Dissapori a Tokyo Parte 2

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Se Hannah aveva pensato che Velton era come tutti gli altri, ora ne aveva la certezza. Con l'eccezione, però, della sua specialità. Di uomini come lui, non li avrebbe mai trovati sulla Terra e poteva metterci la mano sul fuoco. Che era una ragazza strana, questo lo sapevano tutti sin da quando era nata. Prima di trasferirsi a Hiyoshi, era costretta a vedere tutte le domeniche una vecchia, grassa zia che le diceva cose del tipo 'Ma come ti vesti? Sembri un'indemoniata' oppure 'Non troverai mai un uomo'. Ebbene, per ripagare la sua stranezza, l'uomo in questione era venuto da un altro pianeta e non ce n'erano di migliori. Sorrise stiracchiandosi le braccia. Vane dormiva stringendo a sé il suo peluche che aveva chiamato 'Shinino'. Yukiko e Mapi dormivano della grossa, i capelli spettinati. Il gatto nero era appollaiato sotto le coperte del suo futon e seppure avesse gli occhi chiusi, le orecchie erano ben dritte. Hannah lo accarezzò. Il pensiero di perderlo era sempre troppo forte. Il micio sbadigliò, poi tornò a ronfare. Decise di lasciarlo riposare: il fardello che aveva sulle spalle era più grande di tutto ciò che un essere umano potesse sopportare. Uscì dal futon e infilò la vestaglia. I corridoi della locanda erano silenziosi ma la Tokyo al di fuori delle mura era fin troppo sveglia. Decise di scendere a colazione; di sicuro Yumi-san era già in piedi e tanto valeva mettere qualcosa nello stomaco. Giunta quasi alla fine del corridoio sentì una voce e qualcuno che diceva 'shh' la fece trasalire. Si nascose dietro un angolo che svoltava in un altro corridoio e attese.

"Se sei stato tu...". Era la voce di Shin. Ad Hannah sarebbero cedute le ginocchia se avesse parlato a lei con quel tono irato. "Giuro che ti vendo a Drake in questo preciso istante".

"Ho detto di no", quasi gridò Miyagata. Le mani di Hannah divennero sudate. "Ho fatto una promessa! Ho perso Naomi per uno che era diventato come me. Vivo a spese del tuo sangue e perdo spesso la ragione. Sono già abbastanza un mostro senza che infranga le promesse".

Ci fu silenzio. "Su cosa me lo giuri?", sussurrò Shin.

"Sull'anima che avevo".

Hannah gemette di dolore e si accasciò lungo la parete. Il rumore attirò i due misteriosi che la raggiunsero in un secondo. Miyagata le porse una mano. Hannah non sapeva se farsi aiutare o rifiutare il suo aiuto. Di colpo ricordò di quando le fece l'occhiolino in classe e capì che da qualche parte lì dentro nel petto, il suo amico esisteva ancora. Gli prese la mano e si lasciò tirare su. "Cos'è successo?", chiese.

"Fumie", rispose Shin in tono grave. "L'abbiamo trovata in bagno. Era già fredda".

Hannah ebbe un capogiro e dovette aggrapparsi a lui. Miyagata percorse un po' di corridoio e aprì la porta del bagno delle donne. Shin e Hannah rimasero in silenzio senza guardarsi. Poi il ragazzo tornò. "Se vuoi la prova che non sono stato io", disse a Shin. "Osservala bene! Non è stato nessuno della mia specie. Non ha buchi da nessuna parte. Nessuno... niente l'ha morsa".

Shin si avviò al bagno. Hannah incespicò ma poi volle seguirlo. Fumie, avvolta nel suo kimono blu, era stesa sul pavimento di legno. Gli occhi aperti, gli occhiali di traverso. Il viso mortalmente pallido disteso in un'espressione dolorosa.

"Forse..." tentò di ipotizzare Hannah. "E' stata colpita dall'anemia che invadeva il villaggio di Hiyoshi prima che arrivasse Velton e desse il via ai vampiri".

"Non è anemica", disse Shin senza preamboli. Si chinò su Fumie e passò una mano sul suo corpo, come una carezza. Ora che era immobile, distesa, senza correre di qua e di là, Hannah notò di quanto fosse in carne rispetto a quando l'aveva conosciuta. "Era incinta".

Miyagata trattenne il fiato.

"Di quattro mesi. Con gravi problemi all'utero", Shin chiuse gli occhi come a captare qualcosa nell'aria. "Il bambino è morto prima di lei. Le ha causato un infezione".

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