Capitolo 1: Come farfalle

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Quando era tornato su Asgard, come prigioniero e figlio abbandonato, Loki aveva immaginato una folla di asgardiani urlanti che acclamavano Thor e beffeggiavano lui.

Non era accaduto. Non c'era stata nessuna folla, nessuna parola di scherno per il dio degli inganni. In effetti, non c'era stato proprio nulla, nemmeno Heimdall pronto a ricordargli i suoi fallimenti.

L'idea di essere ignorato a quel modo lo faceva infuriare e sembrò un ringhio il verso che fuoriuscì dalla museruola che Thor gli aveva infilato.

In risposta suo fratello aveva sospirato e lo aveva condotto nel cuore di Asgard, assicurandosi che nessun soldato o civile si accorgesse di loro.

Erano giunti di notte e sembravano muoversi nella notte come ladri, non come i figli di un re.

Loki si era fermato bruscamente, quando davanti a lui i battenti dorati del palazzo di Odino si erano aperti in un tacito invito a proseguire. Thor lo aveva spronato a proseguire e lui gli aveva lanciato uno sguardo carico di odio.

La sua mente non aveva smesso un istante di pensare alla giusta vendetta che avrebbe rivolto a tutti i suoi nemici; quelli su Midgard e quelli su Asgard.

Oh, sì, Loki non aveva dubbi sul fatto che si sarebbe vendicato di coloro che lo avevano sfidato.

E poi, un pensiero più spiacevole lo aveva colpito come un fulmine.

Thanos.

Si era ritrovato a stringere i pugni per evitare di rivelare un tremito inopportuno alle mani. Le parole che l'Altro gli aveva rivolto in merito a una sua disfatta erano aghi che si conficcavano nei suoi pensieri, togliendogli la giusta lucidità.

Se fallirai... Se il Tesseract non ci verrà consegnato... Non esisteranno regni, o lune deserte, né crepacci dove lui non verrà a trovarti. Pensi di conoscere il dolore? Lui ti farà capire quanto quel dolore sia niente!

Ma ora, Loki non aveva tempo di pensare al suo vecchio alleato, questioni ben più importanti richiamavano la sua attenzione.




La porta della sala del trono si apre, rivelando le figure di Frigga e Odino in piedi l'una accanto all'altro.

Quella vista lo infastidisce, ma la sensazione passa in fretta quando le braccia di sua madre lo stringono in un abbraccio... materno.

Loki odia la debolezza con cui si è abbandonato a quel tepore tanto familiare e si maledice per essersi mostrato tanto patetico di fronte allo sguardo attento del Padre degli dei.

"Loki..." il sorriso che gli rivolge sua madre è triste, ma c'è sollievo nel modo in cui pronuncia il suo nome. "Sei vivo" mormora, quasi incredula di fronte a quella verità.

Loki si accorge in ritardo della vicinanza di Thor e dell'eccessiva premura con cui gli scioglie i legacci di quella fastidiosa museruola.

Pensa che non ci sarebbe stata vetta o abisso che il suo rancore per Thor non avrebbe potuto raggiungere. Thor il figlio prediletto, Thor l'eroe di Midgard, Thor l'orgoglio di Asgard... Avrebbe potuto continuare all'infinito nell'elencare i meriti affibbiati al dio del tuono.

"Sarai condotto nelle prigioni, Loki, e sarai privato dei tuoi poteri" interviene Odino, con la voce stanca. "Questi bracciali forgiati dai nani..." prosegue, alzando gli oggetti in questione "...Sopprimeranno il tuo Seiðr. Solo qualcuno che possiede sangue di Asgard potrà liberarti da questa... costrizione, ma visto i tuoi trascorsi, quale asgardiano potrebbe sopportare su di sé il peso della tua liberazione?"

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