Light 'em up

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Le foglie secche scricchiolavano sotto il peso dei passi di quegli scarponi invernali, talmente scuri da confondersi col nero della notte. Così scuro, così affamato, invisibile nelle notti profonde, di quella creatura si vedeva solo una cosa, una singola cosa, tanto spaventosa quanto intrigante: la maschera blu scuro che copriva il viso del mostro. Buio, triste, ma al contempo così adrenalinico e affamato. Eyeless, così adorava chiamarsi, non si sarebbe fatto mai vincere dalla fame. Non mangiava da quando aveva attaccato quell'uomo nella casa vicino al bosco... Sfornutamente non era riuscito ad ucciderlo, avrebbe potuto partarlo con se e mangiarlo nei giorni a venire. Si continuava a ripetere che, per essere un demone venerato, era davvero uno stupido, ma non riusciva a capacitarsene, nossignore, dava la colpa al suo corpo mortale, al corpo di quel ragazzo morto per dare spazio a lui. Eyeless fermò la sua camminata: aveva sentito qualcosa. Si guardò attorno, annusando l'aria. Una cerva molto paffuta stava mangiando voracemente l'erba vicino ad un albero di sequoia. Da sotto la maschera il demone sorrise: finalmente avrebbe mangiato, e si sarebbe saziato. Si lanciò verso la fiera, facendola scappare. Correvano entrambi, uno per scappare, l'altro per divorare. Ad un certo punto la cerva cambiò strada e il demone la perse di vista. Sbattè la testa ad un albero più volte: si era fatto scappare il suo primo pasto decente che non fossero bacche o quel cibo che mangiavano gli umani che si trovava dentro un sacco con il viso di un cane, quindi, secondo lui, era carne di cane, ma non era buona come si aspettava; per di più non era carne, erano dei cubetti croccantie duri da masticare. Aveva fatto cadere dei pezzi di corteccia dall'albero e li aveva calciati via: aveva già mangiato corteccia, non voleva rivivere l'esperienza. Si fermò di nuovo, aveva sentito ancora qualcosa, e questa volta non era un cervo... Erano risate, risate umane! Eyeless si arrampicò su un albero, e dall'alto vide un falò acceso e tre tende tutte attorno. Sentì una voce femminile dire "Buonanotte"; era il momento giusto per attaccare. Planò giù dall'albero, era sempre un demone dopotutto, e si avvicinò, poi... Un grido nella notte, sangue che sprizzava sulla stoffa della tenda e un paio di luci che si accendevano all'esterno. Erano solo tre persone nel piccolo accampamento, sarebbe stato facile ucciderli tutti. Il demone uscì dalla con un balzo e azzannò una delle persone appena uscite. Ne rimaneva solo una ed era lì, davanti a lui, spaventata, confusa, con quella ciocca di capelli che le ricadeva sul viso, coprendole l'occhio blu come un diamante grezzo; sarebbe stato un peccato se qualcosa le fosse successo, una tela bellezza sarebbe dovuta essere preservata, protetta. Il demone le se piazzò davanti, alzò la maschera, e le fece vedere le labbra schiuse in un sorriso divertito. La ragazza aveva una pistola lancia flare in mano, era carica, pronta a sparare. Eyeless aprì la bocca e la ragzza sparò un flare dritto nel petto. Il demone venne lanciato all'indietro, e il flare diede vita ad un incendio. La ragazza scappò verso la città, verso le luci della salvezza, ma si ritrovò davanti un uomo alto, in giacca nera e cravatta rossa, rossa come il sangue. L'uomo elegante le porse la mano, come per aiutarla. In quel momento Eyeless si riprese e guardò la scena da lontano. Digrignò i denti in un impeto di rabbia e disse, pensando ad alta voce: - Quella è la mia preda, e chiunque tu sia non te la lascerò mai.-. Il demone si diede uno slancio col piede destro e caricò l'uomo alto in mezzo alle fiamme. Cadderò entrambi a terra e in quel momento Eyeless vide che quella creatura era senza un viso: nè occhi, nè naso, nemmeno una bocca per mangiare. Il demone venne preso da dei tentacoli, neri come la pece, e lanciato via. Caricò di nuovo, ma questa volta diede un pugno al mostro che aveva davanti, o almeno credeva di averglielo dato. La creatura era dietro di lui, ora, e lo colpì col braccio sulla schiena, facendolo schiantare a terra. Eyeless ne aveva abbstanza dei giochetti dell'uomo; decise di mettere in gioco anche i suoi di trucchi e, quindi, si alzò in volo, colpendo il mostro senza viso dall'alto. Un graffio profondo sul petto del mostro, non sanguinava, non soffriva. La bestia gli si avventò contro e lo colpì coi tentacoli, affilati come rasoi, facevano soffrire il demone. Eyeless cadde in ginocchio, stremato, e guardò le sue braccia: imbrattate di sangue, ma non era delle sue vittime, era troppo caldo per essere delle persone che aveva ucciso; il sangue era suo, era di una divinità... Ma gli dei non sanguinano, gli dei non sanguinano mai. Il demone cadde ai piedi del mostro pensando che lui non fosse una vera divinità, non era degno di essere chiamato tale, non era degno di essere invocato. Il demone, stranamente, svenì, ma non era lui che si era assopito: era quel ragazzo, così ostinato a combattere contro il controllo ci Cernobog, così tanto convinto di potercela fare, di poter tornare se stesso e di non essere più un burattino nelle mani di un demone che non sapeva neanche cosa fosse ormai.

Hope rides alone ~Eyeless JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora