Prologo

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31 ottobre 2010
Dolcetto o scherzetto impazzava. Vedevi la felicità negli occhi dei bambini che uscivano da scuola quando il sole stava cominciando già a calare, e l'aria fredda entrava nelle ossa. Si chiudeva il maglione con la zip, cercando riparo per le sue mani nelle tasche strette del jeans. Sentivi che nell'aria c'era qualcosa di strano, l'atmosfera frizzante ed elettrica si accompagnava al lento scivolare del sole dietro le montagne e il buio faceva da cornice perfetta per una nottata di paura. Il pomeriggio era ancora lungo ma lui si era già preparato. Una bella serata di divertimento insieme agli amici, quelli stretti, il solito gruppetto di tre persone che si univa alla festa dei più grandi, organizzata da chi ci sapeva fare. Avevano 13 anni ma la voglia di scoprire, di fingere sulla propria età, di vivere una serata magica tra alcool, fumo e divertimenti vari, era troppa. Nessuno sapeva che loro avevano deciso di imbucarsi. Nessuno eccetto loro tre. Brian, Kurt e David. Tre amici diversi legati da un'amicizia quasi spontanea e oramai abitudinaria. Abitano tutti vicini e la conoscenza delle tre famiglie ha consentito loro di crescere insieme. Compagni di vita, amici per la pelle. Inseparabili.
La notte incombe e la festa sta per cominciare. Erano quasi le undici e i tre, a piedi, si apprestano ad arrivare a casa di John, dove la festa ha avuto da poco inizio. Da lontano si sente la musica a palla, le grida di festa, l'aria più libera. Tutti vestiti in maschera. I tre ne avevano una sul volto per non farsi scoprire, perché erano i piccoli. Tutte e tre erano bianche, lavorate bene per ogni foro e ritaglio sul volto. Loro, immersi in un mondo di "grandi", dove tutto era consentito, tutto era un'esagerazione, tutto era più accentuato. Non erano gli invitati ma di mestiere riescono ad entrare in questo mondo nuovo. Era la prima volta per loro, da quando avevano deciso di comune accordo di sperimentare una nuova vita, visto che erano giovani e sprezzanti di ogni pericolo. Quel mondo però era molto diverso da ciò che immaginavano. Nella villa di John c'era di tutto, tutto a stile Halloween. Il dj che suonava, la gente travestita per l'occasione che ballava, chi beveva senza ritegno e chi pomiciava sul divano senza pudore. Le grida di festa, l'aria coinvolgente. E quelle streghe appese al soffitto, le ragnatele che cadevano a picco sui muri, le candele poste sui bordi delle scale, i pipistrelli di carta che giravano e rigiravano su sé stessi. E, immancabile, la zucca, quella famosa di Jack O' Lantern, dal sorriso sdentato e raccapricciante. Ce n'erano un paio all'ingresso, ad accogliere gli ospiti, e altre sui tavoli del buffet. Addirittura in una di esse c'era il punch, ma era un recipiente per fortuna, abilmente disegnato come una zucca malefica. Di alcool, mai toccato fino a quel momento, ce n'era in quantità, e per inserirsi bene nel contesto, bisognava accettare il giro di cicchetti offerto dalla casa. Ma per bere bisognava togliersi la maschera. Ingenuamente Kurt non ci pensa ed essendo lui quello più vivace ed esuberante, si sfila la maschera dalla faccia e manda giù la vodka senza battere colpo. Brian e David lo fermano, dicendogli che non deve più fare un errore del genere. Ma il danno è fatto. Qualcuno, riconoscendo Kurt, avverte il padrone di casa, che non accettando "bambini" alla sua festa per i "grandi" e da "grandi" inizia a cercare Kurt per tutta la casa e nel giardino. Era difficile scovarli. Tra tanta gente, tanti travestimenti e spostamenti su e giù per la villetta, risultava difficile riconoscerli. I tre ignari, ballano, si divertono come matti e nell'esagerazione più totale, dimenticano tutto cominciando a far volare le loro maschere, mandando giù una vodka alla volta. La ricerca è finita: John dopo un bel po' li scopre, come il resto degli invitati, e con fare da presuntuoso, ferito nell'orgoglio, ordina i tre giovani ubriachi di farsi un giro fuori, alla larga da casa sua. La festa è finita. Brian, Kurt e David vengono buttati fuori quando oramai l'orologio segnava l'una. La scusa della solita uscita della notte di Halloween non regge più: i ragazzi devono tornare a casa senza far alcun rumore. È tardi e a piedi, ubriachi, per la prima volta, i tre non capiscono dove stanno andando, non sanno quale via prendere, ridono nonostante siano stati cacciati fuori dalla festa, sono finalmente riusciti nel loro intento, non curandosi delle conseguenze. Lungo la via uomini e donne passavano ogni tanto, qualcuno travestito da zombie, chi da Dracula, chi da mummia, qualcuno era talmente ubriaco da vomitare per strada o nei pressi dei vicoli. In un clima surreale, se si trattasse di un giorno come gli altri, ma normale visto che è la notte di Halloween, Brian, il più contento di tutti, si sente un re. Urla per strada, fa scherzi ai passanti, si diverte a prendere in giro gli amici, si sente cresciuto. Non sa che è solo una sensazione momentanea. Non sa che la mattina dopo tutto torna come prima. Ma non sarà così. Non questa volta. Tutto cambia. Le loro vite, a 13 anni, fanno un salto enorme, diventano "grandi" così come hanno sempre desiderato, più di quanto loro stessi immaginassero. Ma non come credevano. Si sa, Halloween mischia credenze popolari a storie inventate. Ma un fondo di verità, anche la più piccola bugia, ce l'ha sempre.
Nell'euforia generale un urlo straziante si sente provenire da un vicolo buio e che mette i brividi solo a guardarlo. Non c'è più nessuno attorno ai tre ragazzi. Qualcuno che sta scherzando?! Qualcuno che vuole solo giocare?! La curiosità spinge i tre che nella sbornia generale cominciano a correre in direzione del vicolo. Lì non c'è nessuno. I dubbi cominciano ad occupare i pensieri dei ragazzi che a quel punto pensano di aver avuto una semplice illusione. Riprendono il loro cammino verso casa, cammino che viene subito bloccato da un altro urlo straziante. Diverso da quello precedente. Questa volta era l'urlo di una donna, inconfondibile. Ma non si sa da dove provenisse. I ragazzi, non consapevoli di quanto stesse accadendo, cominciano ad ignorare l'accaduto. I passi cominciano ad essere sempre più veloci, l'allegria cede il posto alla stanchezza, la paura comincia ad assalire i tre giovani. Lo spettacolo si fa sempre più raccapricciante. Un altro urlo accompagna i loro passi svelti, un urlo ancora diverso da quelli uditi prima. I tre cominciano a parlare sempre di meno, non riescono ad ignorare la cosa. Ma le parole sono bloccate in gola, gli sguardi sempre più fitti parlano da soli. La scena è di quelle più crude e cruente che dei ragazzini potessero mai vedere: un uomo che all'improvviso, spunta da dietro un muretto divisorio, barcolla per qualche metro e poi cade a terra sanguinante, colpito a morte con un coltello affilato dietro la schiena. I tre immobili, impassibili, guardano la scena più brutta che abbiano mai visto nella loro vita. Kurt e David cominciano a correre, iniziano ad urlare come dei pazzi, la nebbia diventa sempre più fitta come se tutto ciò sia fatto apposta per mettere paura. In un colpo solo i due ragazzi intravedono la casa di Brian, la prima abitazione rispetto alle loro che seguono più in là nello stesso isolato, lungo lo stesso marciapiede. Brian, però, non c'è. I due controllano il telefono, nessuna chiamata. Allora provano a telefonare l'amico, impauriti, evitando di tornare sulla scena del crimine. Brian risponde:

«ragazzi dove siete?»

«siamo sotto casa tua Bri! Tu dove sei? Ti abbiamo perso!»

«io sto a casa mia ragazzi, è tutto apposto!»

La faccia di David cambia colore. Kurt comincia ad urlare a telefono:

«Bri ma ci prendi in giro?! Impossibile che tu sia a casa tua!»

«Vi ho persi correndo e con la nebbia davanti agli occhi ho corso a capofitto fino a casa! Non riesco ancora a crederci!»

Brian rassicura i due amici dicendo che è tornato a casa correndo ma la nebbia fitta probabilmente ha oscurato la vista a tutti. La spiegazione più logica. Ma non per David.
Chiusa la telefonata, David col cuore in gola decide di tornare lì, sul luogo del delitto, e convince anche Kurt che vuole tornare invece al più presto a casa. Lui non capisce però cosa voglia fare David di nuovo lì.

«Pochi passi e lo scoprirai» disse.

La nebbia è sempre fitta ma da lontano s'intravede un corpo steso a terra. Quel corpo è lì. Ma alzando lo sguardo i due intravedono una figura, sbiadita dalla nebbia fitta. Pare un uomo abbastanza grosso, che è immobile vicino al corpo giacente della vittima. Ma questo sconosciuto non guarda l'uomo a terra bensì guarda dritto ai due ragazzi, come se i i suoi occhi guardassero oltre la nebbia. Kurt e David non sanno chi sia quell'individuo, ma sanno che lui li sta fissando da quando sono tornati. Un passo indietro, poi un altro ancora, per evitare guai e qualsiasi altro coinvolgimento. Meglio andare via, sotto gli occhi indiscreti ma perforanti di quell'energumeno, che ha tutta l'aria di non essere di passaggio. È ancora immobile, mentre silenziosi i due ragazzi arretrano, intimoriti. La decisione migliore è scappare di nuovo. Kurt e David tornano a casa sconvolti, sono quasi le due, e una notte di festeggiamenti e di esagerazione che avrebbe segnato la loro definitiva consacrazione da "grandi", una notte che avrebbe dato inizio ad un percorso di crescita sempre più alta, si è trasformata in una nottata pazza di eventi e di paura. Nessuno sapeva spiegare cosa sia realmente successo, e David nel suo letto non fa altro che ripensarci. La loro maturazione, a 13 anni, sembra essere arrivata troppo in fretta. Un qualcosa di enorme pendeva sulle loro teste. In fondo Halloween è questo: divertimento e paura. Mentre la notte è fonda, e i sogni si trasformano in incubi, il giorno dopo non sarebbe stato più lo stesso per quei tre ragazzi partiti col bisogno di sperimentare e di divertirsi, senza pensare alle conseguenze. Le conseguenze da quella notte in poi sarebbero state gravissime e le responsabilità più grandi che mai. Ebbe inizio così, una notte di Halloween del 2010, un percorso fatto di sogni e paure, terrore e piacere, gioie e sofferenze. Ciò che è bello contrapposto a ciò che è brutto, i buoni contro i cattivi. Ma chi sono realmente i buoni e chi invece i cattivi?! Ad Halloween tutto è possibile, ed è lecita ogni supposizione, che sia vera, falsa o inventata, così come pensava David, nella sua nottata di riflessioni, nel suo letto più scomodo che mai.

Ritengo che questo sia il pezzo più importante di tutti. Dove ogni cosa ha inizio. È la parte fondamentale di questo mio primo lavoro e ovviamente presenta lati oscuri e indefiniti tutti da chiarire. A breve si parte, per scoprirli insieme, se il prologo ha attirato la vostra attenzione. Commentate e votate, io sono qui per voi!

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