Sono trascorsi due giorni da quando Loki ha potuto parlare con Freya. Stanno marciando verso Jotunna, la capitale di quel mondo, e vento e ghiaccio non hanno dato tregua a nessuno durante quel viaggio.
Vanadis è nelle mani di Khol. Lo Jotun l'ha raccolta dalla grotta del nano, credendolo un cimelio rubato da Thrain a qualche cadavere, e ogni volta che estrae l'arma dal fodero rimane ad ammirarne le incisioni per minuti che a Loki sembrano ore.
Il dio degli inganni vorrebbe ridere del suo destino. Dai bracciali nanici è passato alla prigionia nelle mani degli Jotun.
Su Jotunheim è difficile capire la sottile differenza che c'è tra la notte e il giorno. Eppure, Loki è certo di averla compresa. Quando scende la notte e cala un'oscurità appena più scura del giorno, il vento si placa e per un breve istante si possono vedere una manciata di stelle.
È a quel punto che gli Jotun, come nei giorni precedenti e in quel preciso istante, si fermano. Non rivolgono il minimo sguardo in cielo, ma slegano le loro provviste e coperte dalla groppa dei Ghoul. Poi liberano anche gli animali e Loki rimane a fissarli fino a quando scompaiono all'orizzonte in cerca di qualche preda.
Quella notte hanno trovato riparo dietro a due lastre di ghiaccio sovrapposte che creano una sorta di tetto e li proteggono dalle tempeste.
Loki stringe i pugni, mentre osserva Khol trascinare a peso morto Freya sulla neve. Quei due giorni di marcia forzata l'hanno stremata e non ha idea di quanto lei possa resistere ancora. Ha bisogno di cure per la schiena e...
Il dio degli inganni non riesce a sopportare il modo in cui Khol le sfiora la pelle o le accarezza i capelli quando lei è troppo stanca per allontanare la testa.
Tutti gli asgardiani conoscono le storie di ciò che hanno fatto gli Jotun alle valchirie durante l'ultima guerra e di come le guerriere, poi, si siano tolte la vita. Loki non riesce nemmeno a concepire l'idea di Freya che...
Scuote la testa, affondando le mani nel suolo ghiacciato, ma nemmeno il pensiero della vendetta su Odino riesce a distogliergli l'attenzione da quel punto fisso.
"Fragile e debole. Credevo sarebbe morta" esordisce Khol, mentre getta Freya al suo fianco. "Una schiava docile: non si è mai lamentata."
Lo Jotun se ne va con un ghigno sprezzante e Loki si affretta a raggiungere la guerriera. È rannicchiata su se stessa, il vestito della festa è ormai uno straccio sporco di sangue, e ha un taglio sulle labbra screpolate dal freddo.
"Cosa ti hanno fatto?" sibila Loki, sobbalzando quando fa per sfiorarla e nota la differenza della loro pelle. Non si abituerà mai alla sua natura di gigante di ghiaccio e non vuole toccarla con quell'aspetto mostruoso.
"Niente" sussurra Freya, voltandosi appena. "Non permetterei loro di toccarmi."
"Li ucciderò uno alla volta" le promette con rabbia.
Lei si avvicina, appoggiando la testa alla sua spalla e Loki ne è così sorpreso che si irrigidisce. Gli Jotun non stanno facendo caso a loro, troppo presi nel consumare il loro pasto frugale.
"Posso provare a guarirti la schiena" le propone. "Non sono mai stato bravo nelle arti curative, ma-"
Freya lo interrompe stringendogli la mano. "Gli Jotun conoscono a malapena le basi del Seiðr. Possono eseguire solo incantesimi semplici. Non devono sospettare, Loki."
"Mi stai chiedendo di assistere al tuo tormento."
"La sofferenza... fortifica."
"Oppure uccide" le fa notare con rabbia. Non vuole immaginare cosa le abbia fatto Víli per renderla così ostinata. "Ti senti in colpa per essere sopravvissuta?"
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Cicatrici |COMPLETA|
FanfictionFreya è un'arma, una guerriera creata e plasmata per conquistare Asgard. Il suo destino sembra tracciato, ma il fato prende una piega diversa la notte in cui i suoi genitori vengono uccisi. Sfuggita alla morte, viene accolta da Odino e cresciuta i...