi, avvicinandomi a lei "Sono Taylor"
Era visibilmente imbarazzata e sembrava anche abbastanza spaventata, ma era la mia occasione per parlarle. O per lo meno chiarire che non ero uno stalker e che non volevo ucciderla.
Grazie al cielo, non avevo nessun problema a dire quello che pensavo, senza farmi intimorire o mettere in imbarazzo da nessuna situazione.

"Parlerò io dato che pare che non ti abbiano dotata dell'uso della parola. Vorrai sapere cosa ci facevo in camera tua e la verità è che mi stavo annoiando.
Tu sembravi la cosa più interessante qui in mezzo e quindi volevo sapere qualcosa di più su di te e sul perché sei finita qui dentro.
Ecco tutto" la sorpassai lateralmente, mentre mi guardava con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca semi aperta.
"Ah" mi voltai verso di lei, ricordando una cosa "scusa, piccola."
Poi ripresi a camminare fino alla porta della mia stanza.

Delilah.

Cos'era appena successo?
Mi voltai, ma del ragazzo non c'era più ombra. Mi ero sognata tutto o era successo davvero?
Aveva liquidato tutto con una frase e poi se n'era andato chiedendomi a malapena scusa?

Era davvero uno stronzo colossale.
Non avevo termini di paragone, ma se i ragazzi erano tutti così allora sarei rimasta felicemente sola.
Il lato positivo della faccenda era che tutto il terrore che provavo nei suoi confronti si era trasformato in disgusto.

Disgusto per quello stronzo e disgusto per il mio stomaco, che aveva fatto una capriola quando mi aveva chiamata piccola.

Ripresi a camminare, diretta verso la mensa, dove Emily mi aspettava per la cena.
Mancavano solo due giorni a Natale e ero probabilmente l'unica in tutto l'Istituto a non esserne entusiasta.
Odiavo il Natale, così come tutte le altre festività.
I parenti di tutte le ragazze venivano a trovarle all'Istituto, portavano loro dei regali, passavano del tempo con loro, in alcuni casi le portavano anche in giro da qualche parte, ma per me non c'era mai nessuno.

Insanity || Taylor LautnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora