Chi può essere a quest'ora?

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Mi tuffai di petto nelle coperte morbide, non badando a quanto fossi fradicio, e mi misi a sognare.
Ero su un ponte. Il sole illuminava le piante splendidamente. I raggi del sole si riflettevano sull'acqua, che luccicava cristallina, delle volte accecandomi le pupille. Davanti a me c'era una ragazza. Era bellissima, bella quanto il paesaggio che ci circondava. Ci guardavamo negli occhi, sorridendo. Aveva degli occhi maestosamente belli, color quercia. Aveva un viso così familiare...
Le nostre dita erano intrecciate perfettamente. Dopo poco i suoi occhi distolsero lo sguardo dai miei, ancora sottomessi al suo incantesimo, e il suo sguardo cadde sulle mie labbra. Si avvicinò, aprendo delicatamente la bocca. Anche io smossi lo sguardo dalle sue iridi penetranti, chiudendo gli occhi dolcemente. Avvicinammo le nostre bocche per poi farle toccare, muovendole ad un ritmo dolce e sensuale, un ritmo tutto nostro. Non avrei mai voluto staccarmi da quelle labbra soffici, ma purtroppo la ragazza non mi lesse nel pensiero, e dopo poco ci staccammo, ritornando con gli occhi semi chiusi alle nostre posizioni originali. Era così bella. È impossibile da descrivere.
Mi svegliai di soprassalto, respirando velocemente. Notai che stavo sudando, e anche parecchio. Cercai di respirare lentamente, ma la fatica è difficile da combattere. Non mi sentivo molto bene. Un brivido mi percorse la spina dorsale, e un sapore disgustovo mi stava invadendo la gola. Corsi in bagno pensando che dovessi rigettare, ma non lo feci. Con grande disgusto ricacciai nello stomaco ciò che stavo per rigurgitare. Feci dei versi in preda alla confusione e mi sciaquai la bocca il meglio possibile. Mi guardai allo speccio. Avevo un paio di borse enormi sotto gli occhi, e la mia pelle aveva assunto un colorito quasi cadaverico, molto pallido. Camminai con molta fatica verso la camera da letto. Mi sedetti sul piumone impregnato di umidità e chiusi per un po' gli occhi, con qualche lamento a causa della mia reazione schifata.
Nella mia mente c'era grande confusione e caos. Cosa aveva provocato quella mia reazione? Perché quel sogno? Chi era quella ragazza? Perchè era lì, perché ci tenevamo per mano? E perché sembravamo così fottutamente felici quando le nostre labbra si toccavano? Scossi la testa in segno di ignoranza. Non sapevo rispondere a quelle domande. Camminai barcollando fino alle scale, mi fermai qualche secondo e le scesi disorientato.
Avevo freddo. Era come se i miei piedi nudi non ci fossero stati. Non li sentivo più. Erano pallidi anch'essi, come la luna nel suo punto più alto. Controllai l'ora. 15:35. Non avevo neanche pranzato. Ero a stomaco vuoto, la pancia mi faceva male. Contando che io ero una frana in cucina e lo sono tuttora, cosa potevo cucinare? Aprii il frigo sperando di trovare qualcosa di buono, o almeno di commestibile. C'erano degli avanzi di lasagna in uno scaffale, li arraffai e li scaldai al microonde. Daltronte era l'unica cosa che sapevo fare.
Aspettai che si scaldasse abbastanza, la portai fuori e la poggiai su un piatto, per poi sedermi sul divano e guardare un po' di televisione.
Mentre mangiavo, qualche mi sporcavo la maglietta, proprio come un bambino. Fuori sarò anche adulto, ma dentro rimanevo con l'anima scherzosa di un bambino. Finii di mangiare, riposi il piatto nel lavello e ritornai sul divano, stanco e pigro.
Dopo una ventina di minuti passati a oziare guardando uno stupido programma televisivo, sentii suonare il campanello. Guardai l'orologio. Erano quasi le cinque. Chi poteva essere a quest'ora? Camminai verso la porta lentamente, e la aprii curioso.
Una ragazza di bassa statura, con dei capelli lunghi e lisci e degli occhi scuri aveva suonato alla mia porta. Era proprio lei? Stavo ancora sognando? Speravo tanto di sì.
Gli occhi si spalancarono e la bocca si aprii leggermente sospirando. Feci un piccolo balzo dalla sorpresa. "Ehm..ciao..disturbo?" chiese timidamente guardando per terra. "C-certo che no e-entra Lola.." dissi quasi convinto. Alzò lo sguardo, sollevata, e appena mi vide le spuntò un sorriso. Mi esaminai imbarazzato e notai un'enorme chiazza di sugo sulla maglietta. Cercai delle scuse. "Entra i-io vado a c-cambiarmi." e corsi veloce verso le scale, quasi inciampando. Frugai tra i cassetti buttando via le magliette che non ritenevo adatte, mi tolsi quella che avevo indosso e mi infilai una maglia rossa. Scesi le scale di nuovo correndo e trovai Lola seduta sul divano con le gambe accavallate e lo sguardo che studiava ogni dettaglio della stanza. Appena notò la mia figura smosse lo sguardo dalle pareti e mi guardò cercando di dire qualcosa con agitazione. "Volevo solo passare a fare un saluto e per parlare un po' ma ora vado, non voglio creare disturbo." disse gesticolando e alzandosi in piedi per dirigigersi verso la porta. Era molto agitata, si notava. "Stai tranquilla, non disturbi affatto, rimani." le risposi dolcemente prendendole le spalle e riportarla sul divano. "Ok...grazie.". Era diventata tutta rossa. Possibile che la facevo agitare così tanto? Le tolsi il cappotto e lo appoggiai sull'attaccapanni. Mi sedetti anche io sul divano accanto a lei.
Entrambi ci studiammo per un po', fremevo al solo sgaurdo. I suoi lineamenti leggermente rotondi le stavano d'incanto, i suoi capelli erano raccolti in una coda alta, e i suoi occhi erano ancora contornati da quella maledetta matita. Perché le donne si mettono quella roba? Le sue labbra sorridenti erano seducenti, e anche troppo. Mi avvicinai per esaminare meglio quelle labbra che tanto volevo. Lola si allontanò dal mio viso. "Ehm..Michael che fai..?" mi chiese confusa.
Volevo troppo quelle labbra sottili. Non le risposi e mi avvicinai ancora. Le nostre bocche erano a pochi centimetri di distanza. Vidi che al mio gesto lei abbassò gli occhi e divenne ancora più rossa. Con la mano le tirai su il mento, costringendola a guardarmi dritto negli occhi. La sua bocca si aprii piano, e lentamente mi venne incontro. Anche lei voleva le mie labbra come io desideravo le sue? Le nostre facce erano ancora più vicine. Lei chiuse gli occhi e avvicinò le sue labbra alle mie, ma io con uno scatto mi tirai indietro. Ma cosa stavo facendo? Stavo cercando di baciarla? Ma cosa mi era passato per la testa? Divenni rosso come un pomodoro. "Scusa." le sussurrai, imbarazzato. "Non fa niente." disse alzandosi e avviandosi verso l'attaccapanni.
Sapevo che non era un "non fa niente", lei ci teneva. Almeno credo.
"Ei m-ma dove vai?" "Creo solo dell'imbarazzo, non vorrei farti diventare viola." disse falsificando un sorriso.
"No n-non ti pr-preoccupare mi succede s-spesso..non è colpa t-tua." dissi alzandomi e fermandola. "Allora finiscila di balbettare e parla come una persona normale." disse ridendo. "Lo farò, a patto che resti qui." le riasposi sicuro. "D'accordo riccio.". Sorrisi, e lei fece altrettanto. Posò lo sgaurdo sul pavimento. Io mi avvicinai. "Che vuoi fare allora?" dissi appoggiando la mia fronte alla sua. "Non saprei..tu che proponi?". Alzò lo sguardo e mi centrò con gli occhi. Non risposi, ma continuai a fissare quelle iridi profonde. Mi staccai dalla sua fronte e mi sedetti sul divano, facendole cenno di accomodarsi. Lei si sedette con eleganza, e appoggiò la testa sulla mia spalla. Così passai quel pomeriggio, splendidamente, fra risate e chiacchierate con lei. Insieme. Potevo sentire il suo profumo su di me.

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