Going in Blind

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Era tutto scuro, buio. Un nero vischioso circondava Jack, confuso e dolorante. Neanche un luce gli si palesava davanti, nemmeno il contorno di qualche oggetto, perfino l'eco della sua voce era assente. Era solo, niente o nessuno a fargli compagnia, a rassicurarlo. Ma se era del tutto solo, come faceva a sentirsi mille occhi puntati addosso? Come faceva a sentirsi così... Osservato? Man mano che passava le ore perso in quel buio solitario, perdeva sempre più il controllo di sé. Girava vorticosamente su se stesso per cercare un modo di uscire da quel luogo, ma niente per quelle che sembravano miglia.  Cominciò a correre urlando, sperando che qualcuno gli rispondesse, ma stava solo sprecando fiato: quel luogo non era altro che un baratro nero, dove niente e nessuno avrebbe mai voluto accedere. Cadde a terra esausto, mentre una lacrima gli scendeva lenta dalla guancia. Quel luogo... Era strano... Era come se fosse completamente diventato cieco, da un momento all'altro. Si bloccò a quel pensiero: lui sapeva dove si trovava in quel momento, quel nero vischioso era familiare, conosciuto. Si mise in piedi e urlò il nome del demone, con una nota di disprezzo e rimprovero. Una risata sembrò muovere le fondamenta stesse di quel luogo, e dei piccoli fuochi viola si accesero tutti intorno a Jack. Una figura mascherata si avvicinò lentamente al cerchio di fuoco. Indossava una felpa nera, sporca e malconcia, piena di grumi di sangue raffermo, e foglie secche; la maschera lasciava scoperta la bocca, aperta in un sorriso di denti affilati e sporchi, incrostati ed ingialliti. La voce del demone rimbombò forte e spettrale, minacciosa, crudele: -Oh, ma bene, guarda un po' chi c'è qui: il mio contenitore.- a questa parola il demone cominciò a ridere senza sosta, come preso da una strana ilarità. Jack continuava a guardarlo con rabbia e disprezzo, mentre uno strano dolore alla testa cominciava a farsi sentire. Chernobogh smise di ridere, ma tornò a sorridere in modo sornione. -Perché quella faccia lunga? Non ti senti bene?- il sorriso si allargò , mentre vedeva il ragazzo cercare di resistere al dolore. -Come vedi non puoi resistermi.- Jack tentò di controbattere, ma non ce la faceva, il dolore era troppo forte e persistente. Il sorriso dal volto del demone sparì: -Pensavi di riuscire a tenermi rinchiuso? Forse, però, non ti eri accorto di una cosa...- la bestia si avvicinò al ragazzo in un lampo, e gli sussurrò con fare canzonatorio: -... ero io che ti lasciavo stare. Perché? Avevo bisogno di riposo, di starmene un po' alla larga da un corpo umano.- sorrise di nuovo e continuò a parlare: -Sono o non sono un dio magnanimo?-. Detto questo riprese a ridere, mentre Jack lo guardava sconvolto... Come  aveva fatto a non pensarci prima? Non era riuscito a resistere nemmeno un secondo alla cerimonia di possessione, non sarebbe mai riuscito a rinchiudere il demone con le sue sole forze. Chernobogh lo guardava, di nuovo sorridente, e gli si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla. -Ma c'è qualcosa che sia io che tu vogliamo: vendetta contro quel mostro-. Jack lo guardò, e quasi sorrise, come se fosse vero, come se quel sentimento di vendetta fosse anche suo. Il demone si leccò le labbra, e gli diede una forte pacca sulla spalla. -So che non è proprio quello che ti aspettavi, una pacca amichevole, ma dobbiamo condividere stesso corpo e mente, quindi perché non collaborare, questa volta? Dopotutto, poco a poco, la vita ti abbandonerebbe comunque, e io prenderei il controllo sul tuo corpo, di nuovo, quindi accetta cosa hai all'interno, e collabora con me, solo questa volta-. Le sue parole erano quasi forvianti, e Jack sorrideva... Aveva una strana voglia... Come se si fosse abituato al piacere di uccidere, come se ora gli piacesse il sangue che usciva dai corpi morti delle vittime uccise dal demone. Alzò lo sguardo e rise di gusto, seguito poi dal demone. Una risata crudele, piena di rabbia e voglia di vendicarsi, una vendetta dolorosa, ma gustosa, un piatto freddo ma dolce. I due smisero di ridere, e Jack, con un sorriso crudele sul volto disse: -Affare fatto-.

Così  detto aprì gli occhi. Era nella stanza di Anaiss, e, si notava dalla luce lunare che filtrava dalla finestra, era notte fonda, più o meno le due. Jack si guardò attorno, e, appeso ad un appendiabiti vide la sua felpa nera, e, all'interno del cappuccio, la maschera blu scuro ricoperta di liquido nero. Il ragazzo si alzò di scatto e indossò sia la felpa che la maschera, poi si batté il pugno sul petto e corse verso la persiana, spalancandola. Sorrise a sentire l'aria fresca colpirgli il viso, ed il fruscio lento dei campi di grano lo rilassava. Si calò giù dalla finestra e corse verso il bosco annusando l'aria, mentre il demone veniva alla luce, acuendogli i sensi. Era il momento di cercare il mostro senza viso e porre fine a quella storia.

Chris non migliorava, e gli antidolorifici cominciavano a scarseggiare. Anaiss aveva cucito la ferita con ago e filo, per poi cauterizzarla con un accendino, ma, mentre la fiamma toccava il filo, la ferita si riaprì di colpo, e, dopo pochi minuti la pelle attorno divenne più scura. La ragazza stava per farsi prendere da un attacco di panico, ma non poteva, non con suo fratello in quelle condizioni. Oltretutto lei era l'unica non assopita in casa, ma per fortuna Jack non aveva contratto nessuna ferita mortale o pericolosa. Anaiss rimase accanto al fratello tutto il tempo, asciugandogli la fronte e cambiando le bende, intrise di acqua ossigenata, ogni trenta minuti, circa. Il fratello dormiva, gemendo di tanto in tanto per il dolore, ma era immerso in un sonno dolce e misterioso, quasi rilassante, non delirante. La ragazza in quel momento era così assorta nei suo pensieri, che nemmeno sentì la finestra aprirsi e Jack correre via verso il bosco, però il suo sesto senso le diceva di guardare fuori dalla finestra della camera del fratello,  e così vide il ragazzo andare a passo spedito verso la boscaglia. Anaiss poggiò la mano sul vetro, che rifletteva i suoi dolci occhi diamantini, e disse tra sé: -In bocca al lupo...-, poi tornò alle cure del fratello. Aveva gli occhi lucidi, e tanto sonno, ma doveva aspettare, non sapeva bene cosa, però, se il risveglio del fratello o il ritorno di Jack. Si sedette a guardare il soffitto  e sospirò debolmente. Quella storia sarebbe finita presto, lo sapeva, doveva solo aspettare. Si guardò attorno, e ripensò a sua nonna, a suo nonno, al fratello, e a Jack, ai tempi in cui erano felici e spensierati. Abbassò la testa e guardò con un sorriso triste una vecchia foto di famiglia. -Questa storia finirà, ma non sarà mai più tutto come prima-. Ed era vero, ma forse c'era ancora speranza di tornare ad una vita "normale". Forse c'era un modo, ma, in quel momento, Anaiss era sicura di una sola cosa: quello era l'ultimo capitolo di un'avventura, ed il primo di una storia.

Hope rides alone ~Eyeless JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora