12. Sotto ricatto

155 21 71
                                    

Johnny fece un cenno per chiedermi se poteva sedersi sul mio letto. Annuii a quel dottore così premuroso che mi fissava con i suoi caldi occhi nocciola.

Un fascio di luce proveniente dalla finestra semi aperta, gli illuminò il viso, annullando per un istante le piccole imperfezioni di una pelle perfettamente rasata. Sbocciò un sorriso tra gli zigomi mentre muovevo il capo e lui si adagiava al bordo del materasso.

Quel materasso flaccido, usurato. Chissà quanti ci avevano passato la notte insonne per quanto era scomodo, proprio come me che non chiudevo occhio da almeno due giorni.

I pensieri si aggrovigliavano tra i miei poveri neuroni impazziti. Mi tormentavo ora dopo ora, per capire come uscire dall'odiosa situazione in cui ero finita per colpa di Robert. Non riuscivo ad inquadrarlo. Un attimo prima mi chiedeva scusa per il suo comportamento esasperato poi subito dopo smentiva le sue parole ripartendo all'attacco. Voleva vedermi, aveva detto, o meglio, scritto nei suoi messaggi di cui ormai ero arrivata a contarne almeno cinquanta al giorno! Sarebbe venuto in ospedale a farmi visita a breve e non avevo idea di come spezzare il circolo vizioso che si era creato.

Ero sotto ricatto. Agatha era stata messa in mezzo a tutta quella storia. Tacere e accondiscendere alle richieste di Robert era diventato per me il prezzo da pagare per proteggere quella ragazzina a cui tenevo.

-C'è qualcosa che non va, Karin? -chiese preoccupato Johnny, notando il mio viso cupo.

Trasalii tornando in quella stanza da cui per un'istante mi ero estraniata. Guardai la sua espressione rassicurante e fui invasa da una pace che per giorni mi aveva abbandonata.

-Stai bene, te lo posso confermare io... sono un dottore, ti fiderai di me, no?

-Certo che mi fido... -dissi pienamente convinta delle mie parole. Non capivo ancora perché mi mettesse così in soggezione anche solo parlare con lui ma... per quanto riguardava la fiducia, verso di lui era assicurata.

-Allora non indago oltre. Odio essere invadente, anche se mi preme molto essere d'aiuto per gli altri e non solo ricorrendo a cure mediche. Molto spesso anche se una persona ha tutta la salute di questo mondo, potrebbe accusare malessere per una sofferenza che si porta dentro. Anzi, avere uno spirito abbattuto influisce notevolmente sul benessere fisico. È risaputo e non solo da noi medici ma da tutti credo...

Aveva ripreso a parlare e parlare... Non volevo neanche immaginare il suo ambulatorio zeppo di persone ad aspettare nella sala d'attesa ore ed ore, mentre lui spiegava dettagliatamente ad un paziente tutto ciò che gli passava per la testa, arricchendo di particolari il discorso, giusto per allungarlo un altro po'. Immaginavo la gente fuori accumularsi e spazientirsi mentre più volte controllava l'orologio e si chiedeva con commenti sprezzanti, quanto tempo ci mettesse a visitare un paziente. La cosa mi faceva ridere, ma dovevo trattenermi perché lui era di fronte a me e continuava a fissarmi mentre gettava fuori parole in gran quantità. D'improvviso concluse la frase rivolgendomi una domanda e lì fui colta dal panico essendomi persa gran parte del monologo.

-...non è colpa tua ma potresti provarci, non credi? -questo quello che mi chiese.

-Cosa...? -gli risposi ad occhi sgranati.

-La tua attenzione è un po' labile, signorina. O mi sbaglio? -disse pizzicandomi una guancia come farebbe un caro zio e mandandomi il viso in fiamme.

Uscii velocemente dal mio mondo interno, per la seconda volta di seguito e imbarazzata, confessai le mie colpe.

-Sì, sono senza scusanti. La mia mente non smette mai di viaggiare e ogni pretesto è buono per staccarsi dal mio corpo... mi spiace, non ti stavo ascoltando.

CRIMINI... 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora