Capitolo 22

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Azzurra e Marco erano distesi su un verde prato di primule; lui le accarezzava il viso e la riempiva di dolci baci. Sì, era ritornata la passione, di nuovo insieme e questa volta per sempre; niente e nessuno li avrebbe mai più separati. 

"Ti amo." Disse Marco.

"Ti amo anch'io." Rispose lei. 

E ripresero a baciarsi. Sul volto di Azzurra risplendeva il sorriso, poter sentire ancora il tocco di Marco sul suo corpo era tutto ciò di cui aveva bisogno. Il suo tocco si confondeva con quello del vento, così come il suo profumo con quello delle primule. C'era tanta luce, una luca bianca e calda che diventava sempre più forte ed in lontananza poteva udire una voce che si faceva sempre più vicina.

"Darling? Darling? Ehy darling?" Ripeteva la voce.

Quando Azzurra aprì gli occhi si trovava sdraiata su un letto in una stanza completamente bianca.

"Ti sei svegliata finalmente." Disse ancora la voce.

Era suo cognato James, avrebbe dovuto capirlo dato l'accento inglese. Allora, lei e Marco, il prato di primule, il vento e tutto il resto era solo un sogno.

"Dove mi trovo?" Domandò Azzurra.

"Sei in ospedale darling, hai avuto un incidente ricordi? Sei stata tre giorni in coma."

"L'ultima cosa che ricordo è che pioveva a dirotto."

"Yes! La tua macchina è andata fuori strada precipitando in un bruttissimo burrone, ho visto tutta la scena, stavo rientrando a casa da lavoro. Quando ti ho trovata non volevo credere che fossi tu, pensavo fossi morta, non ti muovevi e respiravi appena. Ti ho trovata in una pozza di sangue, hai sbattuto violentemente la testa, il dottore dice che hai una commozione cerebrale." Raccontò James.

"Dove sono i miei genitori?"

"Sono appena andati via, sono venuto a dar loro il cambio. Emh darling......who is.....Mark? Emh no, voi dite.....emh Marco."

"Una persona importante."

Poco dopo James avvisò il dottore, il quale visitò Azzurra. L'ematoma si era rimarginato velocemente e per fortuna della paziente non si erano verificati danni atroci; ancora due o tre giorni e l'avrebbero dimessa.

Intanto a Torino.......

Marco era al bar, come tutte le mattine; il lavoro lo impegnava parecchio, soprattutto ora che doveva rimboccarsi le maniche, e questo gli impediva di pensare, di pensare a lei. La sua amicizia con Mattia e con sua moglie si rafforzava di giorno in giorno, la coppia tutte le mattine si recava al bar per fare colazione. Quella mattina però, rimasto solo, Marco ricevette una visita inaspettata: Luca.

"Pensavo che non avresti mai più messo piede qui dentro." Disse sorpreso.

Luca andò dritto verso di lui e gli sferrò un pugno.

"Avevo un conto in sospeso e se ho atteso tutto questo tempo è stato solo per rispettare il tuo lutto." Dichiarò Luca. "Lei era la mia fidanzata brutto bastardo!"

Cominciarono a picchiarsi violentemente; erano forti entrambi, non si poteva dire chi dei due ricevesse più colpi e chi li sferrasse. I pugni volavano da tutte le parti, sul volto, nello stomaco; ad essi si accompagnarono violenti calci sugli stinchi. Il pavimento si era riempito di sangue e ancora i due continuavano; fortunatamente nessuno entrò al bar in quel momento, ma dopo lunghi minuti di colluttazione, fu Marco a sganciare il destro decisivo. Luca cadde a terra; i respiri di entrambi erano affaticati, Marco tese la mano al suo avversario, il quale l'accettò dichiarando così la sua resa.

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