Hoodie camminava a tentoni per il bosco, non perché fosse buio: dei raggi solari verdastri riuscivano a penetrare nel fitto della boscaglia, fino a dare un'illuminazione soffusa che, in quel momento, peggiorava solo la sua situazione. I suoi occhi erano colmi di lacrime. L'incubo che la bestia senza volto lo stesse inseguendo, le voci nella sua testa che combattevano e gli diceva di tornare indietro, oppure di continuare a scappare, cosicché il sacrificio dell'amico non sarebbe stato vano, e, soprattutto, la morte di Masky, lo stavano facendo impazzire, lo mandavano su tutte le furie, per poi abbatterlo, portandolo sulla soglia dell'apatia. Il silenzio veniva, di tanto in tanto, interrotto da un suo singhiozzo, e poi da un pianto che squarciava la calma del bosco, creando così una cacofonia di animali in fuga, spaventati da quel pianto, che, però, sembrava più un urlo agonizzante, ma la sensazione di tristezza che Hoodie provava non si allontanava troppo dall'agonia che provava il suo cuore dopo aver perso la persona amata, dopo che quella stessa persona, la quale non aveva mai smentito una promessa, non era riuscita a mantenere una promessa molto chiara: "io ti raggiungerò". Aveva il fiatone, sembrava stanco, ma non aveva corso, aveva solo pianto, lacrime amare che gli avevano rigato il volte fino a pochi attimi prima, lacrime che racchiudevano tutte le sue emozioni, lacrime che cadevano sul terreno, disperdendosi. Quell'urlo era la sua rovina, riecheggiava nella sua testa e non gli lasciava scampo; quella promessa non mantenuta lo uccideva, come un coltello bruciato fatto rigirare in una ferita riaperta. Si sentiva la testa girare, e gli veniva voglia di vomitare, ma non sentiva la presenza del mostro dal viso bianco da nessuna parte... Forse era finalmente libero! Forse il sacrificio di Masky non era stato del tutto vano! Forse... Forse aveva ancora speranza di redimersi, di cambiare, di diventare qualcuno di migliore, come avrebbe voluto in passato, dopotutto. Quei dei pensieri di speranza erano l'unica cosa che lo stava mandando avanti, che lo stavano incitando a non piangere più e lo incitavano a correre, a velocizzare quella fuga da una prigionia durata così a lungo. Quando stava per cominciare a correre, quando stava per liberarsi definitivamente per liberarsi da quelle catene, si sentì bloccato, immobilizzato, e cadde in ginocchio, usando le mani per sorreggersi e non sbattere la testa sul terreno. In quel momento una voce riecheggiò nella sua testa, facendolo sobbalzare. Quella voce quasi astrale, echeggiante, quasi cavernosa e profonda, lo facevano sempre rabbrividire. Cercò di alzarsi, ancora preso dal sentimento di speranza che lo pervadeva, ma venne rigettato per terra, con la voce che gli ripeteva incessante: "la speranza è debolezza, ricordatelo; è solo un'effimera sensazione di libertà che schiaccerò io stesso". Hoodie digrignava i denti, stava male, aveva la nausea e... Aveva la nausea, ciò significava che lo Slender non lo stava controllando: lo stava cercando di uccidere col solo potere della sua mente. Hoodie alzò il viso e guardò nel buio del bosco, cercandolo con lo sguardo. Si alzò, benché non fosse stato facile, e si guardo attorno, urlando: -Dove sei?! Fatti vedere, vigliacco!- o ancora: -La leggenda ha paura? Non riesce a tenere sotto controllo un semplice umano?- oppure, anche peggio per il mostro dal viso bianco: -Se hai paura non sei quello di cui tutti hanno paura, non sei più il mostro che tutti temono! Sei solo un vigliacco senza spina dorsale!-. Hoodie girava vorticosamente su se stesso, scrutando ogni angolo di ciò che stava attorno a sé. Era pieno di adrenalina, concentrato, pronto per qualsiasi occasione; il vecchio Hoodie, impacciato ed imbranato, aveva lasciato spazio ad uno nuovo, infuriato e aggressivo, una nuova personalità che scaturiva dalla situazione in cui si trovava. In quel momento un corpo, strappato letteralmente a metà, cadde per terra, di fronte a lui, e lì lo riconobbe: il corpo di Masky, ancora pulsante di vita, ma al contempo così martoriato che la morte sembrava l'unica possibilità di salvezza. A quella vista Hoodie non si scosse, mentre alcune lacrime rigavano il suo volto nascosto dal cappuccio. Dall'ombra del bosco risalì una creatura, il cui volto bianco era ricoperto da varie ferite, riaperte dallo scontro con Masky. Il ragazzo lo guardò un attimo, poi, in puro segno di disprezzo, gli sputò addosso. La bestia non sembrava essersi adirata, sembrava, anzi, colpita dal gesto di Hoodie, che lo fissava con un'espressione quasi assente sul volto. Lo Slender prese il ragazzo per il colletto della felpa, facendogli ricadere il cappuccio all'indietro, per poi sbatterlo violentemente a terra. Hoodie non emise nessun gemito di dolore, solo un suono partì dalle sue labbra: una risata. Una risata di cuore, continua, giocosa, beffarda e, soprattutto, ironica. -Pensi di spaventarmi?- disse Hoodie ridacchiando -Io non ho più paura di te, no, non più.- Il ragazzo si liberò dalla presa, e si alzò dando un pugno in faccia alla creatura. -Dopo quello che ho passato credi ancora che io provi emozioni come la paura? Credi ancora che mi possa spaventare?-. Il mostro dal viso bianco taceva, immobile. -Tu hai ucciso l'unica persona che io abbia mai amato, l'unica persona che mi rendeva felice, quella con cui ho iniziato questo viaggio e con cui l'avrei voluto anche finire.- Hoodie si avvicinava sempre di più al viso del mostro, scandendo il tempo col respiro. -Hai abbattuto le mie speranze per una vita migliore, hai distrutto i miei sogni di libertà e amore. Hai distrutto ciò che io chiamavo "casa", e ucciso coloro che credevo miei amici. Mi hai rovinato e ora pretendi che io abbia paura di te? Se devo dirla tutto mi fai solo pena-. La testa dello Slender era scossa da dei brevi e rapidi movimenti, che lo rendevano debole agli occhi del ragazzo. -Se la speranza è debolezza allora ero e sono debole, ma tu hai definitivamente reciso ciò che amavo... Lo hai ucciso senza ritegno, lo hai trucidato. E' stato ucciso dalla stessa creatura che gli aveva promesso protezione, che gli aveva promesso libertà e amici. Lo hai tradito... No... Ci hai tradito tutti, pugnalati alle spalle e usati come marionette.- Il mostro ascoltava, mentre quei movimenti diventavano sempre più frequenti, quasi irrefrenabili. -Io con te ho chiuso, non mi fai più paura!-. Dopo questa fresa il tono di Hoodie divenne acerbo, e cominciò a chiedere al mostro cosa avrebbe fatto se si fosse arreso lì, lasciandosi uccidere, poiché aveva poco altro per cui vivere; gli chiedeva se, oramai rimasto solo, ne avrebbe cercati altri, attirati dalle vie persuasive di quel mostro, che attirava gli ingenui come falene al fuoco. In quel momento Hoodie lo guardò bene, gli prese il mento tra le dita e gli disse, sottovoce: -Lui è stato il mio primo bacio, il primo per cui ho provato vero amore, la prima persona che non mi ha mai tradito, la prima persona che voleva fuggire come me... La prima e unica persona che amo ed amerò, anche se morta a causa tua.- Il ragazzo si sentiva libero, come se si fosse tolto un enorme peso dallo stomaco. Ci furono dei lunghi attimi di silenzio, in cui il cinguettare ovattato degli uccelli riecheggiava nel bosco, diventando, man mano, sempre più sordo. Alla fine Hoodie parlò con tutta la rabbia che aveva in corpo: -Tu ti credi una divinità, ma sei solo un'anima in pena a cui piace veder soffrire le persone. Sei solo un mostro che distrugge le speranze ed i sogni di chiunque si avvicini a te. Ti credi una creatura onnipotente, ma sei solo un povero stolto che gioca a fare lo schiavista, divertendosi a far soffrire gli altri.- Detto questo lo Slender abbassò il viso, forse colpito nell'orgoglio dalle ultime parole di Hoodie. Fu un lampo. Uno schizzo di sangue cominciò a fiottare dal collo senza testa di Hoodie, mescolandosi col verde dell'erba per terra, creando una tonalità che variava dal rosso al vero, per poi diventare nero mescolandosi anche con la terra. Il mostro, ancora col la bocca spalancata, si mise le mani in testa, per poi urlare in modo disumano dalla rabbia e dall'onta subita. Il bosco fu scosso da quell'urlo mostruoso, e gli alberi attorno a lui caddero senza vita, le cui foglie erano come sparite. Lo Slender si inginocchiò, stanco, affranto e offeso da tutto quello che il ragazzo gli aveva detto. Aveva ragione: lui non era più la leggenda che tutti temevano, lui non era più l'incubo dei boschi... Lui non era più lo Slenderman.
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Hope rides alone ~Eyeless Jack
Hayran KurguUn demone intrappolato nel corpo di un ragazzino che cerca, in tutti i modi, di vivere in un mondo pieno di scompiglio, che non appartiene a lui.