15. Fine...?

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Nathan mi afferrò per i polsi e stringendoli in modo assurdo, mi premette contro la parete ghiacciata. Non era il ragazzo che conoscevo io... non era il mio ragazzo. Di fronte a me avevo un'altra persona. Tentavo disperatamente di intravedere nei suoi occhi qualcosa che mi facesse riconoscere quello che io amavo, di cui non potevo fare a meno, che avrei desiderato avere al mio fianco per tutta la vita. Ma non c'era. Nat non c'era più. C'era solo una sua copia spietata e cattiva.

Ero rimasta senza parole, senza lacrime. Fredda, come il muro su cui mi teneva schiacciata.

-Io a quello lo uccido! -esclamò con gli occhi infuocati d'odio. -Uccido prima te e poi lui! -disse, e resse il mio sguardo ancora un po', prima di sentirsi cedere le gambe e lasciarmi, per finire di ginocchia a terra.

Restai incollata alla parete, vicino all'ingresso del retro del Microscoppio, il cuore in gola, le palpebre spalancate. Cosa aveva detto? Erano minacce quelle?

Non ebbi nemmeno il coraggio di guardarlo mentre udivo solo i suoi respiri affannati.

Solo in quel momento, per la prima volta in tutta la mia vita mi resi conto di quanto fossi debole. Non ero in grado di reagire, non sapevo come difendermi. Eppure se avessi aperto bocca, ne avrei trovati di argomenti con cui accusarlo.

Chiusi gli occhi e nello stesso istante sentii che si rialzava e che la sua ombra mi copriva. Sentii il suo corpo stringersi al mio e quelle parole rimbombarmi nelle orecchie.

-Non ce la faccio...

La voce tremula, a tratti più acuta del solito. Sospiri e ancora respiri affannati. Lacrime? Erano lacrime quelle che bagnavano il mio viso, laddove la sua faccia combaciava perfettamente alla mia?
Perché piangeva...

Lo staccai da me e lui me lo permise, non opponendo resistenza ma lasciandosi debolmente dirigere. Mi fissò e la sua era un'espressione spenta e cupa. Gli occhi parvero grigi, rannuvolati come quando sta per scoppiare un acquazzone autunnale. Dov'era l'azzurro?

Un dolore in mezzo al petto.

-No, Nathan... -e scossi la testa liberandomi di quelle parole che dal profondo della mia gola, erano scivolate fuori da sole. -Perché...

Non seppi più che dire. Il suo sguardo parlò senza che ci fosse bisogno di pronunciare altro. Si portò la mano a strofinare quelle perle che avevano inumidito la sua pelle chiara, poi se l'asciugò sulla camicia, noncurante della chiazza lasciata lì. Lo vidi poi caricarsi nuovamente di rabbia. Di follia. Al che portò le mani tese intorno al mio collo e non potei fare a meno di provare paura. Morbosa, palpabile... D'istinto legai le mie intorno alle sue ma notai che non stava stringendo. Non aveva intenzione di farlo.

-Ti amo troppo... non posso farcela.

-Con questo che vuoi dire...? -sibilai e mi sfuggì un singhiozzo, la mia voce poi si fece sempre più alta. -Mi vuoi lasciare...?! Mi vuoi uccidere...?! Sai cosa ti dico?! Fallo! Fallo adesso! Ammazzami!

Nathan tentò di farmi abbassare i toni, coprendomi la bocca con la sua mano. Mi tenne ferma, sussurrandomi di calmarmi.

-Sei impazzita?! -tentò di mantenere il controllo. -Ucciderti...? ma come ti viene in mente!

E dovevo davvero essere pazza, perché iniziai a dargli contro. Le mie mani erano partite da sole. Lo colpivo ovunque capitasse mentre lui, interdetto, tentava di afferrarmi e immobilizzarmi. Ci riuscì dopo una strenua lotta. Quando capii che sarebbe stato inutile cercare di liberarmi, lasciai andare ogni muscolo contratto, ogni nervo irrigidito e mi abbandonai nelle sue braccia strette.

-Vi ho visti... -dissi con le ultime energie rimaste.

-Cosa? Che vuoi dire?

-Ho visto te e Alina... qui al locale... mentre vi scambiavate un bacio... Sì, vi ho visti...

CRIMINI... 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora