capitolo 7: una sfortuna dietro l'altra

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Sentivo delle voci in lontananza, ma non riuscivo a distinguerle, così mi concentrai il più possibile su di loro senza badare al mal di testa che avevo, "speriamo che ce la faccia, lo so che è molto forte però un colpo così non è mai capitato a nessuno. E poi tu non dovevi starle accanto? Non avevi promesso che la avresti protetta a costo della tua stessa vita? Insomma, doveri quando lei ha avuto bisogno dite?" Quest'ultima parte la disse con più enfasi, si notava che era davvero arrabbiato! Allora forse per la curiosità di sapere chi erano le voci che parlavano o perche sentivo tutto il corpo indilenzito, decisi di mettermi seduta è cercare di aprire gli occhi, due scelte non molto saggi perché non appena mi sedetti un dolore lancinante mi attraversò la schiena fino ad arrivare alla testa e non feci neanche in tempo di capire chi fossero le persone della stanza che risvenni.
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Quando ripresi conoscenza di nuovo, in memoria di quello che era accaduto prima cercai di concentrarmi prima sull'esterno, ma le voci erano sparite quindi mi concentrai sul mio corpo, non so perché ma ho sempre avuto una sviluppata percezione del mio corpo così anche quella volta non mi ci volle molto per capire che ero stata svenuta per più di una settimana, cercai di pensare alle gambe, mi accorsi che in una avevo una specie di fasciatura che me la teneva ferma: era un gesso. Così mi concentrai sulla schiena, mi accorsi che anche questa era tenuta rigida da un busto e alla fine mi accorsi che avevo una flebo nel braccio sinistro, mentre quello che avevo sbattuto contro qualcosa mentre saltavo nel vuoto, non lo sentivo proprio, era come se non esistesse ed era una sensazione bruttissima. Prima di mettermi a sedere cominciai a muovere prima un piede pOi l'altro poi la gamba senza gesso ed infine il braccio buono, con l'aiuto di quello mi tirai su a sedere, quindi aprii gli occhi. Attorno a me era tutto bianco, ero in ospedale, le pareri erano spoglie e l'unico tocco di colore era il ragazzo che stava seduto su una sedia e aveva le braccia appoggiate al mio letto, però aveva un'aria familiare, ma non riuscivo a capire cosa aveva di familiare. All'improvviso si svegliò, fece uno sbadiglio e mi fissò incredulo, dapprima non riuscivo a ricordare, poi però alla vista di quei bellissimi occhi mi ritorno alla mente tutto quanto, quindi lui doveva essere Jake! Appena capii ciò tutto divenne all'improvviso nero e io cominciai a sentire in forte mal di testa, mi misi lemani sulla testa, però non volevo urlare, insomma dopotutto non mi potevo dimostrare debole, era sempre stata la mia legge. Pian piano il male passo, però un continuavo a non vederci niente, ad un tratto sentii le mani di Jake sul mio viso e alla fine sui miei occhi, probabilmente si stava avvicinando a me perché sentivo il suo respiro sempre più vicino, finché non sentii lui chemi sussurrava "sapevo che sarebbe successo, tu sei la più forte, ma non sei immortale" poi allontanandosi cominciò a spiegarmi come mi aveva portata qua, io ero stata ricoverata diburgenza e avevi perso l'utilizzo del braccio destro, non si sa ancora come sia successo, ma è successo, poi il dottore aveva detto che la schiena era tutta bruciata, sia fuori che dentro vicino alla colonna vertebrale, poi raccontò che che il medico aveva detto che avrei anche perso la vista, però è recuperabile, col tempo la riprenderò! Si sentiva che era sinceramente preiccupato, così allunga una mano alla cieca, verso dove ci dovrà be essere stato il suo viso e cominciai ad accarezzarlo, lui mi lasciò fare, anzi sembrava che non gli dispiacese affatto.
SPAZIO AUTRICE
Taradaran! Chissà ora che succdera! Ci vediamo al prossimo capitolo!
Comunque volevo dire che lo so che sembra la storia di una super sfigata, però credetemi, ma questo periodo in ospedale le servira! Spero vi piaccia e se così fosse mettete un mi piace, ma soprattutto commentateeeee!
Ciao a tutte/i!
P.s. Scusate se l'immagine non c'entra niente!

Mia RyderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora