6. Robert, ragazzo ambiguo

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L'appartamento di Robert era proprio quello a fianco di Nathan, al primo piano. Era carino come lo aveva sistemato. Certo, paragonandolo a quello di Rose, la vecchietta che ci abitava prima, si notavano drastici cambiamenti. Era in stile moderno, con colori vivaci, dal giallo all'arancio (come tra l'altro Elizabeth aveva preteso fosse pitturata l'intera facciata del palazzo che un tempo era grigia) e un verde mela che spiccava nei mobili, tutti accuratamente scelti in base alla loro particolarità. Questo era ciò che si poteva capire vedendo l'arredamento.

-Siediti. -mi indicò, allargando la bocca in un gentile sorriso, una poltroncina tutta rossa che aveva la forma di una scarpa a décolleté col tacco. Mi fece uno strano effetto accomodarmi lì, temevo quasi di rovinarla o di far staccare quei minuscoli strassini di cui era tempestata ai lati.

Mi guardai attorno e mi parve che mancasse qualcosa, o meglio, qualcuno!

-Ehm... dove sono gli invitati...? -chiesi imbarazzata. Sapevo bene che la serata sarebbe stata silenziosa ma così era troppo! -Ho capito male...? Forse la festa iniziava più tardi?

-No, no. Sei puntualissima. Sono gli altri ad essere in ritardo. Ma vedrai che a breve arriveranno. Vuoi bere qualcosa? Ti va un'aranciata?

Non avevo motivo di non credergli, perciò di rimando, abbozzai un timido sorriso a denti serrati e mi accomodai sulla "scarpetta" che non era così comoda quanto era bella.

-Certo, l'aranciata va bene. -dissi stretta nelle spalle. La mia timidezza mi portava spesso a chiudermi a riccio. E quel tipo, non capivo perché, non riusciva proprio a mettermi a mio agio.

-Ho sentito che scrivi. -mi si avvicinò con il bicchiere colmo. Prese una poltroncina, anch'essa rossa ma a forma di labbra carnose e si mise di fronte a me, porgendomi la bibita e poi posando i gomiti sulle sue gambe. Gli sorrisi leggermente e mi parve che il suo sguardo fosse troppo ricco di interesse nei miei confronti. Gli occhi parevano un'arma che usava per sedurre. E sembrava proprio che si accingesse a fare quello. Abbassai lo sguardo pentendomi di essere lì e sperando che presto suonassero alla porta gli altri invitati.

-Sì... adoro scrivere... -dissi non preoccupandomi di aggiungere altri dettagli.

-Mi piacerebbe leggere qualcosa di tuo. Hai pubblicato qualche tua opera?

-No. Scrivo solo per il gusto di farlo. Fino ad ora il libro che sto scrivendo, lo ha letto solo Agatha.

-Sai che conosco qualcuno nel campo dell'editoria? Se ti fa piacere possiamo far esaminare i tuoi testi e vedere se sono idonei per essere pubblicati.

Quella proposta mi fece scintillare gli occhi. Tentando di contenere l'emozione, permisi solo ad un sorriso che mutasse i miei lineamenti, svelando la mia gioia.

-Davvero?

-Perché no?

-Grazie. Solo che non so se sono all'altezza.

-Oh, non preoccuparti per questo. Ci sono un sacco di esperti nell'editing che sanno fare il loro lavoro.

-Che posso dirti...? Ti ringrazio!

-No, non devi ringraziarmi... Però... -si avvicinò come se volesse sussurrarmi qualcosa. Indietreggiai con la stessa lentezza con cui si faceva sempre più vicino. - ...Insomma... se proprio ci tieni...

Lo guardai di sbiego. Cosa poteva volere?

-Potresti... non so, potresti...

Continuai a fissarlo con lo sguardo aggrottato finché mi partì un colpo maldestro mentre tentavo di spostarmi il più possibile lontano da lui. Il bicchiere mi si capovolse all'istante rovesciandone il contenuto. La bibita inondò tutto quello su cui si era riversata.

CRIMINI... 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora