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Ottavo giorno. Ottava volta che Lynette aprì l'armadietto. Ottavo bigliettino bianco che scivolò a terra.

"L'amore va bene per quelli che riescono a sopportare il sovraccarico psichico. È come trasportare sulle spalle un bidone pieno di spazzatura oltre un fiume di piscio in piena."

Talvolta mi chiedo se io sia fatto per amare. Insomma non ho un'anima pura, ma corrosa e macchiata da odio e rancore.
Poi guardo te e la tua piccola statura. I tuoi capelli così lunghi e scuri.
Tu mi dai la forza di essere migliore. Di essere migliore per te. Mi fai essere quella persona che ha la forza psichica di trasportare quel famoso bidone pieno di merdate.
Tuo Fletcher.

A Lynette vennero le lacrime agli occhi. Si sentiva amata, amata per davvero. Si sentiva apprezzata, lei, una povera ragazza solitaria e incompresa. Lei anima pura e vuota.

Così strappò un altro pezzo di foglio da un quaderno pescato a caso dal suo armadietto e frugò, di nuovo, nel suo astuccio tirando fuori una penna rossa.

"Permettermi di conoscerti meglio. Ti prego. La curiosità mi consuma. Voglio solo capire chi sei tu: il vero Fletcher. Non il ragazzo che nasconde i bigliettini alla ragazza che ama."
Tua Lynette.

La mora stava imparando ad amare. Amare un qualcuno a lei sconosciuto. Amare come non aveva mai fatto prima.

E questo le piaceva. Le piaceva quella strana sensazione allo stomaco, come se mille farfalle svolazzassero ininterrottamente scombussolandola.

Non avrebbe scambiato il suo Fletcher con nessuno, almeno non in quel momento.

Charles Bukowski's phrases; afi {completa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora