Fourteen.

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Tornata a Coldwater, presi la Beech in direzione della Deacon. La pioggia continuava a cadere, leggera e cupa. La strada era stretta e tortuosa, con fitte file di sempreverdi appena al di là della carreggiata.

Dopo una curva, Liam indicò un edifìcio in stile coloniale, suddiviso in appartamenti rivestiti di legno grigio e dotati di minuscoli balconi. Nel piccolo prato antistante vidi un campo da tennis in stato di abbandono. Tutto il posto sembrava aver bisogno di una mano di vernice. Infilai la Mustang in un parcheggio.

-Grazie del passaggio.- disse facendo penzolare un braccio dietro lo schienale del mio sedile. Aveva gli occhi vitrei, il sorriso sghembo.

-Ce la fai a entrare?- chiesi.

-Non voglio entrare.- farfugliò. -La moquette puzza di piscio di cane e il soffitto del bagno è pieno di muffa. Voglio stare qui fuori, con te.- «Perché sei ubriaco.»

-Devo andare a casa. E' tardi, e oggi non ho ancora telefonato a mia madre: se non mi faccio viva subito va fuori di testa.- Mi piegai dalla sua parte e gli aprii la portiera.

Mentre gli passavo davanti, mi prese una ciocca di capelli e se la attorcigliò attorno al dito. -Bello.-

Srotolai il ricciolo. -Lascia perdere. Sei ubriaco.-

Lui sorrise. -Solo un po'.-

-Domani non ti ricorderai niente.-

-Credevo si fosse creato un legame prima, alla spiaggia.-

-Infatti. Ed è qui che quel legame si ferma. Dico davvero, sto per buttarti fuori. Entra in casa.-

-E la mia auto?-

-La parcheggio davanti a casa mia e domani pomeriggio te la restituisco.-

Liam emise un sospiro di soddisfazione e si appoggiò al sedile. -Voglio andare a casa e rilassarmi con un assolo di Jimi Hendrix. Puoi dire a tutti che la festa è finita?-

Alzai gli occhi al cielo. -Hai invitato sessanta persone. Non ho intenzione di entrare e dire che non se ne fa più niente.-

Liam si sporse fuori dall'auto e vomitò.

«Puah.»

Lo tirai dentro afferrandolo per la maglietta e schiacciai l'acceleratore quel tanto che bastava per spostare l'auto un po' più avanti, quindi tirai il freno a mano e scesi.

Feci il giro, afferrai Liam per le braccia e lo trascinai fuori dalla Mustang, facendo attenzione a non mettere i piedi sul contenuto del suo stomaco.

Lui mi mise un braccio intorno alla spalla mentre io cercavo di non crollare sotto il suo peso. -Qual è l'appartamento?- chiesi.

-Trentadue. In alto a destra. Il piano di sopra.-

Certo. La mia solita fortuna.

Ansimando trascinai Liam per le due rampe di scale ed entrai barcollando nell'appartamento, brulicante di corpi che si dimenavano al ritmo di una musica rap talmente alta che ebbi la sensazione che a causa delle vibrazioni mi si staccassero pezzi di cervello.

-La camera da letto è in fondo.- mi mormorò Liam all'orecchio.

Lo spinsi per tutto il corridoio facendomi largo tra la folla, poi aprii la porta e buttai Liam sul materasso di sotto del letto a castello. In un angolo della stanza conino una piccola scrivania, un cesto per la biancheria sporca, un sostegno per la chitarra e dei pesi. I muri erano ingialliti e le uniche decorazioni erano un poster di II Padrino Parte III e un gagliardetto dei New England Patriots.

Let me love you. 》zjm.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora