III

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Harry si svegliò di soprassalto, disorientato. Era troppo buio quel posto, non era la sua casa a Londra, né quella di Holmes Chapel. Dov'era, allora?

L’improvviso ricordo di uno schiaffo gli fece tornare alla mente tutte le sventure che aveva vissuto il giorno prima, finché non aveva conosciuto quella ragazza. In quel momento mise a fuoco; era il secondo giorno della sua vacanza, e Fabi gli aveva promesso un'uscita.

Dove? Gli aveva promesso che l’avrebbe scelto lui ma, ovviamente, la sera stessa aveva cambiato idea. ‘È una sorpresa di benvenuto’ aveva detto, e Harry si era sinceramente spaventato.

Cercò a tentoni l'iPhone che aveva lasciato lì da qualche parte, e vide che erano già le 9:27. Fece per sbloccarlo ma dopo pochi, gloriosi secondi questo si spense, lasciandolo completamente al buio. Perché, dico, perché si era messo a giocare a FIFAsul cellulare la sera precedente?

Oddio, e se si fossero scordati di lui?

E se l'avessero rinchiuso in quella stanza così oscura?

Andiamo, Harry, secondo te ti hanno abbandonato in uno sgabuzzino? Hai diciannove anni da ben tre settimane e un giorno, cresci!’ si disse.

Ma dove le tirava fuori queste prediche di prima mattina?

Fortuna che non era Niall, o sarebbe già andato nel panico. Si alzò, cercando di distinguere i contorni della porta con la luce che filtrava da fuori. Non essendocene a sufficienza per vedere anche se la strada per arrivarci era libera, dopo neanche un passo inciampò sui pantaloni che aveva gettato casualmente a terra, cadendo in avanti contro uno scaffale.

Per un momento si convinse di star sognando, ma i libri che gli si riversarono sulla testa fecero davvero troppo male per non essere reali. Se Harry pensava di essere giunto al limite dell'imbarazzo, però, si sbagliava di grosso. Infatti, dopo un breve scalpiccio, sentì dei passi e subito dopo si spalancò la porta, rivelando il padre di Fabi sulla soglia.

Il cantante ebbe l'impressione che i libri che lo sovrastavano stessero bruciando da quanto era arrossito; l'uomo lo guardò, soffermandosi prima sui jeans abbandonati a terra, poi sul ragazzo, in boxer e t-shirt, con un nido di quaglie in testa e sovrastato dai libri di fiabe di sua figlia. Arrossì di conseguenza, prima di chiedere: «Ehm.. stai bene?» in italiano. Dalle lezioni della sera precedente che Fabi gli aveva imposto gli sembrò che volesse dire ‘Are you okay?’ perciò annuì, mettendosi a sedere. Perché doveva scappargli la pipì proprio in quel momento?

Guardò verso il padre della ragazza, che annuì a sua volta prima di uscire, ancora imbarazzato. Non potendo comunicare con gli adulti, visto che d’inglese capivano a malapena ‘Hello’, l'unica cosa che poteva fare per chiedere di usare il bagno era svegliare la stessa Fabi. Si avviò verso la sua camera – ormai aveva imparato qual era– e, controllando che nessuno lo vedesse, entrò, chiudendo velocemente la porta. Si girò verso il letto e sorrise. Com'era dolce con l'espressione rilassata tipica del sonno..

No, un momento.

Da quando lui trovava dolci le ragazze addormentate?

Lui non era quel tipo di ragazzo, lui odiava affezionarsi, aveva paura di soffrire. Vero?

Ma quando arrivò davanti al suo letto, si era già dimenticato di qualsiasi sua vecchia abitudine, voleva solo accarezzare le guance. E così fece, avvicinandosi sempre di più.

Mentre stava per sfiorarle il naso con il suo, si fermò. Che cosa doveva fare adesso? Per quanto avesse davvero provato a ragionare, fu l'istinto a portarlo verso le sua labbra. Mancavano quasi due centimetri, quando lei si mosse quasi impercettibilmente.

Lost. Why am I so Harry?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora