capitolo 5

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Ci misi un secondo per capire chi fosse. Mi rigirai verso di lui e con il cuore che mi batteva fortissimo nel petto dissi:"Marco...". Era Marco, il mio Marco, il mio idolo. Indossava un paio di occhiali da sole a specchio e un cappellino con la visiera, ma lo riconobbi. Lui si accorse che avevo capito e mi fissó con aria quasi spaventata, prendendomi per un braccio trascinandomi con sé dietro alla prima fila di cabine, per evitare che qualcun altro lo vedesse:"Ti prego, non dire a nessuno che sono qui!" mi imploró. Non riuscii a formulare altro che:"Ma..ma sei tu?" "Si sono io" rispose accennando un sorriso. "...Ommiodio..." sembravo un'idiota. Poi riuscii a parlare:"Io ti dovrei chiedere un paio di favori" "Oddio, dimmi" rispose. "Ecco, potrei avere una foto con te?" "Certo" rispose sorridendo. Lo fissai per un nanosecondo e poi tirai fuori il mio telefono dalla borsa. Lo posi davanti a noi e scattai una fotografia. In una qualunque altra situazione uguale mi sarebbe tremata la mano, ma ero stata colta troppo di sorpresa da quell'incontro per realizzare cosa stava accadendo. Così riuscii a scattare una foto decente e non sfocata dal movimento della mia mano. Gli dissi:"Grazie" non sapevo dire altro, poi lui chiese:"E l'altro favore?". Mentre parlava sorrise di nuovo, questa volta mostrando la dentatura. Era di una bellezza troppo sfiancante per riuscire a continuare a guardarlo in faccia, così abbassai lo sguardo, e molto probabilmente arrossii. Cercai di riprendermi velocemente e rialzai gli occhi, poi gli dissi:"Ecco...da tempo sogno un tuo abbraccio." Sorrise di nuovo e aprì le braccia. Mi avvicinai a lui aprendole a mia volta, e mi sentii molto più che idiota. Aveva un buon odore, e non avrei voluto staccarmi mai da lui. Poi peró lo feci, non volevo apparire ancora più ritardata. Quando ci fummo staccati mi disse:"Beh, io ora devo andare, scusami". Di nuovo riuscii solo a ringraziarlo, e gli dissi:"Grazie Marco" "Figurati, ciao" "Ciao..." . Se ne andó, e io rimasi lì ferma per almeno trenta secondi, con il telefono in mano e con la faccia di una che aveva appena visto un fantasma, o un angelo, o la Madonna. Quando arrivai al bar sembravo uno zombie. In un modo che ancora adesso non capisco riuscii a ordinare quattro gelati, e a raggiungere l'ombrellone delle mie amiche e mio. Mi sedetti e passai loro i gelati, muta. Notarono la mia espressione da ebete e Anna chiese:"Che c'é?". In quel momento mi scese una lacrima, che per fortuna nessuno vide grazie agli occhiali da sole che portavo. Forse iniziavo ora a rendermi conto dell'accaduto. Dissi solo:"Marco...". Non riuscivo a dire altro, anche se volevo raccontare tutto alle mie amiche. Poi mi colse un barlume di lucidità e ripensai alle sue parole:"Non dire a nessuno che sono qui". Ma come potevo non dire nulla alle mie migliori amiche? Non sarebbero riuscite a tenerlo segreto? Non sapevo che fare, e in quel momento il mio cervello non rispondeva velocemente agli impulsi nervosi. Feci la prima cosa che mi venne in mente e porsi loro il telefono, bloccato ancora sulla fotografia. Anna lo sbloccó e comparve la foto. "Ommiodio!!" Esclamó. Nina inizió a saltellare sotto all'ombrellone. Ecco, addio al segreto di Marco. Arianna portó le mani alla bocca, incredula. Riuscii a dire solo:"Shhht. Nessun altro deve sapere che é qui, l'ha detto lui. Zitte". Ricominciavo a riuscire a formulare discorsi sensati, bene. "Ma adesso dov'é lui?" Domandó Arianna. Risposi con un "non lo so". Restammo zitte per un paio di secondi. Anche le mie amiche erano rimaste allibite, bene, mi sentivo un pó meno impacciata. In ogni caso il pomeriggio scivoló via veloce, e l'ora di andarsene arrivó. Uscendo dalla spiaggia e ripassando davanti alle cabine non potei fare a meno di guardare verso la cabina da dove era uscito lui, anche se non ero sicura al cento per cento su quale fosse. Uscimmo e prendemmo il bus per ritornare a Roma. Dopo cena salimmo in camera e una volta a letto mi misi a ripensare a ció che era successo. Mi sentivo strana, provavo un senso di vuoto forse? Mi mancava? Come poteva mancarmi? Ero rimasta cinque anni senza mai incontrarlo, e ora che avevo realizzato il mio sogno, invece che essere felice ne volevo ancora? Peró ero anche felice, sì, molto felice. Mi addormentai con questo pensiero. La mattina seguente si ripeté ció che era successo gli altri due giorni precedenti, scendemmo nella hall e andammo tutte insieme a fare colazione. Poi uscimmo e prendemmo il pullman.

Ricordati che ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora