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Mistero. Mistero i suoi occhi, mistero il suo tenero viso, mistero la sua voce. Provo a simulare ipotesi, su quel volto talmente estraneo quanto conosciuto. Penso a vuoto, visto che non riesco a concludere niente.
-"Cosa ci fai qui, sola per questi corridoi?"
-"Ehm niente, stavo solo cercando di andare in presidenza, sai oggi è il mio primo giorno"
Vedo Zack riflettere sulle mie parole, poi mi fissa come se guardandomi potesse capire meglio. -"Ti accompagno io allora, anche io sono al primo anno, infondo devo vedere anche io delle cose"
" Ehm ... Okay" pronunciai il tutto con una vena incerta nella voce.
" Hai un qualcosa di famigliare... Sara un'impressione mia ....però non so è strano"
Pronunciò questo forse senza rendersene conto, perciò non risposi, forse anche perché non avrei saputo come.
" ti fidi di me ?" Girandosi un po' intorno e dopo aver pensato un po' mi rivolge questa domanda.
A quelle semplici parole mi bloccai, ti fidi di me , io non mi ero mai fidata di nessuno, nessuno che ricordi, avevo sempre paura. Avevo sempre cercato di dipendere solamente da me stessa. Succedeva a volte, di non avere fiducia nella mia famiglia, in mio padre che per me rappresentava tutto. Perché allora avrei dovuto fidarmi di sconosciuti? Perché infondo una persona rimarrà sempre sconosciuta, impossibile conoscere veramente qualcuno.
Rimanevo in silenzio, perché in realtà non sapevo cosa dire. Fidarmi di lui. Perché? Non sapevo nemmeno chi fosse, certo mi era famigliare, ma non era un buon pretesto per poter concedere la mia fiducia. Eppure c'era quella parte di me che mi continuava a dire che per certi versi lo conoscessi meglio di quanto abbia mai conosciuto qualcuno.
Imbarazzata dal tempo che ho fatto passare senza dare risposta, abbassai il capo annuendo lievemente. 
Mi afferrò una mano ed incominciò a correre per il lungo corridoio.... Rideva e mi trascinava con se. Confusa continuavo a seguirlo. Poi si fermò di colpo. Lo fissavo interrogativa, mentre cercavo di far entrare aria nei polmoni.
" Ci conosciamo da poco, non so chi tu sia e tu non sai niente di me. Potrei essere il male o tu potresti esserlo. Sei una ragazza non facile da capire da fuori, mi incuriosisce il tuo fare, ma allo stesso tempo mi impauriscono i tuoi occhi. Tanta sofferenza riesco a vedere, ma non a capire fino a che punto perché c'è qualcosa che non mi permette di leggere. Sembri chiusa in gabbia. Forse sei impaurita. Conosco parte del tuo sguardo perché era anche il mio qualche tempo fa.... Ora guarda ti ho portato qui per farti sentire libera, so che adesso tu reputerai tutto strano e non ti do torto perché anche io penso lo sia. Ma guarda intorno a te e cerca di trovarmi qualcosa di non folle. Difficile, il normale non esiste è solo abitudine chiamata con un'altra parola" conclude tutto così, con un sorriso timido e rassicurante.
Solo ora mi guardo intorno, e come se volassi. Sono sospesa su una struttura di vetro, riesco a vedere tutto sotto i miei piedi, mi sento padrona di tutto, forte. Chiudo gli occhi e mi immagino di innalzarmi in volo.
Poi vengo riportata alla normalità da una fitta quasi impercettibile, alla schiena. Mi guardo un ultima volta intorno e poi ritorno con l'attenzione su Zack.
Lo ringrazio con voce flebile, dopo qualche minuto imbarazzante, ritorniamo sui nostri passi per poi dirigerci in presidenza.

Stavamo comminando per il corridoio, indirizzati verso la presidenza. Silenzio,interrotto solo dai nostri passi. Era imbarazzante, in aria volavano parole non dette,non pronunciate solo perché forse reputate stupide o inopportune. 
Alla fine Zack si fece coraggio per entrambi :"Allora, quindi oggi è il tuo primo giorno?Se ti fa piacere posso chiedere di farti mettere in classe mia"
"Ne sarei contenta, almeno conoscerò qualcuno, in questo inferno" risposi timidamente.
" Ti piace tanto la scuola vedo? " ironizzo, accennando un piccolo sorriso.
"Non odio la scuola"affermai immediatamente, convinta "Ho solo... Paura" aggiunsi,facendo tremare un po' la voce.
Non continuò e chiuse l'argomento, annuendo brevemente con il capo.

Stavo ripensando a cosa era successo. È stato strano a come senza pensarci troppo mi sono in un certo senso fidata di questo ragazzo.
Penso che tutto sia dovuto dall'imbarazzo del momento. Ecco, uno sbaglio che tutti facciamo, ci facciamo prendere dal momento oppure semplicemente per non ritrovarci in situazioni strane, prendiamo decisioni affrettate, che vanno contro ciò che noi solitamente avremmo fatto.
In un certo senso non mi pento di aver dato fiducia, anche se minima, a Zack, perché non so sinceramente, ma ha un qualcosa che mi fa pensare che già lo conosca da tempo.
Ma infondo ho paura, perché alla fine anche se continuo ad andare avanti ho sempre la costante paura che il ponte cadi.... Anche adesso ho paura di Zack, non come solitamente, ma un po' c'è. Questo perché ormai fa parte della mia natura aver paura delle persone.

Mentre continuavo a pensare, non mo accorsi che eravamo arrivati.
Zack prima di aprire la porta, mi fissò come per accertarsi che c'ero veramente. Sorrisi come per incoraggiarlo ad aprire la porta, e così fece.
Un'enorme sala si apriva davanti a noi, che faceva contrasto al corridoio scuro, con un bianco freddo. Tutto impeccabile. Era una sorta di sala d'aspetto. In fondo ad essa una giovane signora, con una postura rigida, e un sorriso che non abbandonava la faccia, attendeva dietro ad un bancone.
Senza pensarci due volte, Zack si avvio verso il bancone, così io indecisa, ma sicura di non voler rimaner sola lo segui.

Occhi freddiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora