Prese i due panini e ci sedemmo su una panchina. Poi me ne diede uno e mi disse:"Buon appetito"
"Grazie, anche a te".
Ad un certo punto gli chiesi:"Visto che é una serata informale posso fare una cosa?"
"Cosa?"
"Fin tanto che siamo seduti vorrei togliere queste" dissi, indicando le mie scarpe col tacco. Non sopportavo i tacchi, ma per l'occasione li avevo messi. Marco rise e io mi unii alla sua risata, e mentre le sfilavo gli dissi:"Mi fanno malissimo i piedi!". Continuammo a ridere e poi finimmo di mangiare. Era indubbiamente molto meglio per me cenare noi due soli su una panchina piuttosto che in un ristorante chic. E capii che anche per lui era cosí, Marco era una persona semplice e alla mano, e fui contenta di constatarlo. Alla fine mi rimisi le scarpe ai piedi e ce ne andammo: ci alzammo alle undici meno un quarto e Marco mi riaccompagnó a casa a piedi. Alle undici puntuali suonai il campanello di casa, con estrema puntualità. Prima di salutarmi mi chiese:"Non é stato questo granché come primo appuntamento, vero?"
"É stato perfetto come primo appuntamento", gli dissi sorridendo. Poi ci baciammo e ci augurammo la buonanotte. Quando ci fummo staccati disse:"Mi viene ancora piú voglia di baciarti quando arrossisci" abbassai lo sguardo, un pò imbarazzata e un pò grata per quel complimento, e intanto risposi:"No, é odioso!"
"É adorabile"
"Fa schifo", ribattei. Cosí mi attirò a sé e mi diede un altro bacio. Poi se ne andó. Quando entrai in casa mia mamma stava trepidando perché le raccontassi tutto, e mi chiese:"Com'é andata?"
"Benissimo, siamo andati a mangiare un panino"
"Un panino?" Domandó. Sembrava quasi delusa.
"Sì, in realtà mi aveva portato in un ristorante bellissimo, ma lo hanno assalito i fotografi e allora siamo scappati. Voleva fare bella figura ma gli ho detto che a me con lui andava benissimo anche solo un panino, e allora mi ha portata nel chiosco di un suo amico e abbiamo mangiato un panino su una panchina", spiegai. "Ah, che carino"
"Lo so!"
"Sei contenta?"
"Tanto", risposi. Ero veramente molto contenta, ero felice, per la prima volta nella mia vita. Mi addormentai con quel pensiero. Il giorno dopo mi ero appena svegliata quando Marco mi mandó un messaggio:"Ciao, oggi non posso stare con te, scusami, devo lavorare. Ti chiamo appena posso". Gli risposi con un "Va bene, non preoccuparti", mi alzai, mi lavai il viso e feci colazione. Poi lavai i denti e mi vestii e decisi che sarei rimasta a casa, per fare un pó di pulizie nella mia camera. Accesi lo stereo e alzai al massimo il volume della radio mentre sistemavo. Per pranzo cucinai un piatto di pasta, dopodiché decisi di rilassarmi un pó, accesi la tv e mi sdraiai sul divano. Fui svegliata dopo un pó dal cellulare che squillava. Mi ero addormentata guardando la tele, chissà che ore erano. Risposi. Era Marco. Perché doveva chiamarmi sempre quando mi ero appena svegliata e la mia voce era orribile? Aveva finito di lavorare per quel giorno, così mi chiese se avevo voglia di uscire. Per i due mesi seguenti continuammo a vederci in quel modo, io aspettavo che lui finisse di lavorare e nel frattempo uscivo con le mie amiche e facevo programmi per il mio futuro. Quell'estate fu veramente bella, non era una di quelle estati dove le aspettative sono di gran lunga migliori della realtà, quell'estate ció che accadde era di gran lunga più bello delle mie aspettative. Avevo sempre aspettato con estrema gioia l'estate, avevo sempre programmato di divertirmi e viverla al meglio. Mi piaceva talmente tanto quella stagione così perfetta , che quando finiva mi chiedevo se la avessi davvero vissuta al massimo, godendomi ogni singolo minuto. Quell'estate potei indiscutibilmente rispondermi di sì.