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Ventunesimo giorno. Sedicesima volta che Lynette aprì l'armadietto. Sedicesimo bigliettino bianco che scivolò a terra.

Lynette però non lesse il bigliettino. Aspettò di tornare a casa e di crogiolarsi nella sua solitudine con il suo amore destinato a morire.

"Io, non so se te ne rendi conto che sono folle di te,
Folle del tuo sorriso,
Di ogni tuo singolo muscolo e gesto che compi con esso,
Di ogni tuo scatto di ogni tuo frame,
Di ogni tuo riflesso."

Non posso lasciarti andare. Sono folle di te. Non posso e non voglio. Sono troppo egoista per abbandonarti, piccola mia.
Tuo Fletcher.

Pianse. Pianse così tanto da scatenare la sua furia lanciando tutti i fogli, oggetti, fotografie. Ma i bigliettini rimasero immobili dentro una scatoletta di legno. Non li toccò. Era l'unica cosa che le rimaneva. L'unica via d'uscita.

Notò il caos che si era formato intorno a lei. Quel grande caos che ogni giorno la faceva affogare. Così si affrettò a mettere tutto in ordine come se potesse sperare che, prima o poi, l'ordine sarebbe entrato anche nella sua vita.

Sospirò e si accoccolò tra le coperte fredde e pesanti di quel letto, mentre pensava al suo Fletcher.

Charles Bukowski's phrases; afi {completa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora