La battaglia delle bugie

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Hiyoshi era ancora afflitto dal misterioso caso di anemia e morti. Il dottor Blood, ormai sciupato e dimagrito, lavorava notte e giorno. L'autunno piombò in tutto il suo splendore, con i suoi colori caldi. Il villaggio si trasformò in foglie di acero svolazzanti, profumo di zucca per i sentieri, e caminetti accesi. Ma nonostante la sensazione di calore che emanava l'autunno, c'era una pesante tristezza nell'aria. Le morti si erano propagate in tutto il Giappone. I vampiri prosperavano come formiche e la radio parlava di strani attacchi anche in Cina. Lì sembravano credere che si trattasse di vampiri e la situazione si era ribaltata: le città cinesi avevano dato inizio a quello che sembrava un conflitto. "Che cosa ne pensi?", chiese Hannah a Velton. Ancora una volta soli in casa, i due si erano accucciati dinanzi al fuoco del camino. Il salotto pullulava di strane ombre ogni volta che uno di loro azzardava un movimento.

"Sono stato al consiglio reale proprio poche ore fa", rispose egli in un sospiro. "Ma ancora nessuna soluzione. Mai ci saremmo aspettati che le nostre trasfusioni di sangue avrebbero comportato ciò. Ma io ho causato la diffusione dei vampiri e io la fermerò".

Il suo sguardo fissava il fuoco, come a sfidarlo. Erano giorni che non sorrideva più, se ne stava sempre in allerta. Ad Hannah faceva quasi paura ma la profonda devozione che Velton provava per lei, lo induceva a restare sempre calmo quando Hannah era nei paraggi. Quel giorno lei capì che voleva rimanere da solo, così si alzò, rifiutando il calore del fuoco. In un gesto affettuoso gli accarezzò il tatuaggio, ma se ne pentì subito perché non appena l'ebbe sfiorato, il suo cuore mancò di un battito.

"Torno più tardi".

Velton alzò lo sguardo. "Dove vai?". Era una domanda a bruciapelo. Gliela rivolgeva ogni volta che lei doveva o voleva uscire. Era chiaro che il significato nascosto era se intendeva vedere Shin Nittanagi ma Hannah fu sempre abile nel rispondergli.

"Da Vane", rispose tranquillamente.

Fece per andarsene perché di solito la conversazione finiva qui, come da copione, ma lui le domandò "E se lo incontri?".

Voltandosi, Hannah gli rivolse un sorriso rassicurante. "Ho imparato molto dai gatti, sai? Graffio!".

Velton la lasciò andare senza ulteriori indagini. Hannah mise alcuni dolci di zucca fatti da sua madre nel cestino di vimini e si avviò da Vane con la sensazione di essere Cappuccetto Rosso che va dalla nonna. Non le era mai piaciuta questa storiella, aveva sempre preferito Cenerentola; ma conoscendosi si era continuamente detta che mai avrebbe indossato una scarpetta elegante, né tanto meno aveva un principe azzurro. Beh, questo prima di incontrare Velton Drake! Sorrise come una stupidella e si lanciò nel vento. Hiyoshi aveva gli alberi in parte piegati e l'aria era tutto un turbine di rosso, giallo, marrone. La casa di Vane non si trovava molto lontano dal lago che ora si agitava, pronto a diventare una lastra di ghiaccio. Ma da quelle parti sapeva per certo che abitava anche Shin. Forse in quell'adorabile casetta dalle finestre verdi? O in quella con una sedia a dondolo fuori al terrazzo? Dubbiosa, si strinse addosso la mantellina viola e andò a bussare a casa dell'amica. Si sentiva irrequieta mentre aspettava che le aprissero. Non voleva incrociare per nessuna ragione quello sguardo asimmetrico. Eppure, una parte remota di sé, lo desiderava. Una vecchietta con dei bei occhi scuri e candidi boccoli intorno al viso, venne ad aprirle la porta.

"Salve, signora Blacktail", disse Hannah con gentilezza. "Le ho portato dei dolci fatti in casa!".

"Oh, sei gentile, cara".

La nonna la lasciò entrare con un sorriso dolce e Vane piombò giù dalle scale come un proiettile. Ultimamente era sempre preoccupata ma quella volta teneva le guance colorate di rosa. "Ehi, Emily", strillò mentre l'abbracciava. "Ti faccio vedere la mia camera. Ancora non ci credo di non avertela mai mostrata".

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