Dissapori a Tokyo

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Dicembre arrivò e si inoltrò tra i boschi di Hiyoshi con il suo freddo penetrante. Le lezioni si erano fatte pesanti e insopportabili. Hannah riuscì a strappare una sufficienza in giapponese che stupì prima di tutto la sensei. Per quanto riguardava le altre materie, non aveva mai avuto grossi problemi. Beh, mettendo da parte la matematica e i suoi amati numeri. Se c'era una cosa di cui proprio non capiva nulla, era l'amore. Per fortuna non era una materia scolastica, altrimenti avrebbe avuto l'insufficienza assicurata. Si voltò verso il banco vuoto di Velton durante l'ora di scienze. L'insegnante aveva accennato ai pianeti e al solo nominare 'Venere', Hannah aveva fatto un salto di almeno cinque centimetri dalla sedia. Fortuna che nessuno se ne accorse. Vane aveva portato, molto tempo fa, un biglietto scritto con una calligrafia spinosa e ondeggiante in cui c'era scritto che Velton tornava a casa per salute. La sensei lo aveva dovuto trovare valido, perché non contraccambiò. Di sicuro era stato falsificato perché era impossibile che provenisse dai genitori di Velton ma, comunque, lui mancava da scuola da quasi un mese. E la cosa compiaceva Shin più di qualunque altra al mondo. Hannah sapeva che Velton l'aveva lasciata lì per tenerlo d'occhio ma dopo ciò che era successo in camera del ragazzo, avrebbe volentieri evitato di vederlo per tutta la vita. Le si stringeva lo stomaco ogni volta e si sentiva nauseata, come toccata da mani sudice e infami. Non lo aveva voluto confessare a Vane, per timore di ferirla ulteriormente, ma desiderava che l'amica la smettesse di guardarlo con adorazione ogni qualvolta ne avesse l'occasione. Si spinse verso di lei, approfittando che la sensei era di spalle.

"Dov'è Velton?", le sussurrò all'orecchio. Non resisteva più. L'aveva fatto fin troppo.

"Da qualche parte nello Spazio", le disse Vane, muovendo appena l'angolo della bocca.

Shin prese a fissarle. Hannah voleva chiederle perché e quando sarebbe tornato (perché sarebbe tornato, no?) ma notando lo sguardo di Shin, si limitò a dirle "Ok".

La sensei si schiarì la voce. Sulla lavagna aveva scritto 'vacanze natalizie'. Un coro eccitato si diffuse per la classe, come sempre quando c'era una buona notizia. Quando il chiasso si fu placato, la professoressa si sistemò gli occhialini.

"So quanto siete contenti e non voglio fare la guastafeste ma vi ricordo che le vacanze natalizie servono per studiare. Siete a metà dell'anno scolastico e dovete mettervi in pari".

La classe sbuffò come un solo uomo. Miyagata, ormai distratto, prese a tamburellare con le dita sulla gamba come se suonasse una batteria visibile solo a lui.

"Tuttavia, il club di storia ci ha chiesto un saggio sui musei della capitale. Per tanto..."

Gli studenti si eccitarono di nuovo. Persino Miyagata dimenticò la sua batteria immaginaria per chiedere "Andiamo a Tokyo?" con il viso che brillava di emozioni.

La sensei annuì, senza nascondere un cipiglio soddisfatto. "Ma solo per studiare", dovette urlare. "Musei, solo musei". Ma i ragazzi non l'ascoltavano più. Persino Hannah divenne felice. Tokyo. Finalmente andava a Tokyo. "Partiremo il 23 dicembre e torneremo il due di gennaio", le arrivò la voce della sensei. "Portatemi i permessi firmati dai vostri genitori".

Quando le lezioni finirono, il corso B non si era ancora placato. Tutte le classi strillavano a più non posso, scambiandosi idee e programmi, del tutto dimentichi del saggio di storia da portare a termine. Il corridoio non era mai stato così affollato. Hannah continuava a sorridere mentre, mano nella mano con Vane, si fermava a chiacchierare con tutti. Poi Shin le raggiunse.

"Tokyo, eh? Non vedo l'ora", disse loro.

"Già", rispose Vane, dubbiosa se mostrarsi sognante o distaccata. Lui le mise una mano sotto al mento e le sollevò il viso, facendola arrossire.

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