~Capitolo 9~

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Mi svegliai e notai la sveglia sul mio comodino. Ero in ritardo, di nuovo. Mi alzai velocemente e mi lavai i denti e la faccia per poi vestirmi con un maglione di colore grigio e dei leggins neri. Presi lo zaino e uscii dalla stanza, dirigendomi velocemente verso la classe. Per mia fortuna il professore non era ancora arrivato e tirai un sospiro di sollievo mentre mi sedetti al solito poato. Evan non c'era. -Cosa starà facendo? Perché non è venuto? -
"Ehm...è occupato questo posto?" Disse timidamente una voce che mi distolse dai miei pensieri. Alzai lo sguardo e notai una ragazza con gli occhi azzurri e capelli un pò corti di castano chiaro. "Siediti pure" le feci un piccolo sorriso e spostai lo zaino per farla passare.
"Sono Anna Montegomery" si sedette. "Sarah Gray" la guardai mentre prese il libro di filosofia" Sei nuova? Non ti ho mai vista..."
Lei annuì solamente e guardò il banco. Per tutta l'ora guardò il banco con sguardo assente senza dire una parola. Finita l'ora prese le sue cose e uscì velocemente dalla classe. "Ma che...?" Non capivo il suo comportamento ma decidetti di ladciar perdere. Mi diressi fuori e qualcuno mi urtò contro da dietro, facendomi cadere. " Oddio! Scusami tanto..." mi alzai e mi girai verso quella voce. Era la stessa ragazza che qualche giorno prima mi chiese una sigaretta. "Ah! Ma tu sei la ragazza che mi diede la sigaretta" mi fece un sorriso enorme "Com'è che ti chiamavi...Sarah, giusto? Scusami tanto per la botta."
"E tu devi essere Miriam, giusto? Non preoccuparti" ricambiai il sorriso e la guardai. "Come mai così di fretta? "
"Oh...ehm...ho delle cose da fare" mormorò , guardamdomi. "Ad ogni modo... ti va di fare un giro? È anche un modo per farmi perdonare"
"Certo ma non avevi delle cose da fare?" Alzai un sopracciglio, continuando a guardarla. "Posso farle anche dopo" fece un piccolo sorriso e iniziò a camminare. "Devi sapere che questa scuola fu costruita da Charles Dixon nel 1870" disse mentre si guardava intorno. "Charles era un importante scienziato ma anche un pò folle. Credeva nell'esistenza dei vampiri e non era l'unico." Sentendo quelle parole mi salì il cuore in gola e pensai subito a Evan. Miriam contonuò "Fondò questa scuola e con essa una congrega di cacciatori chiamata "Croce Nera". Era fondata da più di trenta cacciatori che ogni notte andavano a caccia dei loro nemici. Venivano chiamati "cacciatori della notte" per questo. Ma col passare del tempo il numero diminuì perchè i vampiri divennero più forti e molti cacciatori abbandonarono per paura. Alla fine solo Charles rimase fedele alla congrega ma il giorno dopo lo ritrovarono morto nel suo ufficio. "
"E tu... ci credi ?" Deglutii mentre continuai a gusrdarla. "Certo che no. Probabilmente è solo una stupida leggenda che si sono inventati." Disse, guardando a terra. C'era qualcosa nel suo sguardo che mi fece capire che non mi stava dicendo la verità. "Wright" chiamò una voce e notai un uomo in fondo al corridoio che la guardava. Era alto e indossava una camicia nera con una cravatta rossa. "Devo andare" lei si girò verso di me e mi fece un piccolo sorriso. "Lasciami il tuo numero" mi diede il suo telefono e le lascia il numero. "Chi è quello?" Dissi, riferendomi all'uomo che continuava a guardarla."Scusa ma devo andare. Ci sentiamo dopo" e detto questo si allontanò velocemente.

Erano le dieci di sera e mi trovavo in camera mia, cercando di capire qualcosa di fisica. Dopo aver passato un'ora su quel libro decisi di chiudere. Posai il libro sulla scrivania e qualcuno busso alla mia porta. "Sono Miriam. Posso entrare?"disse la voce della ragazza. Aprii la porta "Entra pure" mi spostai per farla passare "Che ci fai qui a quest'ora?"
"Un mio amico fa una festa questa sera e posso portare un'amica quindi..." mi fece un sorrisino per poi andare verso il mio armadio "Come scusa? Io non ci voglio venire!" protestai e la guardai mentre frugava nel mio armadio. Sbuffò "Ma hai solo felpe e maglioni quo dentro? Andiamo in camera mia" mi prese per un polso e mi portò fuori. "Ma io non voglio" piagnucolai "Non conosco nessuno e non mi piacciono le feste piene di alcolizzati e pervertiti." Lei scoppiò a ridere "Tranquilla" aprì la porta della sua camera e mi fece entrare. "Se sei con me nessuno ti toccherà"
"Che cosa vuoi dire con questo?" La guardai confusa non capendo. "Meglio che ci muoviamo perché siamo in ritardo" andò verso il suo armadio e prese un vestito nero un pò corto per poi girarsi verso di me. "Mettiti questo" presi il vestito e lo guardai attentamente. "Io non me lo metto"
"Ascoltami e muoviti" andò verso il bagno e prese l'arriccia capelli.

Dopo un pocho minuti ero già pronta. "Perfetto" disse Miriam mentre mi sorrise "Guardati" mi portò in bagno e mi guardai allo specchio. Il vestito nero mi arrivava fino a metà coscia, i miei capelli biondi erano ondulati e sulle labbra avevo un rossetto di colore rosso sangue. "Wow..." mormorai mentre mi guardai allo specchio. "E ora questi" prese dei tacchi bianchi e me li diede "Vai a metterteli in camera. Io ci metterò subito a prepararmi." Annuii e presi i tacchi per poi andare in camera.

Dopo che Miriam fu pronta uscimmo dalla stanza. Indissava un top rosso, dei pantaloncini a vita alta di pelle nera, tacchi di diciotto centimetri e aveva reso i suoi capelli lisci. Uscimmo dal college e ci dirigemmo verso l'auto di Miriam. Mise in moto e dopo pochi minuti arrivammo in un edificio. Scesi e guardai attentamente. Aveva tre piani e la struttura era molto vecchia, rovinata dal tempo. "Entriamo" disse Miriam e entrò seguita da me. C'ara la musica a tutto volume e l'odore di alcool invase subito le mie narici. "Seguimi" disse ad alta voce per sovrastare il volume della musica. Si fece spazio tra la gente e io la seguì. Mi guardai intorno per poi bloccarmi. Notai Evan seduto ad un tavolo insieme a quattro ragazzi. Mi si mozzò il fiato quando lo vidi. Indossava una camicia grigia e dei pantaloni neri. Alcuni ricci gli ricadevano sulla fronte e la luce lo faceva sembrare più pallido del solito. Si guardava intorno non prestando molta attenzione a quello che dicevano i suoi compagni. Continuai a guardarlo, incapace di muovermi. Qualcuno aprì le grandi porte dell'edificio e tutti si girarono per guardare le due persone che entrarono.

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