02- Ho paura e ti amo

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«La droga è la speranza di chi speranza non ne ha più.»

Paul stava già aspettando da un paio di minuti Ian e Elena.
Era un po' irrequieto ma ancor di più preoccupato. Il rapporto fra i due non era esemplare e questo lo turbava, pensava che entrambi stessero già litigando.

«Ian, avanti. Ma quanto ci mette a tornare?» disse Paul, mentre con gli occhi si guardava assiduamente intorno. «Spero solo che non hanno ripreso a litigare» sospirò, immaginando l'ennesimo litigio.

 «Spero solo che non hanno ripreso a litigare» sospirò, immaginando l'ennesimo litigio

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Ma eccoli lì, insieme.
Ian camminava più veloce della ragazza che al contrario suo era ancora indietro. Lui era sempre indifferente con quel pizzico di charme e mistero.

Si, perché nessuno sapeva bene di lui, del suo passato e della sua droga.

«Elena» urlò Paul, andando subito verso di lei guardandola dritta negli occhi. «Ti ha detto qualcosa di inopportuno? Lo faccio fuori» chiese, girandosi verso Ian.

«Non farmi passare per ciò che non sono!» disse Ian, irritato. «Non dovevo mica ucciderla. La volevi restituita, l'ho fatto. È tutta tua» precisò sbuffando, mentre si addentrò all'interno della caffetteria.

Quel ragazzo ogni giorno sorrideva anche se non né aveva i motivi, anche se non né aveva voglia.
Una maschera di impassibilità e durezza era la maschera che lo stava guidando da un po' di anni.
Ma in realtà quello non era il vero Ian.

Lui era un uomo amabile. Questo Ian invece, stava solo portando un'armatura per oscurare le sue debolezze.

«Ehi Paul, guarda che non è successo proprio niente» rassicurò Elena vedendo la preoccupazione dell'amico.

«Sì, lo so. Ma...» tentò di dire Paul, ma alla fine si arrese. «Lasciamo perdere. Tu piuttosto, stai bene?» interpellò.

«Io sto benissimo» cercò di rasserenarlo come suo solito e sorrise teneramente.

Paul impugnò la mano di Elena e la trascinò con se all'interno della Caffetteria. Ian stava già seduto all'ultimo tavolo, appartato. Per quale ragione? Perché tendeva sempre a escludersi? Perché le sue inquietudini e le sue afflizioni non le rivelava al suo migliore amico?

No, non lo avrebbe fatto in nessun momento. Il suo peggior peccato era quello di continuare a farlo all'oscuro di tutti.
Invece Elena si stava già dirigendo da Ian, ma Paul subito la frenò.

«Paul...?» lo richiamò, cercando di capire per quale motivo l'avesse obbligata a fermarsi.

«Elena» rispose lui. «So che hai una cotta per quell'uomo, ma ti scongiuro fattela passare. È sposato ed ha un figlio e questo lo sai bene» ricordò per non farle commettere dei gravi errori.

«Non riesco a capirti» Mentì. «Non iniziare con la tua solita paternale, sono adulta, so quello che faccio» si irritò a quelle parole. Non accettava la cruda verità. Nonostante non avesse mai visto un barlume di luce in quella situazione, lei viveva con la speranza di vederla prima o poi.

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