[Capitolo 5]

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La tensione sembrava potersi tagliare a fette, in quel tribunale della periferia di Londra. Tutta quella gente, tra giudici, avvocati e testimoni, aveva perso quella finta compostezza che sembrava trasparire dai loro volti sin dall'inizio della sentenza. Le donne, all'inizio perfettamente truccate e dai capelli lisci ornati da fermagli eleganti, adesso avevano i volti sfiniti e i resti del trucco, ormai scomparso, risultavano sparpagliati sulla parte superiore degli zigomi, le cui rughe, prima coperte dall'eccessivo trucco, erano chiaramente visibili. Gli uomini, vestiti elegantemente con giacca e cravatta, mostravano un volto sfinito, teso.
Non era ancora chiaro quale potesse essere l'esito finale di quell'interminabile giornata. Effy non ascoltava già da un po. Era semplicemente impegnata a guardare, uno per uno, i volti di quella gente. La plastica di cui erano ricoperti all'inizio sembrava essersi sciolta, dando spazio alla loro vera essenza. Effy non aveva assolutamente voglia di somigliare a quelle persone. Sentiva di non voler appartenere a quel mondo. Sentiva di voler essere Effy. Effy e basta, proprio come una volta.
Passarono poche ore prima della fine.
Il caos, che ormai regnava all'interno di quell'aula di tribunale, non permise ad Effy di comprendere a pieno quale potesse essere l'esito finale di quella giornata di inizio ottobre.
La ragazza si voltò verso sinistra, sollevò la testa e scambiando uno sguardo con Mrs. Marenson, capì.
Avevano vinto. Mrs. Marenson le rivolse un sorriso di intesa. Doveva essere una persona forte, sapeva fare il suo lavoro. Avevano vinto, pensò subito Effy. Non poteva esserci risposta diversa. Ed effettivamente era così. Effy non sarebbe andata in carcere, ma non sarebbe rimasta neanche a Londra. Non sapeva cosa avrebbe fatto. Avrebbe voluto restare, magari con Emily, ma forse lei e Naomi avevano bisogno di stare da sole, non avevano bisogno di Effy. Sembrava che in quel periodo nessuno dovesse avere bisogno di lei, e questa cosa la tranquillizzava, ma allo stesso tempo la terrorizzava. L'unica cosa di cui era certa è che da qualche parte sarebbe andata. Magari in futuro, l'avrebbe fatto, sarebbe tornata. Ma per adesso aveva voglia di scoprire qualcosa di nuovo. La vita è preziosa, Effy l'aveva appena capito. Ogni fine, per quanto dolorosa e angosciante, deve rappresentare l'inizio di qualcos'altro. Aveva tanta voglia di viaggiare, di scoprire anche sé stessa. Perché Effy Stonem era così, tutti la conoscevano, o almeno erano convinti di conoscerla, ma nessuno la conosceva realmente. E neanche lei pensava di conoscersi a pieno.

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