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Sono ancora sconvolta da tutto l'accaduto.
Non avevo mai sentito parlare di rapine, o vittime. Mai sentito di spari in città. Eppure ieri mi sono trovata  in una situazione del genere. Mi domando come si faccia a sparare gente a caso, senza un motivo apparente. Insomma che motivo c'è di ucciderci tra noi?

Poi d'un tratto mi ritornano le immagini del volto coperto, di quella persona misteriosa. Rimbombano nella mia mente le sue ultime parole pronunciate prima di andarsene. "Non viviamo nello stesso mondo".
Domande. Tante domande. Le accantono in un angolo della mente, adesso è meglio pensare ad altro. Dare priorità a tutto ciò che ho trascurato. Pensare alla scuola, se sarò ancora viva dopo l'incontro con mio fratello.
Ho tanto a cui pensare, quindi un bel respiro e si parte con un semi sorriso stampato sulle labbra.

Cerco di scacciare la nebbia dai miei pensieri, quando entra il medico dentro la stanza. Ha in mano i fogli delle mie analisi. Guarda attentamente in silenzio quelle scritte. Poi alza la testa. " Signorina Lambert. Salve sono il dottore che l'ha seguita durante la permanenza qui nel nostro ospedale. Allora le sue condizioni erano gravissime. Ma siamo riusciti ad intervenire. Se lei sta ancora respirando aria terrena, è solo merito al ragazzo che l'ha portata qui. Se avesse tardato a portarvi adesso non staremmo parlando. Per il resto l'intervento è stato un successo e i suoi valori stanno tornando normali. Ha avuto una ripresa veloce. Oggi potrà essere dimessa dall'ospedale quindi quando se la sente venga a firmare le carte ed è libera." Diceva il dottore.
Poi se ne andò. Lasciandomi sola.

Chi era quel misterioso ragazzo. Avrei voluto ringraziarlo, infondo era grazie a lui se ero viva. Aveva detto che apparteniamo a mondi diversi ma non riuscivo a capire cosa volesse intendere. Tante troppe domande.

Inominciai ad inspirare ed espirare rumorosamente, con intervalli regolari. Chiusi gli occhi per poter riprendermi.
Cercavo di riordinare tutto nella mia mente.
Mi chiedevo continuamente se ero pronta a tornare li fuori, che domande. Era ovvio che non lo ero, ma sapevo che mi sarei dovuta alzare ed affrontare tutto. Presi un ultimo respiro e mi alzai.
La gamba fasciata faceva male, ma non esageratamente. Lentamente scesi dal letto e incominciai ad incamminarmi nel corridoio. Presi l'ascensore, mi trovavo al decimo piano e sarei dovuta scendere al piano terra. L'ascensore si fermava ad ogni piano, e ad ogni sua fermata c'erano persone che uscivano ed entravano.
Scendere i dieci piani durò più di quanto pensassi. Quando il segnale acustico, informò che eravamo arrivati a piano terra,la gente come spinta da forze misteriose, venne schiacciata verso l'entrata. Per un momento venivo spinta da una parte all'altra finche la mia visuale non venne coperta dal nero. Mi mi accorsi di essere andata a sbattere a qualcuno.
Mi trovavo seduta a terra, alzai gli occhi al celo per vedere a chi fosse la persona a cui sono andata a dosso, e poi per scusarmi.
Le parole mi rimasero bloccate in gola.
L'uomo misterioso stava qui davanti a me. Non feci in tempo a collegare tutto, o semplicemente a formulare una stupida frase, che lo vidi allontanare a passo deciso.
Le altre persone: feriti, anziani, semplici amici oppure donne in dolce attesa; continuavano a camminare senza nemmeno accorgersi che ero caduta. Oppure senza accorgersi di quel ragazzo misterioso.
Tentai di alzarmi, per raggiungerlo ma fu tutto un fallimento. Appena misi il peso sulla gamba ferita, questa incominciò a tremare e a farmi perdere l'equilibrio. Mi preparai nuovamente all'impatto con il pavimento freddo. Aspettai ma non arrivo, quando mi accorsi che due mani mi reggevano poco sopra la mia vita. Apri gli occhi e puntai il mio sguardo in alto. Rimasi a fissare i suoi occhi verdi. Quegli occhi, quel viso dai lineamenti tanto semplice ma perfetti, e poi quei capelli biondo scuro avevano un non so che di famigliare. Rimasi a guardarlo cercando di associarlo a qualcosa. Fui interrotta dal mio intento dalla sua voce "Va tutto bene?" Mi chiese. Persino la sua voce mi tornava famigliare. Annui leggermente, poi senti lui che cercava di rimettermi in piedi.
Questa volta riuscì ad acquistare equilibrio, anche se non era ben saldo. Lui notò la mia difficoltà nel stare in piedi, così mi propose di accompagnarmi a casa, io accettai così dopo aver firmato le carte ci avviammo lentamente.
Stiamo camminando da un bel po', e ancora nessuno dei due a proferito parola. Camminiamo in un silenzio sporcato solo dal rumore dei nostri passi. Incominciai ad intravedere casa mia. Ruppi il silenzio dicendo che eravamo quasi arrivati, così indicai la casa. Lui annui silenziosamente e ritorno a guardare dritto. Era una situazione strana, ma in fondo non avevamo molto su cui parlare visto che eravamo due perfetti sconosciuti.
Ci trovavamo difronte casa mia. Ci guardammo per un po'. Poi ruppi il silenzio:
"Grazie per avermi accompagnata, e scusa se ti ho fatto perdere tempo" dissi.
"Non ti preoccupare, è stato un piacere." Disse lui facendomi un caloroso sorriso.
Risposi anche io sorridendo, poi per qualche secondo calò nuovamente il silenzio.
"Comunque piacere, il mio nome e Zack Milton" incomincio a dire lui porgendomi la mano.
Io la strinsi e mi presentai anche io "È un piacere conoscerti, io mi chiamo Jessie Lambert".
Quando pronunciai il mio nome lui come se qualcosa lo avesse svegliato, alzo lo sguardo e lo fisso nel mio. Rimassimo per un po' così, continuavo a sostenere il suo sguardo senza sapere cosa fare o dire. Dopo un po' distolsi gli occhi dai suoi, "Devo entrare" dissi.
Lui annui e disse:"Ci si vede allora".
Ci salutammo, poi io entrai in casa. Chiusi gli occhi presi un respiro e mi preparai per il peggio. Ma questo non arrivò, incominciai a chiamare mio fratello per la casa ma non rispondeva. Doveva essere uscito, così quindi avevo ancora un po' di tempo di vita.
Mi andai a stendere un po' nel letto ed incominciai a disegnare. Era una mia passione. Ma alcune volte anche una fuga dal mondo, o un modo per schiarirmi i pensieri.
Così mi persi in quel mondo fantastico che veniva creato ed esposto su tele da me.

Occhi freddiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora