James

43 3 2
                                    

Avevo convinto Jimmy a non uscire con Emma. Avevamo avuto unu piccolo diverbio e alla fine avevo dovuto inventarmi una stronzata per farlo cedere. Per il venerdì decidemmo quindi di andare alla festa del nostro amico Blake. Ero quasi sicuro di trovarci lei. Blake aveva una  cotta per l'amica di Emma da anni ormai, ma non sapeva come prenderla. Mel era uno spirito libero e Blake un imbranato con le donne. Arrivai alla festa e inizia a guardarmi intorno, in cerca di lei. Mi accorgevo sempre quando era nei paraggi. Mi si chiudeva lo stomaco ed il mio cuore aumentava i battiti, forse il mio naso avvertiva l'odore prima che i miei occhi potessero vederla. Profumava di bosco e di limpido. Aveva gli occhi verdi come smeraldi, ma non mi guardava mai negli occhi. Mi evitava quando poteva ed io non sapevo più come comportarmi. Non potevo baciarla di nuovo. Dio se avrei voluto farlo! La volta che l'avevo baciata nello sgabuzzino ero incazzato nero. Mi aveva rifiutato. E per di più davanti a tutti. Lucy era venuta da me a dirmi quanto in basso fossi caduto e che se avessi avuto bisogno di sfogarmi lei sarebbe stata disponibile. Non mi piaceva usare le ragazze, ma Lucy era una di quelle che raccoglieva ciò che aveva seminato. Io volevo di più. Volevo una compagna di vita. Una ragazza con cui parlare, confrontarmi, condividere sogni e aspettative. Sapevo di essere giovane ma avevo avuto così tante avventure che mi ero stancato di buttare il mio tempo con ragazze pronte a tutto pur di potersi vantare di essere andate a letto con James Cadden. Non avevo mai fatto l'amore, e questo mi mancava. La vidi entrare con la sua amica. Erano una bella coppia. Il diavolo e l'acqua santa. Come cazzo si era vestita? Le avrebbero ronzato intorno tutti. I discorsi che sentivo su di lei negli spogliatoi erano abbastanza espliciti.  Aveva un vestito nero con scollature e pizzo dappertutto.  Delle gambe scolpite e rese ancora più slanciate da quelle scarpe rosso fuoco. Un sorriso contagioso. Riusciva a farmi sorridere solo guardandola. Prima della bocca le sorridevano gli occhi. I suoi capelli setosi mi facevano venire voglia di infilarci le mani dentro e starci ore a giocare. Certe volte guardandole i capelli durante l'ora di scienze, mi veniva così voglia di sprofondarci che le mani mi pizzicavano e dovevo cercare di distrarmi. Il che capirete con lei vicino era molto difficile. Forse quello di dire ai miei compagni di corso di lasciare il posto accanto al mio libero per Emma, non era stato poi quel colpo di genio che credevo. Avevo pensato che così saremmo entrati più in confidenza. Chissà  magari che avremmo fatto amicizia. Ai ragazzi, che mi prendevano in giro soprattutto dopo che lei aveva rifiutato di uscire con me davanti a tutti, avevo detto che volevo solo portarmela a letto come le altre. Ma non era così. Non con lei

Emma
Mi svegliai la mattina in netto ritardo. Mi struccai alla meglio e mi infilai un paio di jeans ed un maglione oversize. Avrei dovuto essere al vecchio centro per le dieci, così da andare insieme ai miei ragazzi al nuovo, più moderno e più grande. Erano cinque anni ormai che collaboravo al progetto rivolto a bambini con disabilità e problemi di apprendimento. Avevamo creato dei laboratori settimanali che si rinnovavano a seconda di cosa decidevamo con i bambini. Ultimamente ci eravamo dedicati alla creazione di piccole opere d'arte che avevamo rivenduto durante un Fiera di beneficenza, il cui ricavato, sommato a ciò che avevo raccolto grazie alle super conoscenze di mia madre, era servito a comprare il nostro pulmino attrezzato. Al Centro venivano 3 bambini: Kate, di 9 anni, Timothy di 10 anni e il piccolo George di 7. Kate e Timothy avevano difficoltà di apprendimento e anche difficoltà motorie. Si muovevano in carrozzina. L'anno scorso a Natale le avevamo addobbate così che quando si muovessero le ruote suonassero tanti piccoli campanellini. I bambini li avevano voluti tenere fino a Pasqua talmente erano eccitati. George era un bambino con sindrome di Down. Era arrivato al centro quando aveva appena 4anni. Avevamo un rapporto molto particolare. Mi leggeva dentro e riusciva a trasmettermi una calma interiore come nessun'altra persona. Li adoravo. E loro adoravano me. Avevamo lottato per non far chiudere il centro, essendo rimasti pochi bambini però, le spese erano troppo alte per cui eravamo riusciti ad ottenere il trasferimento in una struttura più moderna e più attrezzata, a qualche isolato. Ci era sembrato un giusto compromesso. Salimmo eccitati sul pulmino cantando a squarciagola "We are the Champions" . Appena arrivati aiutai Kate e TImothy a scendere ed entrammo tutti insieme nel nuovo centro. La ragazza all'entrata ci accolse con un sorriso:" tra poco arriverà il ragazzo che si occupa del progetto,il venerdì sera fa baldoria ed il sabato arriva sempre tardi. Vi mostrerà i laboratori e le attrezzature" . Bene. Eccone un altro. Pochi minuti dopo, mentre io e i bambini mangiavamo le super ciambelle super ripiene che avevo preso al bar all'angolo, mi si geló il sangue :" Buon appetito ragazzi. Emma." Oh al diavolo le buone maniere. "Che cacchio sei James? Una specie di stalker?? Ti ritrovo dappertutto, a scuola, in aula di scienze, nello sgabuzzino, alla festa di Blake, ed adesso anche qui!! Ci manca solo che ti incontri in Chiesa la domenica!!" "Non dirmi che vai in Chiesa la domenica faccia d'angelo?" Grrr "beh in realtà no" "Ecco. Perché dopo la performance ballerina di ieri sera, sarei sicuramente venuto a vedere cosa saresti in grado di inscenare a messa non appena partito l'organo". Ero rosso porpora per la rabbia e la vergogna, non feci in tempo a rispondergli, quando mi sentii tirare il maglione :"Memma che cosa vuol dire performance?"

Mi merito teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora