After fire.

[Capitolo 9]

Effy riesce a trovare facilmente la residenza del fratello. Il numero 45 della calle Aquilar. Nonostante il freddo, che anche a Madrid sembrava essere ben accentuato, le mani di Effy erano sudate, cercò di strofinarle sull'eskimo, e anche se il risultato non fu eccezionale, suonò il campanello di quella modesta abitazione. Passarono pochi secondi. Qualcuno chiese in spagnolo chi avesse suonato, il marcato accento inglese, però, non faceva sorgere dubbi in merito a chi avesse parlato.
《Sono Effy.》disse la ragazza britannica. Tony aprì freneticamente la porta, aveva ancora un pezzo di gazpacho fra i denti. La voce era molto più matura dell'ultima volta e portava dei sottili occhiali sul naso.
《Effy, sorellina!》esclamò il ragazzo, ormai uomo, abbracciandola talmente forte, impedendole quasi di respirare. 《Clara!》urlò Tony《Clara vieni qui, ho qualcuno da presentarti!》
Una donna dai capelli neri e gli occhi verdi si fece spazio fra Tony e la porta.
Rivolse ad Effy un sorriso amichevole. Aveva un pancione, era anche bello grosso. Aveva un fottuto pancione.
Tony mise lo zaino di Effy in spalla e afferrò la valigia con la mano destra, conducendo la sorella in una stanza molto luminosa.
Diede ad Effy alcuni asciugamani in modo tale da potersi rinfrescare prima di sedersi a tavola. Nel frattempo lui le avrebbe preparato un piatto caldo e avrebbe provveduto ad aumentare i riscaldamenti, vedendola infreddolita.
Effy continuava ad osservarlo così attentamente. Era diventato troppo grande, e troppo in fretta, così accorto, così premuroso, così adulto. Troppe persone stavano crescendo ed Effy avrebbe voluto fermare il tempo. Effy Stonem era solita accostare il termine adulto alla falsità. E forse, aveva anche ragione. Tutta quest'eccessiva compostezza era solo plastica. Ma gli adulti sono così, per loro la plastica è normale, è una seconda pelle, e a lei non restava che accettare che anche Tony, ormai, faceva parte di questo mondo.
Pensava così tante cose, quell'eterna ragazzina di Bristol. Decise di fare la doccia e di rimandare i suoi tormentati pensieri a dopo pranzo, almeno.