Profumo alla vaniglia.

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Quando pensai di andare a fare un salto nella fioreria che aveva appena aperto difronte a casa mia. Dopotutto, stavo andando a festeggiare la proposta che Jake aveva fatto a Karen. Jake e io eravamo molto legati dai tempi delle superiori, e nonostante tutte le cose accadute in questi anni che ci avevano cambiato, eravamo rimasti amici come una volta. Feci pochi metri che mi ritrovai davanti al naso una vetrina trasparente che rifletteva il mondo alle mie spalle. Al suo interno vi erano fiori di ogni tipo e di varie tonalità cromatiche. In alto vi era una scritta bianca su una parete color verde sbiadito con su scritto "Florist Evergreen".
Con molta tranquillità feci il mio ingresso nel negozio, ancora ammaliato da tutti quei colori sgargianti a cui mostrai le spalle. Camminai a testa bassa guardando il pavimento in parquet, mentre mi sistemai la camicia azzurrina e pensando a quale tipo di fiori potessero piacere alle coppia.
Azzardai un po', e decisi che avrei acquistato delle ortensie, non conoscendo in pieno i loro gusti. Le ortensie sono dei fiori a forma di palla, costituite a loro volta da delicati fiori singoli i cui colori potevano variare dal bianco, al rosa, al blu. Con le mani tentai di portarmi i boccoli che mi cadevano sulla fronte dietro la nuca, ma il mio tentativo fu vano.
Alzai lo sguardo e rimasi bloccato. Cosa mi succedeva? Avevo posato lo sguardo sulla ragazza che dirigeva il negozio, che mi guardò stranita. "Buongiorno Signore, c'è qualcosa che non va?" mi chiese tentando di capire il mio strano comportamento.
Non le risposi ma continuai a fissarla, con la bocca aperta e gli occhi spalancati. La sua bellezza era disarmante. Dopo qualche secondo mi rivolse un'altra domanda, con sguardo preoccupato. "Si sente bene?"
Era una creatura meravigliosa. Pareva una ninfa. Possedeva degli occhi color marrone scuro che ti scrutavano nel profondo a ogni sguardo. Aveva un bel viso rotondo piuttosto pallido, che le donava un'aria misteriosa e attraente, con un paio di lentiggini quà e là. I suoi capelli, anch'essi color marrone, però meno scuro, a ogni movimento cadevano su quelle esili spalle, come fossero onde che si infrangevano sugli scogli del mare. I suoi occhi erano contornati nella parte superiore da un filo di matita, che la rendeva stupenda, anche se lo sarebbe stata ugualmente senza.
Vidi avvicinarsi a me una figura, per poi subito dopo toccarmi la spalla. "Signore mi sente? Sta bene?". A quel contatto sentii arrivare una leggera scossa, che fece sobbalzare entrambi. Tutti e due cademmo in una leggera risatina. A quel punto ritornai in me. "Oh s-si sto benissimo mi s-scusi se le ho fatto perdere t-tempo" le risposi, alle volte balbettando. "Si figuri. Ha bisogno di qualcosa?". Le risposi "Ah si, avrei bisogno di comprare dei fiori" "Certo, mi segua, le farò vedere tutti i tipi di fiori che abbiamo quà" risposs lei con un sorriso che arrivava da un orecchio all'altro. Aveva un profumo buonissimo di vaniglia. La seguii in un lungo corridoio pieno di finestre enormi, che facevano di quel corridoio un luogo molto illuminato. Finito il tragitto in quel lungo corridoio, la ragazza aprì una porta.
Sbucammo in un'area a cielo aperto, dove si trovavano materiali di ogni tipo.
Entrammo nella serra in cui si tenevano tutti i fiori, dove incontrai nuovamente quei colori sgargianti e variopinti.
"Allora, aveva già pensato a quale tipo di fiori acquistare?" mi chiese mostrandomi ancora un sorriso a trentadue denti.
"Beh, si in realtà avevo pensato a un mazzo di ortensie" risposi velocemente e agitato.
"Certo, di quale colore?" mi chiese con aria professionale. "Se le ha le gradirei blu." feci un sorrisino imbarazzato ancora per l'accaduto di pochi minuti fa. "Certamente. Vada pure alla cassa laggiù, gliele porto in un lampo" rispose con il solito sorriso.
Mi avviai perciò alla cassa, pensieroso. Non era possibile che mi fossi bloccato davanti a lei così di punto in bianco. No, non era possibile.
Sentii un rumore di passi venire verso di me, perciò rubai agitato il portafogli dentro la tasca dei miei jeans.
"Quanto le devo?" risposi in fretta. "£2.50". Presi le monete e gliele diedi, tremando.
"Mi scusi posso chiederle come si chiama?"
No.
Non potevo averlo fatto.
Cosa mi passava per la testa?!
"Mi chiamo Lola, e lei come si chiama?". Notai che alla fine della sua domanda le scappò una piccola risatina, per via dei boccoli che mi cadevano sulla fronte. Tentando di sistemarli indietro risposo imbarazzato "Michael".
"Grazie per essere passato dalla fioreria Michael, vieni, ti riaccompagno all'uscita". Sempre col sorriso, mi accompagnò all'uscita del negozio passando nuovamente da quel corridoio dannatamente accecante. "Arrivederci, ripassi quando vuole!" le risposi un "ciao" con un sorrisone da ebete sul viso.
Mi toccai le guance. Ardevano come un fuoco indomabile. Rimasi fermo perplesso sul marciapiede per qualche minuto, per poi mi incamminarmi sulla via per il ristorante, cercando di togliermi l'immagine di quella splendida creatura di nome Lola, ma invano.

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