Sapore di lei.

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Stavo per entrare nel negozio, quando mi misi a pensare. Pensai alla situazione in cui mi ero trovato prima. Avevo paura. Paura di quegli occhi marroni, simili a una grande quercia maestosa, che in confronto, io parevo un alberello. Avevo paura che, se l'avessi di nuovo guardata negli occhi, mi sarei bloccato come la prima volta che l'avevo incontrata. In sintesi, avevo paura di rincontrare quegli occhi ammaliatori, che mi avrebbero intrappolato come un canarino in gabbia. Per non parlare delle sue labbra, delle labbra sottili, ma carnose, che quando le faceva muovere, mi faceva impazzire. Quando parlava. Quando rideva. Oh Michael piantala! La conosci appena! Ma a che punto ero arrivato, mi contraddicevo da solo...
Tutto il mio corpo era in tensione. Mi sistemai i boccoli sfuggenti, anche se inutilmente, e spinsi con debolezza e esitanza. "Ciao Lola, rieccomi." dissi con titubanza. "Ei Michael! Ho custodito i tuoi fiori con molto attenzione!" disse in maniera professionale. "Oh ehm g-grazie...volevo sc-scusarmi per il mio com-comportamento di p-prima...s-scusa se t-ti ho dis-disturbato." risposi. Sentii il mio corpo surriscaldarsi immediatamente e le mie mani cominciarono a sudare. "Ma figurati! Tanto non avevo niente da fare!" disse lei facendomi l'occhiolino e mostrandomi un sorriso smagliante. Oh, no...non guardarla, resisti. Impazzivo per quelle labbra...oh Michael! Ma cosa stai dicendo! Distolsi lo sguardo da quelle labbra carnose e voltai il viso verso il pavimento. La testa mi stava scoppiando. Continuavo a espellere piccole lacrime di sudore dalla fronte ininterrottamente. "O-ok. Allora io vado, c-ci si vede." la salutai con un sorriso agitato. Stavo per uscire dalla porta quando una voce mi fermò. "Michael dove stai andando! E i fiori? Li tengo io?" chiese fra una risata e l'altra. Mi voltai imbarazzato con gli occhi spalancati.
Dissi la prima cosa che mi veniva in mente così da non sembrare un idiota imbambolato. "Oh ehm s-si si è un regalo p-per te." falsificai un sorrisino. Lei sorrise, si raccolse i capelli tra le mani e li appoggiò sulla spalla, lasciandoli cadere delicatamente, lasciando l'altra spalla vuota. "Graazie mille, lo terrò fra le cose importanti." disse con voce seducente. "Prego." dissi abbassando gli occhi. Mi incamminai di nuovo verso l'uscita ma venni di nuovo fermato. Mi girai e vidi Lola in punta di piedi. Mi scoccò un bacetto sulla guancia. La sua altezza arrivava alla mia spalla, perciò si aiutò poggiando le sue mani su queste. Si abbassò. "Arrivederci Michael! Passa quando vuoi." mi disse con aria contenta. Oh no. Ero rimasto di nuovo bloccato. Proprio quello che temevo...
Ero rimasto in piedi come un babbeo con un leggero sorrisino scolpito tra le due grance. Una voce mi smosse. "Michael? Uh-uh? Terra chiama Michael?". Mi scostai di scatto, e la guardai. "Oh si ciao Lola!" dissi allegro.
Uscii dalla porta e mi toccai la guancia. Sapeva...sapeva...di lei. Dei suoi sorrisi.
Mi specchiai sulla vetrina che rifletteva la mia figura. Dire che ero bordeaux è dire poco. Ero il frutto di tutta la tensione e l'imbarazzo di poco prima. Mi misi a camminare, e nel frattempo sorridere. Andai a casa e mi stesi sul divano a pensare, accarezzandomi la guancia. Ero felice, finalmente, dopo tanto tempo.

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