-Capitolo 1

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Ero ancora nel dormiveglia del mattino quando sentii qualcosa che mi penetrò nelle orecchie, qualcosa di fastidioso, molto fastidioso, sembrava un trillo e poi mi ricordai "giusto oggi ricomincia un' altra settimana intensa e piena di verifiche ed interrogazioni: sveglia alle 7.00, colazione, doccia, zaino e si parte...."

Scesi di malavoglia dal letto, ancora in balia dei miei pensieri da ragazza mezza addormentata e mi diressi verso la cucina. Arrivata mi sedetti e consumai la colazione anche se non avevo molta fame. Dopo poco ebbi finito e andai in camera a cercare qualcosa da indossare, ma non trovai nulla di interessante perciò optai per un paio di pantaloni marroni chiaro a pois bianchi, una camicia bianca e un cardigan dello stesso colore dei pantaloni. Mi truccai leggermente, con un filo di eyeliner e di correttore per le occhiaie. Dato che fuori il tempo non prometteva nulla di buono decisi di indossare il mio giubbottino bianco Geox. Presi l' I Phone dal comodino e uscii di casa; fui subito avvolta da un sottile manto di nebbia umida. Attaccai le cuffiette al cellulare e feci partire la riproduzione casuale che come primo brano mi offrii "What do you mean" di Justin Bieber la ascoltai lasciai volgere al termine la composizione. Poco dopo cominciò una delle mie canzoni preferite ovvero "A thousand Years " di Christina Perry e mi lascia cullare dalle note di questa bellissima canzone e piano piano nella mia mente affiorarono le scene finali del film Breaking Down 2 che mi fecero dare poca attenzione alla strada vicina. Stavo ancora sognando di essere nei panni di Bella Swan quando ad un tratto sentii due paia di gomme stridere sull'asfalto, alzai la testa e notai una Volvo nera ferma a pochi centimetri da me. Non vidi con chiarezza il conducente dell'auto, ma chiunque fosse il guidatore della macchina indossava un cappellino rosso dal quale spuntavano alcuni ciuffi di capelli color marrone chiaro e una giacca nera.

"Sorry! E' tutto a posto? Scusa non volevo spaventarti e che sei così distratta" mormorò in l'uomo alla guida abbassando il finestrino con un accento inglese bellissimo.

"Sì sì tutto bene, hai ragione sono un po' distratta, soprattutto di prima mattina ancora mezza addormentata con la musica nelle orecchie mentre vado a scuola!" risposi io con il mio inglese un po' "ballerino" e pieno di errori grammaticali.

"Beh ora devo andare e scusa ancora per l'incidente non era mia intenzione... magari ci vediamo in giro per Alba, buona giornata"

"Buona giornata anche a te" risposi e subito dopo sentii la macchina sgommare e andarsene via per la viuzza.

Dopo poco arrivai a scuola e all'entrata c'erano come al solito le mie amiche ad aspettarmi.

"Ciao Ale, ciao Ely, ciao Rossa" dissi per salutarle

"Hey Giuly guarda che non sono rossa" disse Vale guardandomi con aria interrogativa.

"Lo so benissimo che non lo sei" spiegai io "ma ieri sera ti ho immaginata rossa e devo dirti che non stavi male" e tutte scoppiammo in una fragorosa risata mentre gli altri studenti si voltarono incuriositi.

Suonò la campanella. "E' ora di entrare, lo so anche io vorrei stare con voi a parlare ma purtroppo il dovere ci chiama" disse Ely e ci incamminammo verso le rispettive classi con la promessa di rivedersi e finire la conversazione nell'intervallo.

La mattinata passò, come al solito lenta e noiosa ma io non smisi di pensare a quell'uomo che per poco non mi investiva, ero sicura di averlo già visto da qualche parte, forse su qualche rivista,eppure quel cappellino, quei capelli, mi ricordavano qualcosa, ma d'altronde si sa,il mondo è piccolo....... Quando suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni fui sollevata, non vedevo l'ora di tornare a casa e riposarmi un attimo ed e proprio quello che feci.


Un incontro un po' inaspettato....Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora